Buongiorno vi espongo il mio caso. Mesi fa ho firmato un preliminare dove intendevo acquistare un immobile come prima casa. A pochi mesi dal rogito la banca a cui ho chiesto il mutuo evidenzia il fatto che su questa casa grava una convenzione ancora attiva e chiede delucidazioni al notaio. Vengo così a sapere che la convenzione prevede una serie di parametri per il calcolo del prezzo di vendita e che la differenza col prezzo pattuito nel preliminare a libero mercato è tanta. Nel contempo il comune, contattato dal notaio, fa pervenire un atto in cui detta il prezzo di vendita, di molto inferiore a quello stabilito nel preliminare. Ora io intenderei acquistare al prezzo dettato dal comune, il notaio redige l'atto solo a quel prezzo e la banca mi elargirebbe il mutuo solo al prezzo convenzionato. Il venditore, ovviamente, vuole vendere al prezzo scritto nel preliminare, non vuole restituire la caparra e asserisce che il rispetto della convenzione è affar suo e che io devo pagare quanto pattuito. Ho spulciato un po' fra le leggi e ho notato questo vuoto legislativo a cui la cassazione più volte ha risposto in maniera discordante. Sembrerebbe che il D.P.R. del 6 giugno 2001 stabilisca all'art. 18 che "Ogni pattuizione stipulata in violazione dei prezzi di cessione sia nulla per la parte eccedente". Quindi, appellandomi all'art 1339 c.c. si dovrebbe applicare il meccanismo di sostituzione automatica delle clausole difformi rispetto alla legge, con la conseguenza che il prezzo al rogito deve essere sostituito con quello convenzionato, d'autorità. Ovviamente la questione è in mano agli avvocati ma un aiuto è sempre ben accetto...