A me, questa storia della Patrimoniale, sia nella versione propugnata da Giuliano Amato ( “il rieccolo” della politica italiana), di una tassa una tantum, ma spalmata in due anni, che colpirebbe un terzo degli italiani più ricchi, sia nella versione sostenuta dal Banchiere e Professore universitario di economia aziendale alla Sapienza Pellegrino Capaldo, dell’ipoteca a pagamento dilazionato sul patrimonio immobiliare privato, non mi sconfiffera neanche un po’.
Anzi, mi fa proprio schifo.
Semplicemente mi ripugna l’idea di una drastica tassazione patrimoniale, da lacrime e sangue, per ridurre del 33% il debito pubblico e portarlo da 1200 a 800 miliardi di euro.
Sarebbe “privatizzare”, surrettiziamente, il debito pubblico, trasferirlo, in modo vigliacco, dal bilancio dello Stato sui bilanci familiari dei cittadini italiani, in modo brutale e quasi dispotico, senza che questi possano fare qualcosa per contrastare tale azione fiscale illiberale e oppressiva.
Sarebbe un vero esproprio impositivo, realizzata da una “Casta di Mezze Calzette”, come direbbe il mio conterraneo Panfilo Gentile, alquanto squalificata e poco affidabile.
Immaginate 30.000 euro di tasse patrimoniali richieste, un due “comode” tranche annuali, a circa 8 milioni di famiglie italiane…( Versione firmata Giuliano Amato)
Oppure congetturate, con la vostra immaginazione, sulla mannaia del 12.5 % di tasse a carico del venditore sulla somma realizzata per ogni compravendita immobiliare ( Versione firmata da Pellegrino Capaldo).
E andrebbe già di lusso, per voi agenti immobiliari, che l’amministrazione finanziaria non statuisse, questa volta, per la vostra responsabilità in solido…
Già mi immagino le astute sottigliezze retoriche di Amato, le appassionate perorazioni accademiche di Capaldo, i richiami colti di storici ed intellettuali, gli appelli "responsabili" dei grandi Direttori dei quotidiani nazionali, le vibranti esortazioni di tanti politici della Casta ( non di Casini, però, per via del suocero…): "stiamo festeggiando, quest’anno, il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia, all’uopo occorre, per salvare la nostra cara Italia, uno sforzo eccezionale di “solidarietà nazionale” da parte di tutti i cittadini e bla, bla, bla, riblablà e ririblablablà…."
Meno male che io non la bevo. Per fortuna sono un apota.
Anzi, già me li immagino molti esponenti della Casta delle Mezzecalzette, che perde il pelo ma non il vizio, ricominciare daccapo, come se niente fosse successo, allegramente ed irresponsabilmente, con la nota e familiare politica delle spesa pubblica, dopo aver succhiato il sangue agli italiani meglio di Dracula, con la scusa che il debito ormai è stabilizzato e messo al sicuro…
I politici hanno, non per niente, come corredo professionale, una faccia di bronzo ma una faccia di bronzo...
Ritengo, naturalmente - necessario, – ci mancherebbe altro! - per il futuro del nostro Paese, affrontare con determinazione il nodo del macigno storico del debito pubblico. Ma la strada per cogliere questi obiettivi non e' certo quella della riproposizione di vecchie o nuove patrimoniali a carico dei privati. In una prospettiva riformista e liberalizzatrice penso, invece, che per abbattere il debito pubblico ci sia, ancora, tanto patrimonio pubblico vendibile e ci siano privatizzazioni ancora praticabili, anche e soprattutto al livello degli enti locali.
In una corretta prospettiva di politica economica, l’improvvisa “riduzione virtuosa” del debito pubblico di 400 miliardi di euro attraverso una patrimoniale, non porterebbe a recidere definitivamente la giugulare della nostra economia già così anemica e debilitata? Con risultati catastrofici anche in termini di sicurezza, ordine pubblico se non di “tenuta” democratica?
Ad infiacchire ulteriormente i consumi attualmente già “stanchi” ?
A scoraggiare definitivamente gli investimenti produttivi, già così rari ed occasionali?
A far fuggire, di nuovo, i capitali all’estero?
A rimandare al prossimo turno l’agognata ripresa economica?
Una “bella patrimoniale” inesorabile e draconiana, prevalentemente su immobili o transazioni immobiliari, non rappresenterebbe un grave preoccupazione per voi agenti immobiliari?
Il mercato immobiliare, già malandato, come ne verrebbe fuori?
Pensate che le tasche di voi operatori saranno ancora meno piene oppure, paradossalmente, un crollo generale e diffuso dei valori immobiliari, causa patrimoniale, potrebbe favorire, alla lunga, una bella e prepotente ripresa del numero degli affari?
P.S.
Siccome il Sultano Berlusconi è ferocemente ( e giustamente ) contro la patrimoniale, i suoi “nemici” stanno già lavorando, alacremente e volenterosamente, per la sua trionfale rielezione…
Anzi, mi fa proprio schifo.
Semplicemente mi ripugna l’idea di una drastica tassazione patrimoniale, da lacrime e sangue, per ridurre del 33% il debito pubblico e portarlo da 1200 a 800 miliardi di euro.
Sarebbe “privatizzare”, surrettiziamente, il debito pubblico, trasferirlo, in modo vigliacco, dal bilancio dello Stato sui bilanci familiari dei cittadini italiani, in modo brutale e quasi dispotico, senza che questi possano fare qualcosa per contrastare tale azione fiscale illiberale e oppressiva.
Sarebbe un vero esproprio impositivo, realizzata da una “Casta di Mezze Calzette”, come direbbe il mio conterraneo Panfilo Gentile, alquanto squalificata e poco affidabile.
Immaginate 30.000 euro di tasse patrimoniali richieste, un due “comode” tranche annuali, a circa 8 milioni di famiglie italiane…( Versione firmata Giuliano Amato)
Oppure congetturate, con la vostra immaginazione, sulla mannaia del 12.5 % di tasse a carico del venditore sulla somma realizzata per ogni compravendita immobiliare ( Versione firmata da Pellegrino Capaldo).
E andrebbe già di lusso, per voi agenti immobiliari, che l’amministrazione finanziaria non statuisse, questa volta, per la vostra responsabilità in solido…
Già mi immagino le astute sottigliezze retoriche di Amato, le appassionate perorazioni accademiche di Capaldo, i richiami colti di storici ed intellettuali, gli appelli "responsabili" dei grandi Direttori dei quotidiani nazionali, le vibranti esortazioni di tanti politici della Casta ( non di Casini, però, per via del suocero…): "stiamo festeggiando, quest’anno, il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia, all’uopo occorre, per salvare la nostra cara Italia, uno sforzo eccezionale di “solidarietà nazionale” da parte di tutti i cittadini e bla, bla, bla, riblablà e ririblablablà…."
Meno male che io non la bevo. Per fortuna sono un apota.
Anzi, già me li immagino molti esponenti della Casta delle Mezzecalzette, che perde il pelo ma non il vizio, ricominciare daccapo, come se niente fosse successo, allegramente ed irresponsabilmente, con la nota e familiare politica delle spesa pubblica, dopo aver succhiato il sangue agli italiani meglio di Dracula, con la scusa che il debito ormai è stabilizzato e messo al sicuro…
I politici hanno, non per niente, come corredo professionale, una faccia di bronzo ma una faccia di bronzo...
Ritengo, naturalmente - necessario, – ci mancherebbe altro! - per il futuro del nostro Paese, affrontare con determinazione il nodo del macigno storico del debito pubblico. Ma la strada per cogliere questi obiettivi non e' certo quella della riproposizione di vecchie o nuove patrimoniali a carico dei privati. In una prospettiva riformista e liberalizzatrice penso, invece, che per abbattere il debito pubblico ci sia, ancora, tanto patrimonio pubblico vendibile e ci siano privatizzazioni ancora praticabili, anche e soprattutto al livello degli enti locali.
In una corretta prospettiva di politica economica, l’improvvisa “riduzione virtuosa” del debito pubblico di 400 miliardi di euro attraverso una patrimoniale, non porterebbe a recidere definitivamente la giugulare della nostra economia già così anemica e debilitata? Con risultati catastrofici anche in termini di sicurezza, ordine pubblico se non di “tenuta” democratica?
Ad infiacchire ulteriormente i consumi attualmente già “stanchi” ?
A scoraggiare definitivamente gli investimenti produttivi, già così rari ed occasionali?
A far fuggire, di nuovo, i capitali all’estero?
A rimandare al prossimo turno l’agognata ripresa economica?
Una “bella patrimoniale” inesorabile e draconiana, prevalentemente su immobili o transazioni immobiliari, non rappresenterebbe un grave preoccupazione per voi agenti immobiliari?
Il mercato immobiliare, già malandato, come ne verrebbe fuori?
Pensate che le tasche di voi operatori saranno ancora meno piene oppure, paradossalmente, un crollo generale e diffuso dei valori immobiliari, causa patrimoniale, potrebbe favorire, alla lunga, una bella e prepotente ripresa del numero degli affari?
P.S.
Siccome il Sultano Berlusconi è ferocemente ( e giustamente ) contro la patrimoniale, i suoi “nemici” stanno già lavorando, alacremente e volenterosamente, per la sua trionfale rielezione…