Graf

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Confesso di aver organizzato, una specie di tavola rotonda sull’argomento, sempre attuale anche se, da qualche tempo, meno scottante (escludendo certi piedi..), del Franchising.
Domanda iniziale.
Il fenomeno del Franchising, una filosofia aziendale prettamente anglosassone, perché si è imposto, ottenendo un largo successo, anche in Italia, Paese abitato da persone piuttosto individualiste, aduse a fare “pappa e ciccia” per se e per la propria famiglia, infischiandosene degli altri?
Il Franchising, a rigore di logica, col suo rigido inquadramento centralistico e “collettivistico” dei comportamenti e delle azioni commerciali, all’inizio, poco sembrava conforme alla mentalità un po’ disordinata, indipendente e libera dell’italiano medio, abituato a coltivare solamente il suo “particolare”.
Eppure esso, bisogna riconoscerlo francamente, ha attecchito, messo radici e cresciuto, assumendo una posizione strategica e un ruolo centrale, come fenomeno commerciale, perfino nel settore dell’intermediazione immobiliare.
Perchè, dunque, il loro successo?

Immaginiamo una tavola rotonda alla quale partecipano stimati e conosciuti operatori immobiliari come Zucchetti, Roby, Troise, Bagudi, Limpida, Impittaro, ImmoDavide, Antonello, Pensoperme, Brancatelli. Moderatore Graf.
Altri illustri mediatori di Immobilio, benché invitati, hanno gentilmente declinato l’invito per impegni contratti precedentemente.

Questo il mio intervento iniziale:
Credo anche io che i franchising, anzi il franchising come filosofia aziendale, abbia rovinata la reputazione dei agenti immobiliari, l’abbiano involgarita, perlomeno non l'abbaiano nobilitata e migliorata agli occhi dell’utenza.
Lo sfruttamento sistematico di frotte di giovincelli inconsapevoli, “irresponsabili” e incravattati, il loro uso fino ad esaurimento “scorte” di legami familiari di amicizie e conoscenze, l’aggressività petulante ed irritante nei confronti di chi ha intenzione di vendere casa, l’irruenza delle loro campagne pubblicitarie a tamburo battente, il concetto del guadagno come feticcio e misura di ogni successo, la tensione, che si può tramutare presto in angoscia, verso obbiettivi di vendita e di budget sempre più gravosi, l’occupazione manu militare di ogni angolo della città dei loro punti vendita, la divisione del mercato cittadino in zone d’influenze, come se si trattasse quasi di una spartizione, mi si scusi del paragone, tra clan della malavita; ecco, io credo che tutto questo abbia contribuito ad imbarbarire i rapporti umani e commerciali all’interno del mondo immobiliare e ad erodere la fiducia tra gli agenti e la clientela.
Sono un passatista, un conservatore che ha nostalgia del “buon sensale di piazza”?
Un cantore del buon tempo antico che non tornerà più?
No; sono solo una persona convinta che “il rapporto umano” è fondamentale anzi indispensabile per il successo in campo commerciale e professionale. Valgono le competenze, la tenacia, la volontà di fare e riuscire ma vale molto di più lo slancio altruistico vero il cliente, il “gesto” generoso verso chi vende e compra una casa che è assalito da mille dubbi e perplessità e che l’agente deve chiarire secondo buona fede magari anche mettendo in conto di perdere l’”affare”.
Mediare tra compratore e venditore, smussare gli angoli, piallare gli spigoli, trovare un accordo non significa far istaurare un rapporto di amicizia, di confidenza di stima tra compratore e venditore?
E di questa “relazione tra umani” non è il mediatore l’artefice?
Come non essere orgogliosi di tutto questo?
Non è questo il vero progresso, il “domani” della professione immobiliare?
Insomma la “strategia commerciale ed aziendale sempre vincente” è quella di considerare il cliente una persona a tutti gli effetti, non un pollo da spennare.
Ma la “mission” del franchising immobiliare valuta tutto questo, prende in considerazione il “fattore umano”?
Ne dubito fortemente.
Il problema è che "mediare" è un'azione prettamente "umana". Impegna cuore, intelligenza, generosità, apertura all'altro, capacità di mettere le parti nella condizione di saper rinunciare a qualcosa a favore della controparte...
La mediazione non è vendere un oggetto, produrre un bene di consumo alla catena di montaggio...
"Fare produzione" e "fattore umano" sono, per me, incompatibili.

Maurizio Zucchetti interviene immediatamente, per ampliare il discorso e legarlo alla sua esperienza di lavoro:

Assolutamente d'accordo con te, Graf! Disapprovo fortemente il franchising come filosofia di lavoro, pur riconoscendo che anche lì si possono trovare brave persone, nonostante la struttura!
Il mio metodo di lavoro, ormai è risaputo, è agli antipodi della filosofia del franchising.
Ma mi ci trovo benissimo, ho le mie soddisfazione morali, umane e professionali, anzi se dovessi dipendere ancora da “un superiore” cambierei ancora lavoro!

Roby aggiunge appena dopo:

E' strarisaputo che i Franchising lavorano sulla quantità e non sulla qualità. Ma questa catena di montaggio alla fine stritola sia i mediatori che i clienti.

Antonio Troise non è dello stesso parere:

Io ho dei debiti morali nei confronti del Franchising;
per me è stata un’ottima scuola: senza di esso non sarei diventato quell’agente immobiliare esperto che oggi sono.

Interviene da Messina Stefania Brancatelli:

Salve a tutti, come state?
Ho avuto contatti con diverse agenzie e con il modus operandi di diversi agenti, in fondo Messina non è grandissima, ma il modo di operare di quelli che operano nel franchising mancavano di quel vero interesse per il cliente, per il lato “umano” del lavoro, il quale, invece, con l'agenzia con cui lavoro, è l’obbiettivo primario. Che lavoro sarebbe il nostro se puntassimo solo al guadagno, lasciando insoddisfatti i clienti?
Per me sarebbe come gettarsi la zappa sui piedi; fare terra bruciata intorno a se. Un suicidio commerciale. Possibile che i franchising non lo capiscono?

L’intervento di Bagudi è più articolato:

Condivido l'intervento iniziale di Graf,
Io, nella professione, ho sempre agito da "persona" oltre che da venditrice e questo mi è sempre stato riconosciuto dai clienti, con i quali sono quasi sempre riuscita a creare un rapporto di rispetto reciproco e di fiducia.
Non sarei capace di lavorare solo per il profitto, non fa proprio parte della mia natura, e mi fanno un po’ pena - ma spesso rabbia - alcuni colleghi dei franchising così irrigiditi nei loro rituali...
E' chiaro che quello che conta è il tipo di persona che si trova a fare quel lavoro, e penso anche che, in un periodo di crisi come questo, anche quelli che vorrebbero lasciare il franchising non hanno il coraggio di farlo: chi può dargli torto ?
Quantomeno si trovano sotto una campana privilegiata dal punto di vista della "apparenza": chi non conosce il marchio verde ? Con tutta la pubblicità, in prima serata, che hanno fatto, lavorano per forza !
Poi vi faccio una confidenza… Devo dirvi che, due anni fa, ho comprato casa proprio da LORO, I VERDI!
OK, l’agente immobiliare non era proprio un ragazzotto incravattato e arrogante, anzi era piuttosto anziano e però, mi sono trovata bene, sono stata soddisfatta nelle mie esigenze abitative, pur essendo una collega piuttosto che una cliente.

Impittaro è più conciso:
Sono d'accordo con Graf…
In linea di massima chi lavora in un franchising lo riconosci dal fatto che è sempre un pompato e che a sentirlo, solo lui sa come vendere un immobile…e che gli altri mediatori non sono nessuno.

Limpida è stringata, incisiva ed essenziale:
I Franchising? Tutte chiacchiere, cravatte e distintivo. Io non mi fido di loro.

L'acuto Pensoperme svolge un intervento di grande densità:
Mi fai accorgere, caro Graf, che la dissonanza cognitiva non è una prerogativa degli agenti che lavorano in Franchising.
Qui il problema non sono i Franchising , ma il Franchising che non porta contatti che i clienti ritengono di qualità; infatti, per me, non è questione di Franchising sì o Franchising no, ma di qualità di contatti. Sono innanzitutto il numero di clienti scovati e portati che fanno contento il proprietario che a questo punto se ne infischia se il compratore è stato portato dal Franchising o da un agente indipendente . In questo caso sono i clienti che imperano, non certo gli agenti immobiliari, e sono loro che determinano come deve essere o come non deve essere un franchising, ma se loro non sono contenti, ogni tentativo di trovare "scuse" è penoso, nello stesso modo, se detto da un Franchising o meno; aggiungo che mai un’ insegna Verde o Viola potrebbero giustificare le cose ingiustificabili. I Franchising sono tanti, ma noi clienti andiamo sempre sui 3 o 4 maggiori. Quindi i discorsi da fare sono pochi e le chiacchiere stanno a zero e solo l'impostazione di un metodo di lavoro può fare la differenza, se un Franchising vuole esser migliore di un altro deve piacere ai clienti paganti, che lo premieranno con il passaparola che farà di lui il Franchising migliore. Noi clienti andiamo dove il contenuto è più di qualità, intendendo come qualità la completa risposta alle nostre richieste.
Se l’agente indipendente ha una risposta più COMPIUTA del mediatore Verde o Viola che sia, ecco che la sua qualità di metodo e di lavoro diventerà un’ autorità la cui supremazia rimedierà alla mancanza di un kow how di tipo centrale e che si irradia dal centro alla periferia.
Se lavori meglio, te ne sbatti se hai NON HAI un brand che fa pubblicità a tappeto alla otto di sera nella televisioni generaliste. La qualità del tuo lavoro di agente diventa essa stessa un marchio di valore!

Il giovane agente ImmoDavide da Milano ha una posizione più morbida:
Franchising o ditta indipendente?
Penso sempre che la differenza la faccia la persona. E' anche vero che chi lavora nei franchising si monta la testa e pensa che lui sia "Il meglio" di tutto e tutti...ma a volte i risultati gli danno ragione. E' vero che hanno un metodo aggressivo, ma a volte funziona! Se un cliente medio deve dare l'incarico ad un’ agenzia, va dal mediatore educato che gli ha proposto solo una volta e in modo pacato la collaborazione o da quello entusiasta, insistente e straconvinto di quello che vuole?
Secondo me gli agenti indipendenti dovrebbero collaborare molto di più tra loro. Fare sistema.
Sarà possibile?

Poi è il turno di Antonello, dalla Costa Smeralda:
Già, qual sarà il pensiero di Antonello sul nostro argomento?
Lasciamo che ce lo comunichi lui stesso di persona…..
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:):):):):)


Poi, sentito il parere di Antonello, i nostri illustri interlucutori continuano la discussione, appassionandosi sempre di più all'argomento:

:innamorato::amore::innamorato::amore::idea::idea::domanda::affermazione::affermazione::domanda::soldi::soldi::fiore::occhi_al_cielo::sorrisone::sorrisone::sorrisone::rabbia::fiore::amore::amore::disappunto::disappunto::disappunto::disappunto::idea::idea::fico::disappunto::disappunto::disappunto::amore::amore::applauso::applauso::stretta_di_mano::stretta_di_mano::stretta_di_mano::stretta_di_mano::stretta_di_mano::stretta_di_mano::stretta_di_mano:


Mi piacerebbe seguirla ancora un pò!
Credo che sarà interessante, ricca di spunti e di stimoli...:applauso::applauso::applauso:
Forza, allora!
 

studiopci

Membro Storico
Anche se non invitato ( forse per il colore della mia pelle :risata::risata: ) potrei sedermi anche io? ... ah grazie ... se sposti un pò la sedia ... ecco così... ok ci sono... dunque si parlava di franchising... allora quando penso al franchising penso a Luciano De Crescenzo, nella scena in cui lui spiega la differenza tra gente del Nord e gente del Sud... definendo quelli del Nord più freddi, lucidi, produttivi e quindi che fanno la doccia ( veloce, sbrigativa ed essenziale allo scopo ) mentre quelli del Sud amanti del bagno ( rilassante, poco essenziale ma che ti consente di dedicare più tempo al tuo piacere) , perchè più propensi al rapporto umano, al caldo , al sole... ecco io penso che la differenza risieda in questo, i franchising amano la doccia , sono imprenditori, calcolatori, attenti alla produttività, freddi, il loro credo è il bilancio finale e il raggiungimento dell'utile non importa come, una catena di montaggio per intenderci, mentre gli Agenti Immobiliari solitari amano il bagno, hanno scelto questo lavoro per scelta consapevole, per il gusto di farlo, peril piacere / odio che ti da il rapporto con il cliente, per i caffè al bar, per le passeggiate in strada ... insomma per il contatto umano e la sensazione di " essere vivo " che ti procura ogni volta, con uno sguardo anche al guadagno...ma che non è lo scopo principale.
 

Antonio Troise

Membro Storico
Agente Immobiliare
Antonio Troise non è dello stesso parere:
Io ho dei debiti morali nei confronti del Franchising; per me è stata un’ottima scuola: senza di esso non sarei diventato quell’agente immobiliare esperto che oggi sono.

Non ricordo di esserci stato a questa tavola rotonda, ma è esattamente quello che io avrei detto :ok:

Complimenti Graf, con questo post ti sei superato :applauso::applauso::applauso::applauso::ok:
 

Graf

Nominato ad Honorem
Membro dello Staff
Privato Cittadino
Non ricordo di esserci stato a questa tavola rotonda, ma è esattamente quello che io avrei detto

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Comincio a conoscervi un pò....
 

pensoperme

Membro Storico
Privato Cittadino
Non avrei puntato sul discorso franchising/no-franchising ma quanto a me riferito non trova alcuna obiezione da parte mia, forse avrei allargato il discorso...
 

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