Disposizioni urgenti per l'economia. Tra gli emendamenti presentati uno potrebbe ridurre l’accesso al credito
di Enrico Lodi, presidente AISReC
16/06/2011
– Le Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati in questi giorni sono chiamate a esaminare la proposta emendativa 8.014 - presentata da Comaroli, Bitonci, Montagnoli, Forcolin, D'Amico, Polledri e Simonetti - nell'ambito dell'esame del Disegno di Legge di conversione del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 (AC 4357) in materia di disposizioni urgenti per l’economia.
Nello specifico, l’emendamento in oggetto propone che:
-in caso di regolarizzazione dei pagamenti, le segnalazioni già inserite nelle banche dati dovrebbero essere cancellate entro cinque giorni lavorativi dalla comunicazione da parte dell'istituto di credito ricevente il pagamento, che dovrebbe provvedere alla richiesta di estinzione entro e non oltre sette giorni dall'avvenuto pagamento;
-le segnalazioni già registrate, se relative al mancato pagamento di rate mensili di numero inferiore a sei o di un'unica rata semestrale, dovrebbero essere estinte entro il termine di quindici giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.
Tale emendamento, laddove venisse approvato, sortirebbe risultati esattamente opposti e contrari alle finalità perseguite dal provvedimento e dalla stessa proposta emendativa, producendo inevitabili restrizioni e impedendo di fatto l’accesso al credito da parte delle famiglie e delle imprese, danneggiando in particolare i buoni pagatori, ovvero il 95% dei consumatori e delle imprese italiane.
L’effetto dell’emendamento, in buona sostanza, sarebbe esattamente il contrario rispetto a quanto si propone a sostegno delle famiglie e delle imprese che stanno attraversando un momento di difficoltà legato alla congiuntura economica negativa.
Come dire: sta diffondendosi una epidemia virale?
Invece di intervenire alla radice del problema, liberiamoci del termometro.
Nel caso in cui tale modifica dovesse venire confermata nel prosieguo d’esame, venendo a mancare una parte essenziale delle informazioni creditizie, in fase di valutazione del merito creditizio la banca o l’intermediario finanziario sarebbero infatti costretti ad attuare politiche fortemente restrittive relativamente all’erogazione del credito in quanto non sarebbero più in grado di distinguere chiaramente i soggetti affidabili da quelli che non lo sono. In altre parole, il sistema finanziario si troverebbe monco della fonte informativa primaria, non solo in fase di valutazione del rischio di credito ma, soprattutto, in fase di monitoraggio giornaliero del rischio stesso.
Questo comporterebbe un grave danno diretto ai consumatori e alle imprese, non più in grado di dimostrare di aver rimborsato correttamente i propri finanziamenti, in quanto costringerebbe le banche e gli intermediari finanziari ad attuare politiche di erogazione del credito fortemente prudenti e a richiedere garanzie aggiuntive, non potendo più distinguere chiaramente i soggetti affidabili da quelli che non lo sono.
Al contempo favorirebbe comportamenti sleali da parte dei richiedenti crediti non intenzionati ad onorare puntualmente gli impegni assunti verso le istituzioni finanziarie.
In particolare, la limitazione delle informazioni disponibili
La mancata conoscenza delle insolvenze precedenti a carico di pochi consumatori e di poche imprese produce, invece, gravi svantaggi per la stragrande maggioranza di buoni pagatori.
È opportuno infatti ricordare che sui Sistemi di Informazioni creditizie:
La risposta è sì perché la questione fu già discussa pubblicamente in sede di regolamentazione dei Sistemi di Informazioni Creditizie.
La “restrizione media” prevedeva l’eliminazione dai Sistemi di Informazioni Creditizie di tutte le informazioni all’atto della estinzione del contratto.
Si andrebbe quindi incontro a un effetto “credit crunch” che si rifletterebbe in una contrazione dello 0,5% del già magro PIL previsto per il 2011.
Alla luce di questo scenario, la regolamentazione dei Sistemi di Informazioni Creditizie, cioè il Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti, promosso dal Garante Privacy e sottoscritto da AISReC, ABI, Assofin e dalle principali Associazioni dei Consumatori, in linea con tutte le buone prassi internazionali, prescrive in materia di gestione delle informazioni sui ritardi di pagamento quanto segue(art 6: Conservazione e aggiornamento dei dati, commi 2 e 3):
Le informazioni creditizie di tipo negativo relative a ritardi nei pagamenti, successivamente regolarizzati, possono essere conservate in un sistema di informazioni creditizie fino a:
a) dodici mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi non superiori a due rate o mesi;
b) ventiquattro mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi superiori a due rate o mesi.
Decorsi i periodi di cui al comma 2, i dati sono eliminati dal sistema di informazioni creditizie se nel corso dei medesimi intervalli di tempo non sono registrati dati relativi ad ulteriori ritardi o inadempimenti.
Per tutelare le famiglie che non sono insolventi e che stanno solo attraversando un momento di difficoltà congiunturale, pertanto, non ha senso restringere l’accesso al credito alla stragrande maggioranza dei consumatori.
“Vista la situazione congiunturale sarebbero sufficienti interventi mirati – commenta Enrico Lodi, Presidente di AISReC - come, ad esempio, quello attuato dall’ABI in accordo con le principali Associazioni dei consumatori nell’ambito del cosidetto “Piano Famiglie”, che ha previsto la sospensione delle rate dei mutui per le famiglie in difficoltà a causa dell’attuale fase economica.
Tale accordo, peraltro, è stato recentemente prorogato fino a luglio 2011”.
Giusto per goderci il week end....
Silvana
16/06/2011
– Le Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati in questi giorni sono chiamate a esaminare la proposta emendativa 8.014 - presentata da Comaroli, Bitonci, Montagnoli, Forcolin, D'Amico, Polledri e Simonetti - nell'ambito dell'esame del Disegno di Legge di conversione del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 (AC 4357) in materia di disposizioni urgenti per l’economia.
Nello specifico, l’emendamento in oggetto propone che:
-in caso di regolarizzazione dei pagamenti, le segnalazioni già inserite nelle banche dati dovrebbero essere cancellate entro cinque giorni lavorativi dalla comunicazione da parte dell'istituto di credito ricevente il pagamento, che dovrebbe provvedere alla richiesta di estinzione entro e non oltre sette giorni dall'avvenuto pagamento;
-le segnalazioni già registrate, se relative al mancato pagamento di rate mensili di numero inferiore a sei o di un'unica rata semestrale, dovrebbero essere estinte entro il termine di quindici giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.
Tale emendamento, laddove venisse approvato, sortirebbe risultati esattamente opposti e contrari alle finalità perseguite dal provvedimento e dalla stessa proposta emendativa, producendo inevitabili restrizioni e impedendo di fatto l’accesso al credito da parte delle famiglie e delle imprese, danneggiando in particolare i buoni pagatori, ovvero il 95% dei consumatori e delle imprese italiane.
L’effetto dell’emendamento, in buona sostanza, sarebbe esattamente il contrario rispetto a quanto si propone a sostegno delle famiglie e delle imprese che stanno attraversando un momento di difficoltà legato alla congiuntura economica negativa.
Come dire: sta diffondendosi una epidemia virale?
Invece di intervenire alla radice del problema, liberiamoci del termometro.
Nel caso in cui tale modifica dovesse venire confermata nel prosieguo d’esame, venendo a mancare una parte essenziale delle informazioni creditizie, in fase di valutazione del merito creditizio la banca o l’intermediario finanziario sarebbero infatti costretti ad attuare politiche fortemente restrittive relativamente all’erogazione del credito in quanto non sarebbero più in grado di distinguere chiaramente i soggetti affidabili da quelli che non lo sono. In altre parole, il sistema finanziario si troverebbe monco della fonte informativa primaria, non solo in fase di valutazione del rischio di credito ma, soprattutto, in fase di monitoraggio giornaliero del rischio stesso.
Questo comporterebbe un grave danno diretto ai consumatori e alle imprese, non più in grado di dimostrare di aver rimborsato correttamente i propri finanziamenti, in quanto costringerebbe le banche e gli intermediari finanziari ad attuare politiche di erogazione del credito fortemente prudenti e a richiedere garanzie aggiuntive, non potendo più distinguere chiaramente i soggetti affidabili da quelli che non lo sono.
Al contempo favorirebbe comportamenti sleali da parte dei richiedenti crediti non intenzionati ad onorare puntualmente gli impegni assunti verso le istituzioni finanziarie.
In particolare, la limitazione delle informazioni disponibili
- creerebbe asimmetria informativa tra banche/intermediari finanziari da un lato e richiedenti credito dall’altro;
- favorirebbe comportamenti non virtuosi da parte dei richiedenti credito non intenzionati ad onorare puntualmente gli impegni assunti;
- porterebbe la banca/l’intermediario finanziario, al fine di tutelarsi, a richiedere un maggiore livello di garanzie sia verso i consumatori sia verso le imprese;
- in sintesi, produrrebbe una restrizione dell’accesso al credito, maggiori oneri in fase di accesso al credito stesso, la disponibilità di minori risorse a sostegno dell’acquisto di beni di consumo o strumentali e, di conseguenza, un impatto ulteriormente negativo su un PIL che anche per il 2011 si prevede in debole crescita.
La mancata conoscenza delle insolvenze precedenti a carico di pochi consumatori e di poche imprese produce, invece, gravi svantaggi per la stragrande maggioranza di buoni pagatori.
È opportuno infatti ricordare che sui Sistemi di Informazioni creditizie:
- consumatori e imprese che pagano regolarmente rappresentano circa il 95% del totale;
- consumatori e imprese che NON rimborsano regolarmente i finanziamenti sono circa il 5% del totale, di cui:
- circa il 2% con insolvenze lievi (fino a 2 rate insolute);
- circa lo 0,5% con insolvenze gravi (>=3 rate insolute);
- circa il 2,5% con sofferenze di almeno 6 rate e passaggi a perdita.
La risposta è sì perché la questione fu già discussa pubblicamente in sede di regolamentazione dei Sistemi di Informazioni Creditizie.
La “restrizione media” prevedeva l’eliminazione dai Sistemi di Informazioni Creditizie di tutte le informazioni all’atto della estinzione del contratto.
Si andrebbe quindi incontro a un effetto “credit crunch” che si rifletterebbe in una contrazione dello 0,5% del già magro PIL previsto per il 2011.
Alla luce di questo scenario, la regolamentazione dei Sistemi di Informazioni Creditizie, cioè il Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti, promosso dal Garante Privacy e sottoscritto da AISReC, ABI, Assofin e dalle principali Associazioni dei Consumatori, in linea con tutte le buone prassi internazionali, prescrive in materia di gestione delle informazioni sui ritardi di pagamento quanto segue(art 6: Conservazione e aggiornamento dei dati, commi 2 e 3):
Le informazioni creditizie di tipo negativo relative a ritardi nei pagamenti, successivamente regolarizzati, possono essere conservate in un sistema di informazioni creditizie fino a:
a) dodici mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi non superiori a due rate o mesi;
b) ventiquattro mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi superiori a due rate o mesi.
Decorsi i periodi di cui al comma 2, i dati sono eliminati dal sistema di informazioni creditizie se nel corso dei medesimi intervalli di tempo non sono registrati dati relativi ad ulteriori ritardi o inadempimenti.
Per tutelare le famiglie che non sono insolventi e che stanno solo attraversando un momento di difficoltà congiunturale, pertanto, non ha senso restringere l’accesso al credito alla stragrande maggioranza dei consumatori.
“Vista la situazione congiunturale sarebbero sufficienti interventi mirati – commenta Enrico Lodi, Presidente di AISReC - come, ad esempio, quello attuato dall’ABI in accordo con le principali Associazioni dei consumatori nell’ambito del cosidetto “Piano Famiglie”, che ha previsto la sospensione delle rate dei mutui per le famiglie in difficoltà a causa dell’attuale fase economica.
Tale accordo, peraltro, è stato recentemente prorogato fino a luglio 2011”.
Giusto per goderci il week end....
Silvana