Ciao a tutti,
mio padre ha due immobili: in uno risiede lui, nell'altro abita mia sorella (non ci sono altri fratelli/sorelle oltre a me e lei) con contratto di comodato gratuito.
Ai fini ICI questo permetteva di gestire il secondo immobile come "prima casa", ora con l'IMU non più, con un maggiore costo di oltre €1500/anno. Vorremmo cercare di trovare una soluzione che consenta di gestire questo secondo immobile come "prima casa", tenendo conto che io e mia sorella siamo già d'accordo sul fatto che, alla morte dei genitori, quello dove lei vive resterà a lei e io prenderò quello dove vive mio padre (sono circa di ugual valore).
Per il discorso IMU, le uniche soluzioni possibili sono che mia sorella sia 1) proprietaria dell'immobile o 2) usufruttuaria dello stesso. Per diventare proprietaria dovrebbe acquistarlo (ma non ha reddito che possa giustificare tale acquisto, e comunque la vendita comporta una tassazione piuttosto elevata) o riceverlo in donazione, con tutti i noti problemi di rivendibilità (al momento non ha nessuna intenzione di venderlo... ma non si sa mai nella vita).
L'alternativa è che mio padre le doni l'usufrutto (proprio mediante donazione, non vendita in modo da ottimizzare i costi). In questo caso cosa succede se un domani si volesse vendere l'immobile (assumendo il pieno accordo in tal senso di usufruttuario e nudo proprietario)? Ci sono problemi di rivendibilità dell'immobile per il fatto che l'usufrutto sia stato "donato"?
Grazie in anticipo per il vosto aiuto
PS: una piccola parentesi: ieri mi sono incontrato con un notaio, o meglio con un avvocato che lavora nello studio di un notaio (perchè ... beh dopo le 6 il notaio non riceve... beato lui!) che ha invece minimizzato i problemi di rivendita degli immobili qualora mia padre faccia contestualmente una donazione a me ed una a mia sorella, di uguale valore, ed entrambi firmiamo un nulla-osta sulla donazione all'altro. Secondo me (grazie a quanto ho imparato su questo forum) questo non basta a risolvere totalmente i problemi di rivendibilità, chi ha ragione?
mio padre ha due immobili: in uno risiede lui, nell'altro abita mia sorella (non ci sono altri fratelli/sorelle oltre a me e lei) con contratto di comodato gratuito.
Ai fini ICI questo permetteva di gestire il secondo immobile come "prima casa", ora con l'IMU non più, con un maggiore costo di oltre €1500/anno. Vorremmo cercare di trovare una soluzione che consenta di gestire questo secondo immobile come "prima casa", tenendo conto che io e mia sorella siamo già d'accordo sul fatto che, alla morte dei genitori, quello dove lei vive resterà a lei e io prenderò quello dove vive mio padre (sono circa di ugual valore).
Per il discorso IMU, le uniche soluzioni possibili sono che mia sorella sia 1) proprietaria dell'immobile o 2) usufruttuaria dello stesso. Per diventare proprietaria dovrebbe acquistarlo (ma non ha reddito che possa giustificare tale acquisto, e comunque la vendita comporta una tassazione piuttosto elevata) o riceverlo in donazione, con tutti i noti problemi di rivendibilità (al momento non ha nessuna intenzione di venderlo... ma non si sa mai nella vita).
L'alternativa è che mio padre le doni l'usufrutto (proprio mediante donazione, non vendita in modo da ottimizzare i costi). In questo caso cosa succede se un domani si volesse vendere l'immobile (assumendo il pieno accordo in tal senso di usufruttuario e nudo proprietario)? Ci sono problemi di rivendibilità dell'immobile per il fatto che l'usufrutto sia stato "donato"?
Grazie in anticipo per il vosto aiuto
PS: una piccola parentesi: ieri mi sono incontrato con un notaio, o meglio con un avvocato che lavora nello studio di un notaio (perchè ... beh dopo le 6 il notaio non riceve... beato lui!) che ha invece minimizzato i problemi di rivendita degli immobili qualora mia padre faccia contestualmente una donazione a me ed una a mia sorella, di uguale valore, ed entrambi firmiamo un nulla-osta sulla donazione all'altro. Secondo me (grazie a quanto ho imparato su questo forum) questo non basta a risolvere totalmente i problemi di rivendibilità, chi ha ragione?