Buonasera a tutti, vi seguo da tanto ed ora ho deciso di scrivere per analizzare insieme a voi un problema un tantino spinoso.
Sono in cerca di un appartamento, settimana scorsa credo di averlo individuato: in condominio, piccolo condominio, chiamo (il proprietario), 4 chiacchiere e mi descrive a grandi linee il tutto.
Mi dice che:
- l'appartamento arriva da una donazione fattagli dai genitori;
- nell'atto di donazione è inserita: la rinuncia dei suoi fratelli a quell'appartamento e nello stesso atto, i suoi fratelli, hanno avuto in donazione altri immobili (credo siano 3 in tutto i fratelli).
- qualche tempo fa avevano precedentemente affidato l'appartamento ad un'agenzia che non ha dato riscontri interessanti;
- sarebbero disponibili a firmare una polizza assicurativa (rispetto alla donazione) per l'intero valore dell'appartamento.
Da quanto ho appreso, i genitori sono ancora in vita (informazione essenziale), anzianissimi ma in vita.
Ciò premesso, ci daremo appuntamento per visionare l'appartamento più in là, chiusa la telefonata.
Due considerazioni che faccio e che vorrei appfondire con voi:
da quanto risulta a me, la rinuncia di riduzione o restituzione preventiva, ovverosi quando essa avviene con i donanti (genitori in questo caso) in vita (e ad oggi è così), non è ammessa dal punto di vista giuridico. La rinuncia che mi risulti è difatti un patto “successorio”;
Dovrei leggere l’atto di provenienza/donazione per comprendere esattamente da chi, se pur nulla dal punto di vista giuridico, la rinuncia sia stata fatta dai soli consangunei, dai figli, o anche da mogli e figli degli stessi;
Nonostante personalmente sia in una posizione finanziabile, ritengo che la banca (o molte di esse) si rifiuterà di aprire mutuo. Cash non li ho al momento.
So che esistono dei rimedi a questa situazione, vi elenco quelli che conosco:
La rinunzia all’azione di restituzione: credo sia da escludere poiché come detto prima, i donanti sono in vita.
La polizza assicurativa: in questo campo, seppure probabile che possa rappresentare la soluzione ideale, perché quanto meno consentirebbe a qualche banca di aprire mutuo ed accendere ipoteca, di certo non garantirebbe il sottoscritto per i prossimi anni. Ma anche se ciò accadesse, qualora anche venissi risarcito (ipotesi che non giudico rara, ma rarissima) comunque mi vedrebbe perdere l’appartamento in caso di riduzione/restituzione. O comunque dover riconoscere al legittimatario quota che il tribunale gli riconoscerebbe….
Soluzione che vedo unica percorribile sarebbe lo scioglimento per “Mutuo consenso” del precedente contratto di donazione, rientro dell’immobile nel patrimonio del donante e processo di acquisto da eseguire con il donante.
Al di là del “cercatene un’altra di casa”, suggerimento che accetterei volentieri, volevo capire con voi se ho esplorato bene le casistiche o se a vostro avviso, esiste, giuridicamente ineccepibile, una soluzione diversa che avete in passato percorso nel vostro lavoro quotidiano.
Grazie infinite.
Stefano.
Sono in cerca di un appartamento, settimana scorsa credo di averlo individuato: in condominio, piccolo condominio, chiamo (il proprietario), 4 chiacchiere e mi descrive a grandi linee il tutto.
Mi dice che:
- l'appartamento arriva da una donazione fattagli dai genitori;
- nell'atto di donazione è inserita: la rinuncia dei suoi fratelli a quell'appartamento e nello stesso atto, i suoi fratelli, hanno avuto in donazione altri immobili (credo siano 3 in tutto i fratelli).
- qualche tempo fa avevano precedentemente affidato l'appartamento ad un'agenzia che non ha dato riscontri interessanti;
- sarebbero disponibili a firmare una polizza assicurativa (rispetto alla donazione) per l'intero valore dell'appartamento.
Da quanto ho appreso, i genitori sono ancora in vita (informazione essenziale), anzianissimi ma in vita.
Ciò premesso, ci daremo appuntamento per visionare l'appartamento più in là, chiusa la telefonata.
Due considerazioni che faccio e che vorrei appfondire con voi:
da quanto risulta a me, la rinuncia di riduzione o restituzione preventiva, ovverosi quando essa avviene con i donanti (genitori in questo caso) in vita (e ad oggi è così), non è ammessa dal punto di vista giuridico. La rinuncia che mi risulti è difatti un patto “successorio”;
Dovrei leggere l’atto di provenienza/donazione per comprendere esattamente da chi, se pur nulla dal punto di vista giuridico, la rinuncia sia stata fatta dai soli consangunei, dai figli, o anche da mogli e figli degli stessi;
Nonostante personalmente sia in una posizione finanziabile, ritengo che la banca (o molte di esse) si rifiuterà di aprire mutuo. Cash non li ho al momento.
So che esistono dei rimedi a questa situazione, vi elenco quelli che conosco:
La rinunzia all’azione di restituzione: credo sia da escludere poiché come detto prima, i donanti sono in vita.
La polizza assicurativa: in questo campo, seppure probabile che possa rappresentare la soluzione ideale, perché quanto meno consentirebbe a qualche banca di aprire mutuo ed accendere ipoteca, di certo non garantirebbe il sottoscritto per i prossimi anni. Ma anche se ciò accadesse, qualora anche venissi risarcito (ipotesi che non giudico rara, ma rarissima) comunque mi vedrebbe perdere l’appartamento in caso di riduzione/restituzione. O comunque dover riconoscere al legittimatario quota che il tribunale gli riconoscerebbe….
Soluzione che vedo unica percorribile sarebbe lo scioglimento per “Mutuo consenso” del precedente contratto di donazione, rientro dell’immobile nel patrimonio del donante e processo di acquisto da eseguire con il donante.
Al di là del “cercatene un’altra di casa”, suggerimento che accetterei volentieri, volevo capire con voi se ho esplorato bene le casistiche o se a vostro avviso, esiste, giuridicamente ineccepibile, una soluzione diversa che avete in passato percorso nel vostro lavoro quotidiano.
Grazie infinite.
Stefano.