Angela Merkel,, ha dichiarato ieri, in un preoccupato intervento al Bundenstag, che “l'euro e' più che mai in pericolo. E se fallisce l'euro fallisce l'Europa”. Una frase netta e impressionante. Tale da preoccupare subito i mercati finanziari e le Borse , ipersensibili, secondo tradizione, di fronte a simili asserzioni dette senza complimenti.
“Occorre una svolta, ha insistito la Cancelliera, e riscrivere la più presto il Patto di Stabilità dell’UE”.
La situazione del deficit di bilancio di molti Stati europei è tale che occorre da ora in poi una politica di bilancio rigorosissima, un’erogazione responsabile del credito da parte dei mercati, sanzioni più forti per i Paesi con deficit fuori controllo e fissazioni di tempi certi per i rientro dei debiti pubblici e sanzioni per eventuali ritardi e sforamenti.
Insomma la festa è finita. Per tutti. I sogni sono finiti, amaro è il risveglio.
Con molta probabilità, i tagli della spesa pubblica, le riduzione della dipendenza di larghe fasce di popolazione dalle finanze pubbliche e dallo Stato Pantalone, e i contemporanei aumenti delle tasse riporteranno molti Paesi europei in recessione. Un fatto che a sua volta ridurrà, nel prossimo futuro, il gettito tributario, aumentando quindi il deficit fiscale degli Stati.
Il classico cane che si mangia la coda.
A questo punto gli Stati, drenando con la loro politica da economia di guerra, la liquidità, con la morsa a chiusura e contemporanea dell’aumento delle tasse e della riduzione della spesa sociale, innescheranno il meccanismo della deflazione, della caduta dei prezzi, del freno della spesa da parte dei consumatori.
Nel mercato immobiliare la deflazione non sarebbe da vedere come un male se costringesse il mercato dell’offerta a ridurre il prezzo degli immobili di quel zoccolo duro del 15% o 20% necessario per innescare finalmente il meccanismo virtuoso della ripartenza delle trattative e della conclusione degli affari.
Gli operatori della compravendita immobiliare cosa ne pensano?
“Occorre una svolta, ha insistito la Cancelliera, e riscrivere la più presto il Patto di Stabilità dell’UE”.
La situazione del deficit di bilancio di molti Stati europei è tale che occorre da ora in poi una politica di bilancio rigorosissima, un’erogazione responsabile del credito da parte dei mercati, sanzioni più forti per i Paesi con deficit fuori controllo e fissazioni di tempi certi per i rientro dei debiti pubblici e sanzioni per eventuali ritardi e sforamenti.
Insomma la festa è finita. Per tutti. I sogni sono finiti, amaro è il risveglio.
Con molta probabilità, i tagli della spesa pubblica, le riduzione della dipendenza di larghe fasce di popolazione dalle finanze pubbliche e dallo Stato Pantalone, e i contemporanei aumenti delle tasse riporteranno molti Paesi europei in recessione. Un fatto che a sua volta ridurrà, nel prossimo futuro, il gettito tributario, aumentando quindi il deficit fiscale degli Stati.
Il classico cane che si mangia la coda.
A questo punto gli Stati, drenando con la loro politica da economia di guerra, la liquidità, con la morsa a chiusura e contemporanea dell’aumento delle tasse e della riduzione della spesa sociale, innescheranno il meccanismo della deflazione, della caduta dei prezzi, del freno della spesa da parte dei consumatori.
Nel mercato immobiliare la deflazione non sarebbe da vedere come un male se costringesse il mercato dell’offerta a ridurre il prezzo degli immobili di quel zoccolo duro del 15% o 20% necessario per innescare finalmente il meccanismo virtuoso della ripartenza delle trattative e della conclusione degli affari.
Gli operatori della compravendita immobiliare cosa ne pensano?