Con la “storica” agente immobiliare Francesca 7, qualche giorno fa, si discuteva intorno ad alcune problematiche attinenti al comportamento che il mediatore dovrebbe tenere nei confronti di quei proprietari - venditori troppo arroganti ed insolenti e che credono di avere un castello reale da proporre in vendita.
Io consigliavo, da perfetto profano, di seguire il consiglio dell’esperto agente immobiliare e fondatore di Immobilio Maurizio Zucchetti il quale ritiene si debbano “studiare” i clienti ad uno ad uno, circoscrivendoli nel loro aspetto caratteriale psicologico, per quanto possibile, prima di pianificare e predisporre un “piano di vendita” del loro immobile.
Se volete seguirmi cercherò di approfondire, ora, questo interessantissimo argomento.
Come appena detto, gli agenti immobiliari, per avere successo, devono essere degli ottimi “psicologi della prassi”, degli “analisti dell’azione”.
Devono, necessariamente, trattare con persone, caratteri, profili mentali differenti e molteplici. Il loro compito è di interpellarli con delicatezza e garbo, analizzarli con acume penetrante ma senza darlo a vedere.
Loro mansione precipua è riuscire ad incastrare tutte le tessere del mosaico della complessa procedura della compravendita per poter poi arrivare al rogito.
Loro funzione è, altresì, addentrarsi nell'animo delle persone che hanno di fronte e trovare per ognuna di essa il giusto approccio relazionale, per poi tentare, su questa base, la costruzione di una azione di collegamento tra venditore e compratore.
Cerchiamo di essere ancora più precisi nella nostra argomentazione.
Chi vende casa, infatti, vende in un certo senso se stesso, aliena in modo simbolico il suo carattere, il suo vissuto, la sua immagine della casa.
Il mediatore non venderà semplicemente una casa ma la rappresentazione allegorica che della casa farà il venditore che vive dinamiche e motivi molto personali, particolari ed intimi. In un qualche modo, il mediatore dovrà fare sua, questa raffigurazione soggettiva e traslata, interiorizzandola. Ma anche adattarla, naturalmente, alle aspettative del compratore.
Un lavoro ad intreccio di rimandi e controrimandi, un finissimo merletto all'uncinetto.
Il mediatore, se afferra il vero “motivo simbolico” della messa in vendita dell’immobile, si può dire che avrà in pugno il proprietario della casa e saprà come “gestirlo” nella relazione con il compratore. Che, a sua volta, costruirà un castello di bisogni ed esigenze...
Già, ma perché un proprietario di immobili, vende, nell'effettività concreta, una casa?
Per mancanza di soldi?
A causa di debiti?
Per un licenziamento?
Perché ha subito un improvviso ed imprevisto rovescio della sorte?
Perché deve urgentemente trasferirsi in un altra città o in un'altra Nazione per lavoro?
Per fuggire da vicini rumorosi e maleducati che spostato continuamente i mobili nottetempo?
Vende perché di fronte alla sua villa hanno aperto una discoteca e, adesso, non dorme più?
E’ in causa con l’amministratore, non lo desidera più vedere in faccia, perché altrimenti gli sale la pressione a 200 e vuole cambiare aria?
Perché ormai è rimasto solo (figli sposati altrove, moglie o marito deceduti…) e una casa così grande e silenziosa è superflua, dispersiva e mette tristezza?
Oppure i figli si sono fatti grandi, il marito ha avuto una bella progressione di carriera e allora si impone, per logistica e ruolo sociale, una casa più bella, spaziosa e sita in un quartiere più prestigioso…
Vende perché la città è sempre più rumorosa e inquinata, ha trovato una villetta in campagna, a due passi dal luogo di lavoro, e vuole trasferirsi lì…
Ha ereditato quest’immobile da una vecchia zia ma lui abita a 500 chilometri da qui, “ma che ci faccio di questa casa? E’ umida e malandata, occorrerà ristrutturala.. E’ un pensiero in più…Meglio disfarsene alla meglio e poi reinvestire i soldi in altri modi…”
Si è stufato di pagare l’affitto e adesso, possedendo un bel gruzzoletto, ha deciso di migliorare la sua posizione economica ed esistenziale diventando un proprietario con tutti i suoi vantaggi e prerogative?
Purtroppo si è sfasciato il matrimonio e allora….e qui i problemi ulteriori, anche abitativi, si complicano all'eccesso…
Ha cinque case oltre a quella di proprietà, si vuole disfare di una perché gli è venuto il ghiribizzo di investire in borsa…per vedere l'effetto che fa.
Tante persone, tante storie, vicende di vita vissuta, episodi della più banale quotidianità, tanta casistica…Tanto materiale da scriverci una nuova “commedia umana”.
Ma l’agente immobiliare esperto, accorto e sveglio già sa chi di questi “profili” di proprietari è facile alla vendita e chi invece temporeggerà fino all'esasperazione.
E si attrezzerà di conseguenza…con la sua strategia commerciale, con il suo criterio procedurale. Ma anche sentendosi sicuro del fatto suo e della sua professionalità.
Ma l’Agente Immobiliare è un pazientissimo ed freddissimo giocatore di scacchi, “condannato” a prevedere e ad anticipare le mosse dei clienti oppure rimane un semplice arbitro della situazione al centro del campo e della partita?
Ovvero è, come Penelope, un abile tessitore di tela capace, nella sua infinita pazienza, di cucirla e disfarla all'infinito, confondendo e tenendo a distanza la miriadi di Proci perditempo, finché non trova, alla fine, il suo Ulisse acquirente?
Ma qual’è, allora, il suo metodo, quale il suo disegno, quale le sua tecnica, quale il suo piano?
Ho volato troppo alto sulle ali della fantasia? Ho detto un mucchio di corbellerie?
E se, invece, l'agente immobiliare, fosse un semplice, comune, ordinario mediatore delle parti?
Io consigliavo, da perfetto profano, di seguire il consiglio dell’esperto agente immobiliare e fondatore di Immobilio Maurizio Zucchetti il quale ritiene si debbano “studiare” i clienti ad uno ad uno, circoscrivendoli nel loro aspetto caratteriale psicologico, per quanto possibile, prima di pianificare e predisporre un “piano di vendita” del loro immobile.
Se volete seguirmi cercherò di approfondire, ora, questo interessantissimo argomento.
Come appena detto, gli agenti immobiliari, per avere successo, devono essere degli ottimi “psicologi della prassi”, degli “analisti dell’azione”.
Devono, necessariamente, trattare con persone, caratteri, profili mentali differenti e molteplici. Il loro compito è di interpellarli con delicatezza e garbo, analizzarli con acume penetrante ma senza darlo a vedere.
Loro mansione precipua è riuscire ad incastrare tutte le tessere del mosaico della complessa procedura della compravendita per poter poi arrivare al rogito.
Loro funzione è, altresì, addentrarsi nell'animo delle persone che hanno di fronte e trovare per ognuna di essa il giusto approccio relazionale, per poi tentare, su questa base, la costruzione di una azione di collegamento tra venditore e compratore.
Cerchiamo di essere ancora più precisi nella nostra argomentazione.
Chi vende casa, infatti, vende in un certo senso se stesso, aliena in modo simbolico il suo carattere, il suo vissuto, la sua immagine della casa.
Il mediatore non venderà semplicemente una casa ma la rappresentazione allegorica che della casa farà il venditore che vive dinamiche e motivi molto personali, particolari ed intimi. In un qualche modo, il mediatore dovrà fare sua, questa raffigurazione soggettiva e traslata, interiorizzandola. Ma anche adattarla, naturalmente, alle aspettative del compratore.
Un lavoro ad intreccio di rimandi e controrimandi, un finissimo merletto all'uncinetto.
Il mediatore, se afferra il vero “motivo simbolico” della messa in vendita dell’immobile, si può dire che avrà in pugno il proprietario della casa e saprà come “gestirlo” nella relazione con il compratore. Che, a sua volta, costruirà un castello di bisogni ed esigenze...
Già, ma perché un proprietario di immobili, vende, nell'effettività concreta, una casa?
Per mancanza di soldi?
A causa di debiti?
Per un licenziamento?
Perché ha subito un improvviso ed imprevisto rovescio della sorte?
Perché deve urgentemente trasferirsi in un altra città o in un'altra Nazione per lavoro?
Per fuggire da vicini rumorosi e maleducati che spostato continuamente i mobili nottetempo?
Vende perché di fronte alla sua villa hanno aperto una discoteca e, adesso, non dorme più?
E’ in causa con l’amministratore, non lo desidera più vedere in faccia, perché altrimenti gli sale la pressione a 200 e vuole cambiare aria?
Perché ormai è rimasto solo (figli sposati altrove, moglie o marito deceduti…) e una casa così grande e silenziosa è superflua, dispersiva e mette tristezza?
Oppure i figli si sono fatti grandi, il marito ha avuto una bella progressione di carriera e allora si impone, per logistica e ruolo sociale, una casa più bella, spaziosa e sita in un quartiere più prestigioso…
Vende perché la città è sempre più rumorosa e inquinata, ha trovato una villetta in campagna, a due passi dal luogo di lavoro, e vuole trasferirsi lì…
Ha ereditato quest’immobile da una vecchia zia ma lui abita a 500 chilometri da qui, “ma che ci faccio di questa casa? E’ umida e malandata, occorrerà ristrutturala.. E’ un pensiero in più…Meglio disfarsene alla meglio e poi reinvestire i soldi in altri modi…”
Si è stufato di pagare l’affitto e adesso, possedendo un bel gruzzoletto, ha deciso di migliorare la sua posizione economica ed esistenziale diventando un proprietario con tutti i suoi vantaggi e prerogative?
Purtroppo si è sfasciato il matrimonio e allora….e qui i problemi ulteriori, anche abitativi, si complicano all'eccesso…
Ha cinque case oltre a quella di proprietà, si vuole disfare di una perché gli è venuto il ghiribizzo di investire in borsa…per vedere l'effetto che fa.
Tante persone, tante storie, vicende di vita vissuta, episodi della più banale quotidianità, tanta casistica…Tanto materiale da scriverci una nuova “commedia umana”.
Ma l’agente immobiliare esperto, accorto e sveglio già sa chi di questi “profili” di proprietari è facile alla vendita e chi invece temporeggerà fino all'esasperazione.
E si attrezzerà di conseguenza…con la sua strategia commerciale, con il suo criterio procedurale. Ma anche sentendosi sicuro del fatto suo e della sua professionalità.
Ma l’Agente Immobiliare è un pazientissimo ed freddissimo giocatore di scacchi, “condannato” a prevedere e ad anticipare le mosse dei clienti oppure rimane un semplice arbitro della situazione al centro del campo e della partita?
Ovvero è, come Penelope, un abile tessitore di tela capace, nella sua infinita pazienza, di cucirla e disfarla all'infinito, confondendo e tenendo a distanza la miriadi di Proci perditempo, finché non trova, alla fine, il suo Ulisse acquirente?
Ma qual’è, allora, il suo metodo, quale il suo disegno, quale le sua tecnica, quale il suo piano?
Ho volato troppo alto sulle ali della fantasia? Ho detto un mucchio di corbellerie?
E se, invece, l'agente immobiliare, fosse un semplice, comune, ordinario mediatore delle parti?