Un giovane diplomato di belle speranze vuole diventare mediatore immobiliare?
Complimenti a lui per la scelta coraggiosa ed audace !
Certamente siamo di fronte ad un giovane intraprendente e laborioso, che non ha voglia di rimanere con le mani in mani, in attesa di un improbabile lavoro statale, ma che vuole costruirsi, giorno dopo giorno, con pazienza, il proprio futuro, senza chiedere nulla a nessuno.
Correttamente il giovane aspirante si informa dell’iter formativo e del modo di ottenere l’abilitazione secondo legge, perché è una persona corretta ed onesta, vuole fare le cose per bene e lavorare nell’ambito della liceità.
Il nostro aspirante agente immobiliare, per diventare un mediatore professionista, secondo la legge n.39 dell’ ’89 e successive modificazioni, si deve armare di pazienza e di buona volontà, si deve iscrivere ad un corso professionale ad hoc, studiare specifici argomenti in materia immobiliare quale diritto civile, fisco, estimo, urbanistica ed edilizia, dare uno “sguardo” alla materia dei finanziamenti bancari, sostenere un primo esame per acquisire il diploma professionalizzante, poi sostenere il vero esame di abilitazione presso a Camera di Commercio, superando prima uno scritto, poi un altro scritto, e se gli esiti sono positivi, sostenere un orale, e, se promosso, il nostro candidato finalmente acquisisce, ipso facto, il titolo di Agente Immobiliare Professionale e guadagna il diritto di iscriversi nel registro pubblico degli Agenti Immobiliari Professionali della Camera di Commercio della propria provincia di residenza.
Grande soddisfazione personale per lui, felicità, appagamento, sensazione di aver svoltato, percezione di avere l’esistenza in mano e il futuro in tasca!
Ma poi? La realtà, l’impatto con la vita lavorativa cosa riserva al nostro giovane mediatore? Intanto, prima di mettersi in proprio, svolge un tirocinio semestrale presso uno studio immobiliare di ottima reputazione. Infine, si butta da solo nel mare aperto e burrascoso del mercato della sua città.
Si renderà subito conto che le materie del corso sono assolutamente insufficienti per poter affrontare la professione in modo efficiente e capirà che certe “materie”, che poi garantiranno il successo nella professione, non sono assolutamente oggetto di studio, che non si apprendono leggendo e sottolineando libri e manuali, sgobbando su tomi e volumi.
Ci sono “materie” anzi qualità, attitudini e talenti che si devono possedere prima, che devono essere innati, che si devono tirare fuori dal di dentro di se stessi al momento opportuno e che, senza di essi, non c’è corso teorico ed esame orale che tenga.
Si fallisce, miseramente si fa fiasco, al di là dell’impegno personale, se l’agente immobiliare non possiede certe specifiche prerogative e peculiarità.
Non tutti possono fare questo mestiere. E' un lavoro difficile e selettivo e mette duramente alla prova, ogni giorno, il carattere dell’agente.
Tutti gli agenti possono fare gli uscieri o i commessi ma pochissimi uscieri o commessi potrebbero fare i mediatori.
Ma, appunto, quali sono queste peculiarità attitudinali delle quali deve essere fornito obbligatoriamente l’agente immobiliare?
La bella presenza?
Una innata eleganza?
La simpatia?
Una notevole resistenza alla fatica fisica?
Ottime capacità dialettiche?
Una specifica capacità comunicativa?
Il carisma della persuasione?
La capacità di mostrare autorità, o almeno, autorevolezza?
Qualità psicologiche oltre la media, con l’abilità di identificarsi con personalità del cliente?
Un’ infinita pazienza?
L’amore sconfinato verso questo lavoro?
Il desiderio di stare sempre in compagna della gente?
La perseveranza di aggiornarsi in continuazione?
Un mix giusto di tutte queste qualità porterebbe a sfiorare la perfezione ma Voi, cari agenti immobiliari di grande esperienza, cosa dite? Come la pensate?
Se dovreste scegliere solo tre di queste qualità in elenco, su quali puntereste con più decisione?
Grazie.
Complimenti a lui per la scelta coraggiosa ed audace !
Certamente siamo di fronte ad un giovane intraprendente e laborioso, che non ha voglia di rimanere con le mani in mani, in attesa di un improbabile lavoro statale, ma che vuole costruirsi, giorno dopo giorno, con pazienza, il proprio futuro, senza chiedere nulla a nessuno.
Correttamente il giovane aspirante si informa dell’iter formativo e del modo di ottenere l’abilitazione secondo legge, perché è una persona corretta ed onesta, vuole fare le cose per bene e lavorare nell’ambito della liceità.
Il nostro aspirante agente immobiliare, per diventare un mediatore professionista, secondo la legge n.39 dell’ ’89 e successive modificazioni, si deve armare di pazienza e di buona volontà, si deve iscrivere ad un corso professionale ad hoc, studiare specifici argomenti in materia immobiliare quale diritto civile, fisco, estimo, urbanistica ed edilizia, dare uno “sguardo” alla materia dei finanziamenti bancari, sostenere un primo esame per acquisire il diploma professionalizzante, poi sostenere il vero esame di abilitazione presso a Camera di Commercio, superando prima uno scritto, poi un altro scritto, e se gli esiti sono positivi, sostenere un orale, e, se promosso, il nostro candidato finalmente acquisisce, ipso facto, il titolo di Agente Immobiliare Professionale e guadagna il diritto di iscriversi nel registro pubblico degli Agenti Immobiliari Professionali della Camera di Commercio della propria provincia di residenza.
Grande soddisfazione personale per lui, felicità, appagamento, sensazione di aver svoltato, percezione di avere l’esistenza in mano e il futuro in tasca!
Ma poi? La realtà, l’impatto con la vita lavorativa cosa riserva al nostro giovane mediatore? Intanto, prima di mettersi in proprio, svolge un tirocinio semestrale presso uno studio immobiliare di ottima reputazione. Infine, si butta da solo nel mare aperto e burrascoso del mercato della sua città.
Si renderà subito conto che le materie del corso sono assolutamente insufficienti per poter affrontare la professione in modo efficiente e capirà che certe “materie”, che poi garantiranno il successo nella professione, non sono assolutamente oggetto di studio, che non si apprendono leggendo e sottolineando libri e manuali, sgobbando su tomi e volumi.
Ci sono “materie” anzi qualità, attitudini e talenti che si devono possedere prima, che devono essere innati, che si devono tirare fuori dal di dentro di se stessi al momento opportuno e che, senza di essi, non c’è corso teorico ed esame orale che tenga.
Si fallisce, miseramente si fa fiasco, al di là dell’impegno personale, se l’agente immobiliare non possiede certe specifiche prerogative e peculiarità.
Non tutti possono fare questo mestiere. E' un lavoro difficile e selettivo e mette duramente alla prova, ogni giorno, il carattere dell’agente.
Tutti gli agenti possono fare gli uscieri o i commessi ma pochissimi uscieri o commessi potrebbero fare i mediatori.
Ma, appunto, quali sono queste peculiarità attitudinali delle quali deve essere fornito obbligatoriamente l’agente immobiliare?
La bella presenza?
Una innata eleganza?
La simpatia?
Una notevole resistenza alla fatica fisica?
Ottime capacità dialettiche?
Una specifica capacità comunicativa?
Il carisma della persuasione?
La capacità di mostrare autorità, o almeno, autorevolezza?
Qualità psicologiche oltre la media, con l’abilità di identificarsi con personalità del cliente?
Un’ infinita pazienza?
L’amore sconfinato verso questo lavoro?
Il desiderio di stare sempre in compagna della gente?
La perseveranza di aggiornarsi in continuazione?
Un mix giusto di tutte queste qualità porterebbe a sfiorare la perfezione ma Voi, cari agenti immobiliari di grande esperienza, cosa dite? Come la pensate?
Se dovreste scegliere solo tre di queste qualità in elenco, su quali puntereste con più decisione?
Grazie.