Provo a dir la mia impressione da profano.
1) in primis direi che sulla questione, la gestione catastale del diritto di abitazione non è rigorosa : tale diritto non è (era) contemplato nelle scelte a tendina proposte dal Sw Voltura: come tale poteva solo essere riportato come nota ( ho fatto personalmente la successione e voltura di mia moglie 11 anni fa). Non so se oggi l’impostazione della procedura unificata abbia introdotto migliorie.
Infatti leggo sopra che per il catasto tale abbinamento viene comunque riportato non come nuda proprietà + uso, ma piena (+uso? )
2) In ogni caso, la necessaria semplificazione concettuale dello schema catastale, rende difficile “rappresentare” le infinite variabili del mondo reale
3) Apparentemente direi che chi ha predisposto DS e voltura ha probabilmente fatto un errore concettuale, non forzando eventualmente l’assorbimento del nascente diritto di abitazione nella piena proprietà acquisita; non credo che fosse consapevole del risvolto giuridico sopra citato ( impignorabilità del diritto di abitazione) .
4) Banalmente mi chiederei pure se fosse corretto attribuire solo 1/2 di diritto: vero è che il marito possedeva solo 1/2: ma indiviso. E il diritto di abitare o è pieno o non è.
5) Non so invece rispondere riguardo all’aspetto concettuale giuridico: se sono vere (e lo sono) le considerazioni sulla automaticità del legato e sulla non pignorabilità di tale diritto, potrebbe aver avuto un senso mantenere entrambi i diritti (a parte il 1/2 o intero) proprio per separare i destini dei due: allora mi chiedo se sia opzionale o obbligatorio assorbire il diritto di abitazione nella piena proprietà.
Nella fattispecie, salvo quanto accennato al punto 5, la soluzione catastale parrebbe assimilabile a quella di cancellazione del l’usufrutto: il “Catasto” non è mai stato un campione di finezza giuridica e presumo accoglierebbe facilmente tale pratica.
Dopodiché il notaio non troverà ostacoli alla donazione