I
Isabella Tafuro
Ospite
VARESE Salari legati al costo della vita e magistrati eletti dal popolo: sono le nuove missioni su cui la Lega Nord s’impegna a «trascinare gli alleati». «Siamo noi il partito del fare - assicura Umberto Bossi - i trascinatori del governo, perché noi ci crediamo». Questa la direzione di marcia tracciata dal ministro delle riforme e leader del Carroccio martedì alla festa padana di Gallarate di fronte ai 52 candidati sindaci leghisti che correranno per le amministrative in provincia di Varese.
Ma con il Pdl, nonostante le divisioni in molte realtà locali, non c’è competizione sfrenata: «Giudicheranno gli elettori» taglia corto Bossi. Che viene acclamato da una serie di ovazioni nella città che, con la natia Cassano Magnago, vide la nascita del fenomeno Lega: «Da un gruppo di amici siamo partiti da queste zone per dare quattro legnate a Roma ladrona - l’amarcord del sempre combattivo Senatur - un voto alla Lega è per liberare i nostri popoli, per la Padania libera dalla peste del centralismo, mica per vincere qualche elezioncina». Idee chiare sul percorso da fare dopo aver «portato a casa» due risultati fondamentali, il federalismo fiscale e il contrasto all’immigrazione clandestina.
«Lega razzista? Ma se facciamo un ospedale in Costa d’Avorio», replica il ministro alle accuse dell’opposizione, verso cui non rinuncia a una stilettata: «Difendono i clandestini per dar loro il diritto di voto e recuperare i consensi persi tra i lavoratori che non votano più a sinistra». Ora le due nuove battaglie su cui «trascinare» gli alleati sono quelle per le gabbie salariali e per l’elezione popolare dei magistrati.
Sul primo obiettivo Umberto Bossi è chiaro: «La nostra gente deve arrivare alla fine del mese. Oggi i salari non comprendono il costo della vita, devono essere territorialmente distribuiti sulla base del costo della vita, che qui al nord costa un botto, e poi ci sono troppe tasse in busta paga. Ma non è una gabbia, è la vera libertà quella di legare il salario al costo della vita sul territorio». Per quanto riguarda i magistrati eletti dal popolo, Bossi rilancia una sua storica battaglia.
«Possibile che non c’è un padano a fare il magistrato? - si chiede il ministro - Quando la legge passerà avremo magistrati lombardi che parleranno la nostra lingua». Su Silvio Berlusconi e sui problemi recenti, Bossi taglia corto: «Io che sono segretario di un partito e ministro non riesco nemmeno ad andare al cesso da solo, figuriamoci Berlusconi. Tutta questa storia è una montatura della sinistra e noi siamo gente che riconosce i meriti: Silvio ha mantenuto la parola e se uno mantiene la parola me lo ricordo e non parlo male di lui». da "laprovinciadi varese.it"
Ma con il Pdl, nonostante le divisioni in molte realtà locali, non c’è competizione sfrenata: «Giudicheranno gli elettori» taglia corto Bossi. Che viene acclamato da una serie di ovazioni nella città che, con la natia Cassano Magnago, vide la nascita del fenomeno Lega: «Da un gruppo di amici siamo partiti da queste zone per dare quattro legnate a Roma ladrona - l’amarcord del sempre combattivo Senatur - un voto alla Lega è per liberare i nostri popoli, per la Padania libera dalla peste del centralismo, mica per vincere qualche elezioncina». Idee chiare sul percorso da fare dopo aver «portato a casa» due risultati fondamentali, il federalismo fiscale e il contrasto all’immigrazione clandestina.
«Lega razzista? Ma se facciamo un ospedale in Costa d’Avorio», replica il ministro alle accuse dell’opposizione, verso cui non rinuncia a una stilettata: «Difendono i clandestini per dar loro il diritto di voto e recuperare i consensi persi tra i lavoratori che non votano più a sinistra». Ora le due nuove battaglie su cui «trascinare» gli alleati sono quelle per le gabbie salariali e per l’elezione popolare dei magistrati.
Sul primo obiettivo Umberto Bossi è chiaro: «La nostra gente deve arrivare alla fine del mese. Oggi i salari non comprendono il costo della vita, devono essere territorialmente distribuiti sulla base del costo della vita, che qui al nord costa un botto, e poi ci sono troppe tasse in busta paga. Ma non è una gabbia, è la vera libertà quella di legare il salario al costo della vita sul territorio». Per quanto riguarda i magistrati eletti dal popolo, Bossi rilancia una sua storica battaglia.
«Possibile che non c’è un padano a fare il magistrato? - si chiede il ministro - Quando la legge passerà avremo magistrati lombardi che parleranno la nostra lingua». Su Silvio Berlusconi e sui problemi recenti, Bossi taglia corto: «Io che sono segretario di un partito e ministro non riesco nemmeno ad andare al cesso da solo, figuriamoci Berlusconi. Tutta questa storia è una montatura della sinistra e noi siamo gente che riconosce i meriti: Silvio ha mantenuto la parola e se uno mantiene la parola me lo ricordo e non parlo male di lui». da "laprovinciadi varese.it"