Uffici venduti per abitazioni
L'estrema via dell'abusivismo
07 dicembre 2010 — pagina 10 sezione: ROMA
«SE QUALCUNO viene a controllare, dovete solo dire di aver comprato un ufficio». Il tono dell'agente immobiliare è rassicurante e il ritmo quello di chi ripete con convinzione una lezione imparata a memoria.
«Non preoccupatevi - prosegue - nessuno verrà a fare verifiche, e vedrete che tra qualche anno un condono rimetterà le cose a posto».
Siamo a via Petrocelli, Romanina. Alle spalle, gli studios di Cinecittà e di fronte agli occhi i terreni verdi che saranno presto edificati dal costruttore Sergio Scarpellini. È qui che si consuma l'ennesimo abuso del mattone perché un palazzone di 60 appartamenti destinati ad uso ufficio viene commercializzato come edilizia residenziale dalla Progedil 90, una delle agenzie più forti della Capitale. La fila è lenta, si aspetta anche un'ora, gli aspiranti compratori si danno il cambio: è rimasta una sola casa e bisogna fare presto. L'agente è istruito bene e mette subito le carte in tavola: «C'è una cosa che dovete sapere: tutti questi appartamenti sono ad uso ufficio».
Incassa l'espressione di stupore e continua: «Ma restate calmi: questo significa solo che non si può avere la residenza ma il domicilio. Ci sono gli allacci per le utenze e le case sono attrezzate come normali appartamenti». Rimangono da fugare gli ultimi dubbi, allora rilancia: «Non preoccupatevi, non siete gli unici: l'80 per cento di queste abitazioni sono state già vendute a famiglie». Non è tutto, perché dietro al sotterfugio si nasconde l'affare. «Se avete la partita IVA - spiega - potete risparmiare sul prezzo della casa il 20 per cento deducendola dalle tasse. Ad esempio, sull'attico da 80 metri quadri che costa 360mila euro (quello che visitiamo come un normale compratore, ndr), la detrazione arriva a 54mila».
In realtà lo stabile fa parte di un piano di edilizia convenzionata che risale al 1999 e ha trasformato il quartiere in un alveare di palazzi, parte per uffici e parte per residenze, tirati su da una ventina di costruttori coordinati dall'Isveur, un organismo dell'Acer. Il palazzo che visitiamo fa parte di quelli destinati a uffici. Ma i veri padroni oggi sono le agenzie immobiliari, che tappezzano di annunci bar, edicole e pali della luce. Qui Progedil gioca la sua partita cercando di piazzare ai privati 60 appartamenti nati per le imprese a circa 4.500 euro a metro quadrato.
La storia di questa agenzia non inizia oggi: nel 2004 finì nello scandalo di "Coop Casa Lazio", il consorzio che truffò centinaia di persone vendendo sulla carta abitazioni mai consegnate. Negli appunti di Emilio Francesco Falco, l'uomo chiave dell'operazione, si legge di un accordo commerciale per dividersi le zone dove alla Progedil sarebbe spettato Stagni di Ostia e Ponte Galeria, per un valore di 3,5 miliardi di vecchie lire.
La società torna a far parlare di sé nel novembre 2009 e viene citata in un'interrogazione del deputato Elio Lannutti relativa a un piano di edilizia sovvenzionata per 96 alloggi da destinare ai dipendenti dello Stato impegnati nella lotta alla mafia. «Risulta all'interrogante - dichiara Lannutti - che la società costruttrice Iaco srl, tramite la Progedil 90, cominciò a vendere gli appartamenti senza riconoscere il diritto di prelazione ai poliziotti affittuari».
Ma chi c'è dietro quest'agenzia divenuta in pochi anni la prediletta dei grandi costruttori romani? L'amministratore delegato è Anna Roberti, mentre tra gli azionisti figurano Marco e Giuseppe Barile, entrambi però con quote marginali. Da loro si dipana una maglia fittissima di società (Progedil 90 srl, Progedil 90 spa, Progedil Service, Progedil 90 Consulting, Progedil Case), tutti cloni della Progedil 90. La maglia si fa ragnatela, le ramificazioni vanno ben oltre i prati della Romanina, e arrivano fino in Lussemburgo: è nel granducato che si ritrova la quasi totalità delle azioni di Progedil 90 (119.400 su 120.000) all'interno del fondo Kalvin SA, la cassaforte anonima che nasconde il nome del vero proprietario. Chi sarà?