L’agente immobiliare è un ausiliario del commercio e contemporaneamente un professionista che, a causa delle peculiari e delicatissime caratteristiche sociali ed economiche del suo lavoro, deve rispettare un determinato codice deontologico di comportamento il cui scopo è impedire di ledere la dignità, il patrimonio, lo stato fisico o morale di chi sia oggetto del loro operato.
In breve, l’agente immobiliare è un “ausiliario del commercio” che tratta affari anche per milioni di euro, somma che molti professionisti, con tanto di ordine, al massimo possono sognare la notte…
Premesso questa intima e, finora, irrisolta contraddizione nella configurazione attiva del servizio di mediazione immobiliare, mi sapreste indicare quali sono quelle regole di condotta minime e quelle prestazioni professionali appena sufficienti perché un Agente Immobiliare possa definirsi tale, nel terzo millennio?
In altre parole, quale standard minimo di conoscenze, competenze, servizi, performance e di risultato il mediatore deve assicurare alla clientela, per potersi considerare, a ragione, di livello professionale?
Qual è il corrispettivo adeguato della provvigione?
I fasti romantici del sensale di strada, si sa, sono, ormai, sepolti nel passato remoto...