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New York, rivoluzione social media La casa perfetta si trova su ...
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ALESSIA PIROLO
NEW YORK
Nell’ultimo periodo Frederick Peters ha raccontato nel suo blog le sue impressioni su Shangai, ha reso partecipi i suoi 446 amici in Facebook della sua passione per le peonie e ha twittato , più volte al giorno, per i suoi 593 followers sulle nuove proprietà messe sul mercato da Warburg Realty, agenzia immobiliare di lusso di cui questo appassionato di nuovi media è presidente. Peters non è lo stereotipo del blogger che in pigiama mette online i suoi pensieri. A 58 anni è un veterano dell’immobiliare newyorkese pienamente consapevole di quanto il mercato sia cambiato da quando ottenne la sua licenza di agente, esattamente 30 anni fa.
«Il broker non è più un fornitore di informazioni, è più un consulente. Abbracciare le nuove tecnologie consente di creare un brand di se stessi per dimostrarsi affidabili», spiega Peters, il cui blog vanta 30.000 visitatori al mese. Come lui, molti colleghi hanno scoperto come i social media possano dare una marcia in più.
In parte la rivoluzione è stata parallela alla crisi. Il New York Building Congress , associazione che rappresenta membri dell’industria delle costruzioni ha rilasciato in aprile un report che mostra come gli appartamenti costruiti nel 2009 a New York siano stati l’82% in meno dell’anno precedente. Un crollo da cui si sta lentamente uscendo, come ha mostrato il report trimestrale dell’agenzia Prudential Douglas Elliman che ha segnalato un raddoppio delle vendite a Manhattan (da 1.195 a 2.384) nel primo quarto del 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, il peggiore degli ultimi 15 anni.
Data la difficile situazione non sorprende che i professionisti del settore abbiano cercato nuove vie per sviluppare il proprio marketing. E per chi non ci fosse arrivato da solo, Ryan Slack. CEO di GreenPearl Events , organizzazione specializzata in eventi di real estate, ha organizzato una due giorni di "scuola di social media" vicino a Central Park. Alla Real Estate Marketing and Technology Academy circa duecento esperti hanno preso appunti. «Per un’agente di real estate, i social media sono un modo per creare il proprio brand, bloggando informazioni che nessun altro può avere», ha spiegato Slack. Le regole da lui delineate sono fare attenzione a quello che gli altri siti scrivoni, impostando una google alert su di sè, essere costanti, provare tutti i nuovi mezzi, ma cercare poi quello più adatto alle proprie capacità. «Per essere un buon blogger devi essere un bravo scrittore», ragiona Slack. Esiste anche chi, come Ana Maria Sencovici, fondatrice del sito theapplepeeled.com, scrive al posto di chi non ha gran confidenza con le parole. Ma altri hanno scelto di fare da sé.
Un’agente italiana originaria di Ischia, Ivana Tagliamonte, Senior vice presidente di Halstead Property, è una delle facce più apprezzate del web del real estate, con i suoi video in cui introduce le proprietà sul mercato. Un approccio simile è stato adottato da Gus Waite, broker quarantenne pelato e dal caratteristico cappellino al contrario che si è messo nelle mani di esperti per avere consigli e trasformarsi nel “tuo agente di New York”. Da analfabeta tecnologico è diventato un aggiornatore costante del suo status su Facebook e distributore dei propri video via Youtube. Per farlo si è dato disciplina seguendo una lista di compiti quotidiani: domenica aggiornare il blog, lunedì twittare, martedì scrivere sui forum, e così via.
Tutti infatti lo sottolineano, per sfruttare davvero i social media bisogna essere costanti. E mentre alcuni brokers già mettono le loro proprietà in Four square - l’ultimo successo dei social media che consente di segnalare agli amici dove si è in ogni istante - c’è anche chi ricorda che non si può davvero fare tutto. «Si possono ignorare i social media? Assolutamente no, –dice Jacky Teplitzky , direttore dell’agenzia Prudential Douglas Elliman – negli Stati Uniti Facebook ha ormai superato Google per popolarità. Ma non si deve nemmeno strafare. E non bisogna fare l’errore di mischiare il personale con il professionale». Quindi Facebook, sì, ma evitare di postare foto mezze nudi, che poi anche i colleghi e clienti potranno vedere.
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