L’ istruzione e la formazione commerciale che è dietro il franchising immobiliare ha dirozzato e formato fior di agenti immobiliari indirizzandoli verso il successo professionale…Però…
Permettetemi una domanda leggermente indiscreta: ma il franchising immobiliare, in questi tempi di grave crisi, è ancora vantaggioso per l’affiliato?
Nel momento nel quale il titolare di una società immobiliare dovrebbe fare una implacabile spending review (ora si usa dire così) sul versante delle spese al fine di riuscire a far quadrare i conti, i costi fissi legati al rapporto di franchising non potrebbero rivelarsi un zavorra un po’ troppo pesante? Addirittura un boomerang?
Non credo che il titolare di un’ agenzia in franchising abbia accresciuto il suo volume di affare e, quindi, i suoi guadagni negli anni successivi al 2008 …Anzi li avrà visti, via via, sempre più smagriti, sotto i suoi occhi preoccupati.
Allora, dove va a collocarsi il vantaggio competitivo che il sistema franchising dovrebbe garantire concretamente al fedele affiliato? In realtà, esso esiste, nella sua tangibile materialità?
Nel 2006, anche il più cane sciolto dei mediatori vendeva senza difficoltà i suoi immobili…Perché avrebbe dovuto dividere i guadagni con un’entità che in ufficio non sarebbe mai venuta ad aiutarlo?
Nel 2015, il franchising non possiede le virtù miracolose per la moltiplicazione dei pani e dei pesci…Ma allora?
Girando per la città, ho notato che qualche agente immobiliare ha ripudiato la formula commerciale dell’affiliazione e si è reso autonomo… Però i negozi immobiliari in franchising sono ancora molti diffusi, evidentemente è una formula che funziona ancora e alla quale i mediatori ripongono tuttora molta fiducia.
Perché in Italia non si riesce, neanche sotto lo scudiscio affilato di una crisi nera, a fare sistema, a creare un associazione nazionale e generale tipo MLS?
Nel 2015 c’è internet, il web, ci sono i social network…
Creare sinergie e condividere esperienze e lavoro non dovrebbe essere difficile. Andare oltre il franchising si può.
Il solito, atavico individualismo italico che fa ancora ostacolo?
Permettetemi una domanda leggermente indiscreta: ma il franchising immobiliare, in questi tempi di grave crisi, è ancora vantaggioso per l’affiliato?
Nel momento nel quale il titolare di una società immobiliare dovrebbe fare una implacabile spending review (ora si usa dire così) sul versante delle spese al fine di riuscire a far quadrare i conti, i costi fissi legati al rapporto di franchising non potrebbero rivelarsi un zavorra un po’ troppo pesante? Addirittura un boomerang?
Non credo che il titolare di un’ agenzia in franchising abbia accresciuto il suo volume di affare e, quindi, i suoi guadagni negli anni successivi al 2008 …Anzi li avrà visti, via via, sempre più smagriti, sotto i suoi occhi preoccupati.
Allora, dove va a collocarsi il vantaggio competitivo che il sistema franchising dovrebbe garantire concretamente al fedele affiliato? In realtà, esso esiste, nella sua tangibile materialità?
Nel 2006, anche il più cane sciolto dei mediatori vendeva senza difficoltà i suoi immobili…Perché avrebbe dovuto dividere i guadagni con un’entità che in ufficio non sarebbe mai venuta ad aiutarlo?
Nel 2015, il franchising non possiede le virtù miracolose per la moltiplicazione dei pani e dei pesci…Ma allora?
Girando per la città, ho notato che qualche agente immobiliare ha ripudiato la formula commerciale dell’affiliazione e si è reso autonomo… Però i negozi immobiliari in franchising sono ancora molti diffusi, evidentemente è una formula che funziona ancora e alla quale i mediatori ripongono tuttora molta fiducia.
Perché in Italia non si riesce, neanche sotto lo scudiscio affilato di una crisi nera, a fare sistema, a creare un associazione nazionale e generale tipo MLS?
Nel 2015 c’è internet, il web, ci sono i social network…
Creare sinergie e condividere esperienze e lavoro non dovrebbe essere difficile. Andare oltre il franchising si può.
Il solito, atavico individualismo italico che fa ancora ostacolo?
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