Eccoci qua. Uno dei motivi per qui mi ha fatto piacere iscrivermi a questo gruppo è la possibilità di raccogliere le opinioni dei diretti interessati su questo importante argomento: il sito di un'agenzia immobiliare.
E in particolare cercare la risposta a queste domande: ha senso oggi (fine 2016) per un'agenzia avere il proprio sito? È ancora uno strumento in grado, da una parte, di facilitare la ricerca e la selezione dei servizi e delle proposte migliori per la clientela - e quindi anche di favorire il libero mercato e la maggiore intraprendenza delle agenzie, cosa che normalmente dà una spinta alle aziende per lavorare meglio – e dall'altra parte uno strumento di lavoro utile per il professionista per accelerare la sua crescita e aumentare il proprio giro di affari?
E ancora: se la risposta è sì, questa vale per tutti o solo per alcuni? É sostenibile, al netto dei margini possibili e dei budget generalmente a disposizione, investire anche sul sito, considerato che l'agenzia deve pressoché obbligatoriamente far fronte, per quanto riguarda il budget dedicato alla promozione, anche ad altre notevoli spese sul digitale? Mi riferisco chiaramente all'iscrizione ai portali, all'adozione di un software gestionale integrabile nei suddetti portali (forse non obbligatorio, ma probabilmente consigliabile), alle spese, quando necessarie, per il fotografico?
Senza contare le spese per la comunicazione offline, cartacea: giornali, manifesti, brochure, cataloghi, volantini, biglietti da visita ecc., che certamente ha perso di leadership ma è valida ancora oggi per alcune fette di mercato.
Ho letto con grande interesse questo thread, partito nel 2009, che alla fine offre una visione dei cambiamenti che si sono succeduti negli anni, per interrompersi bruscamente nel 2013. Si è parlato di SEO, si è parlato di social, di Google Adwords, si è parlato di grossi investimenti sul proprio sito e anche di risultati soddisfacenti, fino al... brusco silenzio a partire dal 2013. Cosa è successo a un certo punto?
Sono successe un po' di cose. C'è stata la rivoluzione mobile, che prevede non solo un layout specifico per i siti, ma anche un cambio di concezione in termini di archiettura dell'informazione. I siti concorrenti sono cominciati a diventare davvero tanti, e le tecniche sono progredite in maniera da poterli rendere sempre più evoluti, in termini sia tecnologici, che di design della comunicazione. La disciplina del web marketing si è imposta come parte fondamentale del bagaglio di un creatore di siti, che prima era sostanzialmente un informatico che si preoccupava della parte tecnica della realizzazione, e lì si fermava. Per l'altissima competitività creatasi, il miraggio di poter sperare di avere un sito di una pur minima efficacia spendendo quattro soldi – ma anche quaranta o quattrocento – si è dissolto definitivamente.
E poi c'è stato il colpo di grazia dato da Google, che ha rilasciato due pesanti aggiornamenti (il Panda del 2011 e soprattutto il Pinguino dell'aprile 2015) che, cercando di andare in direzione di una migliore qualità e utilità dei contenuti per gli utenti, da un lato hanno ristretto di parecchio le possibilità di azione dei SEO "black hat" - ossia di chi usa i vari "trucchetti" per sfruttare i limiti di Google a proprio vantaggio. Se ne è parlato anche in questo forum, negli anni passati.
Dall'altra parte premiano, a livello di posizionamento, i siti che fanno uso di una tecnologia più nuova - quindi codice aggiornato alle ultime edizioni html e css, no flash, siti ottimizzati per dispositivi mobili, ottimizzazioni testuali e metatestuali ecc.
Per i siti immobiliari l'aggiornamento Pinguino (Penguin Update) ha causato principalmente due effetti:
1) Il 90% (percentuale inventata, ma secondo me non molto lontana dalla realtà) dei siti sviluppati prima dell'aprile 2015 (e il 100% di quelli fatti in economia) che non sono stati poi ottimizzati (leggi: rifatti) secondo le specifiche dell'algoritmo sono velocemente scomparsi dalle ricerche di Google: invisibili, come se non fossero mai esistiti, vanificando l'investimento che era comunque stato fatto per crearli, con comprensibili bestemmie da parte dei proprietari.
In questo molti hanno ravvisato un abuso, in nome del "progresso" ma comunque un abuso... da un'azienda monopolista (Google) che in quanto tale detta le regole.
2) Viene sancita la virtuale imbattibilità dei portali, che potendo contare su una massa enorme di contenuti a tema, di volume di traffico, di pubblicità, prestigio, investimenti tecnologici e in SEO ecc. rispondono pienamente all'algoritmo di Google, tanto che si posizioneranno sempre prima di qualunque sito, bello o brutto, di una qualunque agenzia per tutte le chiavi di ricerca utili, monopolizzando tutte le prime pagine e tutto il traffico proveniente da Google.
Si viene a perdere quindi, per l'immobiliare, uno dei primi obiettivi di un sito: generare traffico sul sito stesso. Chi ha un buon sito, vedrà che il traffico gli arriverà, in seconda battuta, dal link che ha messo sui portali. Chi non ha un buon sito, non metterà il suo link (mica è scemo) sui portali ma solo i dati di contatto. E la maggior parte lavora così, senza sito. Chi ha un sito e non usa i portali... è come se non avesse un sito e non usasse i portali. Potrebbe usare Google Adwords, che è forse – coi suoi molti limiti, soprattutto per l'immobiliare - l'unica alternativa credibile oggi ai portali. O più probabilmente si muove offline, col cartaceo e contatti fisici sul territorio.
Ricapitolando: il tuo sito non genera traffico da solo, ma devi comunque investire su uno o più portali per fare pervenire traffico sul sito. E il portale fornisce già di suo il tuo contatto diretto, telefono o mail, per cui volendo si può bypassare il sito (ma non il portale) per presentare la tua proposta.
A questo punto delle cose, oggi (fine 2016) il sito è utile o non è utile all'agente immobiliare? E se può ancora essere utile, come deve essere per essere utile?
Spero che si possa aprire una bella discussione, perché il tema è importante e gli spunti non mancano. Sono proprio curioso di vedere quello che potrà saltare fuori
E in particolare cercare la risposta a queste domande: ha senso oggi (fine 2016) per un'agenzia avere il proprio sito? È ancora uno strumento in grado, da una parte, di facilitare la ricerca e la selezione dei servizi e delle proposte migliori per la clientela - e quindi anche di favorire il libero mercato e la maggiore intraprendenza delle agenzie, cosa che normalmente dà una spinta alle aziende per lavorare meglio – e dall'altra parte uno strumento di lavoro utile per il professionista per accelerare la sua crescita e aumentare il proprio giro di affari?
E ancora: se la risposta è sì, questa vale per tutti o solo per alcuni? É sostenibile, al netto dei margini possibili e dei budget generalmente a disposizione, investire anche sul sito, considerato che l'agenzia deve pressoché obbligatoriamente far fronte, per quanto riguarda il budget dedicato alla promozione, anche ad altre notevoli spese sul digitale? Mi riferisco chiaramente all'iscrizione ai portali, all'adozione di un software gestionale integrabile nei suddetti portali (forse non obbligatorio, ma probabilmente consigliabile), alle spese, quando necessarie, per il fotografico?
Senza contare le spese per la comunicazione offline, cartacea: giornali, manifesti, brochure, cataloghi, volantini, biglietti da visita ecc., che certamente ha perso di leadership ma è valida ancora oggi per alcune fette di mercato.
Ho letto con grande interesse questo thread, partito nel 2009, che alla fine offre una visione dei cambiamenti che si sono succeduti negli anni, per interrompersi bruscamente nel 2013. Si è parlato di SEO, si è parlato di social, di Google Adwords, si è parlato di grossi investimenti sul proprio sito e anche di risultati soddisfacenti, fino al... brusco silenzio a partire dal 2013. Cosa è successo a un certo punto?
Sono successe un po' di cose. C'è stata la rivoluzione mobile, che prevede non solo un layout specifico per i siti, ma anche un cambio di concezione in termini di archiettura dell'informazione. I siti concorrenti sono cominciati a diventare davvero tanti, e le tecniche sono progredite in maniera da poterli rendere sempre più evoluti, in termini sia tecnologici, che di design della comunicazione. La disciplina del web marketing si è imposta come parte fondamentale del bagaglio di un creatore di siti, che prima era sostanzialmente un informatico che si preoccupava della parte tecnica della realizzazione, e lì si fermava. Per l'altissima competitività creatasi, il miraggio di poter sperare di avere un sito di una pur minima efficacia spendendo quattro soldi – ma anche quaranta o quattrocento – si è dissolto definitivamente.
E poi c'è stato il colpo di grazia dato da Google, che ha rilasciato due pesanti aggiornamenti (il Panda del 2011 e soprattutto il Pinguino dell'aprile 2015) che, cercando di andare in direzione di una migliore qualità e utilità dei contenuti per gli utenti, da un lato hanno ristretto di parecchio le possibilità di azione dei SEO "black hat" - ossia di chi usa i vari "trucchetti" per sfruttare i limiti di Google a proprio vantaggio. Se ne è parlato anche in questo forum, negli anni passati.
Dall'altra parte premiano, a livello di posizionamento, i siti che fanno uso di una tecnologia più nuova - quindi codice aggiornato alle ultime edizioni html e css, no flash, siti ottimizzati per dispositivi mobili, ottimizzazioni testuali e metatestuali ecc.
Per i siti immobiliari l'aggiornamento Pinguino (Penguin Update) ha causato principalmente due effetti:
1) Il 90% (percentuale inventata, ma secondo me non molto lontana dalla realtà) dei siti sviluppati prima dell'aprile 2015 (e il 100% di quelli fatti in economia) che non sono stati poi ottimizzati (leggi: rifatti) secondo le specifiche dell'algoritmo sono velocemente scomparsi dalle ricerche di Google: invisibili, come se non fossero mai esistiti, vanificando l'investimento che era comunque stato fatto per crearli, con comprensibili bestemmie da parte dei proprietari.
In questo molti hanno ravvisato un abuso, in nome del "progresso" ma comunque un abuso... da un'azienda monopolista (Google) che in quanto tale detta le regole.
2) Viene sancita la virtuale imbattibilità dei portali, che potendo contare su una massa enorme di contenuti a tema, di volume di traffico, di pubblicità, prestigio, investimenti tecnologici e in SEO ecc. rispondono pienamente all'algoritmo di Google, tanto che si posizioneranno sempre prima di qualunque sito, bello o brutto, di una qualunque agenzia per tutte le chiavi di ricerca utili, monopolizzando tutte le prime pagine e tutto il traffico proveniente da Google.
Si viene a perdere quindi, per l'immobiliare, uno dei primi obiettivi di un sito: generare traffico sul sito stesso. Chi ha un buon sito, vedrà che il traffico gli arriverà, in seconda battuta, dal link che ha messo sui portali. Chi non ha un buon sito, non metterà il suo link (mica è scemo) sui portali ma solo i dati di contatto. E la maggior parte lavora così, senza sito. Chi ha un sito e non usa i portali... è come se non avesse un sito e non usasse i portali. Potrebbe usare Google Adwords, che è forse – coi suoi molti limiti, soprattutto per l'immobiliare - l'unica alternativa credibile oggi ai portali. O più probabilmente si muove offline, col cartaceo e contatti fisici sul territorio.
Ricapitolando: il tuo sito non genera traffico da solo, ma devi comunque investire su uno o più portali per fare pervenire traffico sul sito. E il portale fornisce già di suo il tuo contatto diretto, telefono o mail, per cui volendo si può bypassare il sito (ma non il portale) per presentare la tua proposta.
A questo punto delle cose, oggi (fine 2016) il sito è utile o non è utile all'agente immobiliare? E se può ancora essere utile, come deve essere per essere utile?
Spero che si possa aprire una bella discussione, perché il tema è importante e gli spunti non mancano. Sono proprio curioso di vedere quello che potrà saltare fuori