Che la crisi immobiliare attuale sia completamente diversa da quella che ha colpito il mercato nel 1990-1997 risiede nelle lettura integrale della serie storica del numero di compravendite del periodo in questione: nel 1990 furono stipulate 517.085 compravendite immobiliari nel 1997 ne furono stipulate addirittura di più: 523.646.
1990 517.085 1991 555.888 1992 465.373 1993 501.891
1994 495.178 1995 502.468 1996 483.782 1997 523.646.
Tra questi due estremi le compravendite annua non si discostarono, in più o in meno, dalla media di 500.000 annue. Era un mercato che si mostrava come estremamente stabile, quindi.
Eppure, tra il 1990 e 1997, le quotazione degli immobili crollarono, improvvisamente e rovinosamente, del 50% in media, con punte in città come Roma del 65%! Una cosa inaudita! Una festa, addirittura un giulebbe per chi avesse voluto comprare la casa dei suoi sogni!
La cause di questo sconquasso andavano evidentemente ricercate in altra parte e non nel crollo del numero dei rogiti.
Chi lega l’andamento della riduzione o dell’aumento del prezzo degli immobili, in modo diretto e causale, al calo o alla crescita del volume di vendita delle unità immobiliari, evidentemente falla.
L’andamento, in su o in giù, del numero delle alienazioni può essere un fattore, una concausa della formazione dei prezzi, ma non L’UNICO ELEMENTO DETERMINANTE.
La controprova di quanto appena sopra dichiarato, è data nella presa in considerazione dell’andamento del numero delle compravendite del periodo che delimita, almeno fino ad ora, l’attuale crisi del mercato immobiliare che, a detta di tutti gli operatori immobiliari di Immobilio, è PIU’ GRAVE di quella del 1991 – 1997. Molti l’hanno catalogata come crisi sistemica se non addirittura epocale (vedi Sunrise).
Dal 2007 al 2012 il numero delle compravendite immobiliari è passato da 800.000 a circa 500.000 (dati stimati per l’anno in corso) con un crollo di quasi il 40% nella loro cifra tonda.
2006 800.000 2007 780.000 2008 680.000 2009 610.000 2010620.000 2011 570.000' 2012 (dati previsti) 500.00 circa.
Un vero sbatacchio delle contrattazioni che, però, non ha portato alla slavina dei prezzi (a differenza del “ciclo” del 1991 - 1997).
Persino oggi, il Corriere della Sera Economia, in un’inchiesta, riportava, in diretta, un calo sì dei prezzi delle case ma non drammatico (venditori disposti a fare uno “sconticino” ma solo del 5 -10%) e con alcune zone metropolitane storiche o signorili addirittura in controtendenza (Roma, zona Colosseo +4%).
Se la formazione dei prezzi immobiliari fosse, sul serio, influenzato esclusivamente dall’andamento dei numeri delle compravendite, a quest’ora, i prezzi delle case starebbero sotto le suola dei compratori che potrebbero camminare sulle loro rovine e organizzare una gozzoviglia crapulona…
Ma le cose, sicuramente, non stanno così.
Chi vuole acchiappare, a volo, l’affare del secolo deve rimandare la festa di qualche lasso…
Nel 1992, l'acquirente ha inforcato un veloce e maneggevole ciclo,
nel 2012, l'acquirente ha, invece, a disposizione un più lento e macchinoso monopattino per raggiungere la meta.
Comunque, auguri di cuore.
1990 517.085 1991 555.888 1992 465.373 1993 501.891
1994 495.178 1995 502.468 1996 483.782 1997 523.646.
Tra questi due estremi le compravendite annua non si discostarono, in più o in meno, dalla media di 500.000 annue. Era un mercato che si mostrava come estremamente stabile, quindi.
Eppure, tra il 1990 e 1997, le quotazione degli immobili crollarono, improvvisamente e rovinosamente, del 50% in media, con punte in città come Roma del 65%! Una cosa inaudita! Una festa, addirittura un giulebbe per chi avesse voluto comprare la casa dei suoi sogni!
La cause di questo sconquasso andavano evidentemente ricercate in altra parte e non nel crollo del numero dei rogiti.
Chi lega l’andamento della riduzione o dell’aumento del prezzo degli immobili, in modo diretto e causale, al calo o alla crescita del volume di vendita delle unità immobiliari, evidentemente falla.
L’andamento, in su o in giù, del numero delle alienazioni può essere un fattore, una concausa della formazione dei prezzi, ma non L’UNICO ELEMENTO DETERMINANTE.
La controprova di quanto appena sopra dichiarato, è data nella presa in considerazione dell’andamento del numero delle compravendite del periodo che delimita, almeno fino ad ora, l’attuale crisi del mercato immobiliare che, a detta di tutti gli operatori immobiliari di Immobilio, è PIU’ GRAVE di quella del 1991 – 1997. Molti l’hanno catalogata come crisi sistemica se non addirittura epocale (vedi Sunrise).
Dal 2007 al 2012 il numero delle compravendite immobiliari è passato da 800.000 a circa 500.000 (dati stimati per l’anno in corso) con un crollo di quasi il 40% nella loro cifra tonda.
2006 800.000 2007 780.000 2008 680.000 2009 610.000 2010620.000 2011 570.000' 2012 (dati previsti) 500.00 circa.
Un vero sbatacchio delle contrattazioni che, però, non ha portato alla slavina dei prezzi (a differenza del “ciclo” del 1991 - 1997).
Persino oggi, il Corriere della Sera Economia, in un’inchiesta, riportava, in diretta, un calo sì dei prezzi delle case ma non drammatico (venditori disposti a fare uno “sconticino” ma solo del 5 -10%) e con alcune zone metropolitane storiche o signorili addirittura in controtendenza (Roma, zona Colosseo +4%).
Se la formazione dei prezzi immobiliari fosse, sul serio, influenzato esclusivamente dall’andamento dei numeri delle compravendite, a quest’ora, i prezzi delle case starebbero sotto le suola dei compratori che potrebbero camminare sulle loro rovine e organizzare una gozzoviglia crapulona…
Ma le cose, sicuramente, non stanno così.
Chi vuole acchiappare, a volo, l’affare del secolo deve rimandare la festa di qualche lasso…
Nel 1992, l'acquirente ha inforcato un veloce e maneggevole ciclo,
nel 2012, l'acquirente ha, invece, a disposizione un più lento e macchinoso monopattino per raggiungere la meta.
Comunque, auguri di cuore.