La Cassa Ragionieri dismette tutto il suo patrimonio immobiliare: lo ha annunciato, in questi giorni, Paolo Saltarelli, Presidente della Cassa Previdenziale dei ragionieri italiani.
L’intero patrimonio residenziale della Cassa, composto da 1.800 appartamenti, sarà conferito, per la dismissione, ad un fondo comune immobiliare. Il fondo comune avrà l’obbiettivo di vendere tutti gli immobili.
Il Presidente Saltarelli si aspetta, dalla vasta e complessa operazione di alienazione, una plusvalenza di 300 milioni di euro, rispetto al valore riportato a bilancio.
Una considerazioni nasce spontanea da questa notizia, apparentemente secondaria .
Le varie Casse Previdenziali italiane continuano a credere, senza alcun dubbio, agli investimenti immobiliari, che presentano un basso profilo di rischio, garantiscono la tutela dall’inflazione e presentano rendimenti bassi ma costanti nel tempo.
Naturalmente, questi immobili, tendono a diminuire la loro redditività nel tempo, nel momento in cui gli affitti, pagati dagli inquilini, si distaccano da quelli di mercato e diventano quasi irrisori.
Allora, scatta il momento in cui si impone la loro vendita.
( Delle case, non degli inquilini...)
Una domanda, invece vorrei rivolgere agli esperti immobiliaristi di questa Community.
La vendita, avvenuta in questi ultimi anni, in blocco e in massa, di questa tipologia di immobili, appartenenti alle molte Casse Previdenziali italiane e, sicuramente, immessi sul mercato a prezzi contenuti, è riuscita, in qualche modo, a calmierare il valore delle case, oppure il numero delle relative compravendite è, comunque, troppo esiguo per provocare una qualche diminuzione dei prezzi generali degli alloggi?
L’intero patrimonio residenziale della Cassa, composto da 1.800 appartamenti, sarà conferito, per la dismissione, ad un fondo comune immobiliare. Il fondo comune avrà l’obbiettivo di vendere tutti gli immobili.
Il Presidente Saltarelli si aspetta, dalla vasta e complessa operazione di alienazione, una plusvalenza di 300 milioni di euro, rispetto al valore riportato a bilancio.
Una considerazioni nasce spontanea da questa notizia, apparentemente secondaria .
Le varie Casse Previdenziali italiane continuano a credere, senza alcun dubbio, agli investimenti immobiliari, che presentano un basso profilo di rischio, garantiscono la tutela dall’inflazione e presentano rendimenti bassi ma costanti nel tempo.
Naturalmente, questi immobili, tendono a diminuire la loro redditività nel tempo, nel momento in cui gli affitti, pagati dagli inquilini, si distaccano da quelli di mercato e diventano quasi irrisori.
Allora, scatta il momento in cui si impone la loro vendita.
( Delle case, non degli inquilini...)
Una domanda, invece vorrei rivolgere agli esperti immobiliaristi di questa Community.
La vendita, avvenuta in questi ultimi anni, in blocco e in massa, di questa tipologia di immobili, appartenenti alle molte Casse Previdenziali italiane e, sicuramente, immessi sul mercato a prezzi contenuti, è riuscita, in qualche modo, a calmierare il valore delle case, oppure il numero delle relative compravendite è, comunque, troppo esiguo per provocare una qualche diminuzione dei prezzi generali degli alloggi?