La riforma del Catasto è ancora lontana, il passaggio per il calcolo delle imposte da numero di vani ai metri quadrati richiede tempo, ma da oggi le visure catastali dell’Agenzia delle Entrate riportano i metri quadrati dell’immobile.
Non una rivoluzione epocale, ma un passaggio fondamentale che consente di valutare l’unico dato che in Italia non è mai calcolato in modo univoco. Da oggi questo numero esiste ed è ottenuto grazie all’incrocio dei dati delle visure catastali eseguite dai professionisti tramite internet attraverso il portale Sister, e dai proprietari tramite Fisconline, oltre che direttamente negli uffici provinciali del Territorio e negli sportelli catastali decentrati dei Comuni.
La novità riguarda le unità immobiliari urbane a destinazione ordinaria corredate da planimetria e iscritte nei gruppi A (abitazioni e uffici), B (uffici pubblici, ospedali, scuole e così via) e C (box auto, cantine, laboratori, magazzini e negozi). Il sistema online indicherà, per ognuna di queste unità, la superficie catastale, calcolata al lordo degli spazi accessori, nonché i metri quadrati ai fini dell’applicazione della Tari, la tassa sui rifiuti. Per le abitazioni, la metratura non comprende balconi, terrazzi e aree scoperte pertinenziali e accessorie.
I dati non hanno effetto ai fini fiscali dell’IMU e della Tasi, le quali verranno determinate ancora attraverso il vecchio sistema del numero dei vani per le case e gli uffici: il numero dei vani continua, quindi, a determinare la rendita catastale da cui discendono appunto le suddette due imposte sulla casa, l’imposta di registro sulle compravendite e il reddito fondiario degli immobili non locati.
La superficie catastale è comunque un’informazione utile ai fini della Tari: è ora possibile un riscontro per verificare la correttezza della base imponibile dell’imposta sui rifiuti. A condizione che la planimetria non sia difforme rispetto alla situazione di fatto del fabbricato. Se invece la planimetria è assente o superata, è necessario ricorrere a un Docfa, da presentare all’Agenzia delle Entrate da un altro tecnico abilitato.
I dati sulla superficie catastale degli appartamenti faranno emergere quella che è la principale iniquità del catasto: il calcolo, cioè, dell’imposizione fiscale sui vani e non sui metri quadri.
Per esempio, a parità di superficie e di tutte le altre variabili, un alloggio in un palazzo costruito negli anni Trenta può avere cinque vani, mentre la casa del vicino che abita in un condominio realizzato negli anni Settanta può arrivare anche a sette od otto vani, con un aumento del valore catastale del 50-60%.
fonte: monitorimmobiliare.it
Non una rivoluzione epocale, ma un passaggio fondamentale che consente di valutare l’unico dato che in Italia non è mai calcolato in modo univoco. Da oggi questo numero esiste ed è ottenuto grazie all’incrocio dei dati delle visure catastali eseguite dai professionisti tramite internet attraverso il portale Sister, e dai proprietari tramite Fisconline, oltre che direttamente negli uffici provinciali del Territorio e negli sportelli catastali decentrati dei Comuni.
La novità riguarda le unità immobiliari urbane a destinazione ordinaria corredate da planimetria e iscritte nei gruppi A (abitazioni e uffici), B (uffici pubblici, ospedali, scuole e così via) e C (box auto, cantine, laboratori, magazzini e negozi). Il sistema online indicherà, per ognuna di queste unità, la superficie catastale, calcolata al lordo degli spazi accessori, nonché i metri quadrati ai fini dell’applicazione della Tari, la tassa sui rifiuti. Per le abitazioni, la metratura non comprende balconi, terrazzi e aree scoperte pertinenziali e accessorie.
I dati non hanno effetto ai fini fiscali dell’IMU e della Tasi, le quali verranno determinate ancora attraverso il vecchio sistema del numero dei vani per le case e gli uffici: il numero dei vani continua, quindi, a determinare la rendita catastale da cui discendono appunto le suddette due imposte sulla casa, l’imposta di registro sulle compravendite e il reddito fondiario degli immobili non locati.
La superficie catastale è comunque un’informazione utile ai fini della Tari: è ora possibile un riscontro per verificare la correttezza della base imponibile dell’imposta sui rifiuti. A condizione che la planimetria non sia difforme rispetto alla situazione di fatto del fabbricato. Se invece la planimetria è assente o superata, è necessario ricorrere a un Docfa, da presentare all’Agenzia delle Entrate da un altro tecnico abilitato.
I dati sulla superficie catastale degli appartamenti faranno emergere quella che è la principale iniquità del catasto: il calcolo, cioè, dell’imposizione fiscale sui vani e non sui metri quadri.
Per esempio, a parità di superficie e di tutte le altre variabili, un alloggio in un palazzo costruito negli anni Trenta può avere cinque vani, mentre la casa del vicino che abita in un condominio realizzato negli anni Settanta può arrivare anche a sette od otto vani, con un aumento del valore catastale del 50-60%.
fonte: monitorimmobiliare.it