Nel 1954, il già grande architetto Pierluigi Nervi, ottenne, dal Comune di Roma, l’incarico di costruire un Palazzetto dello Sport in viale Tiziano, nel quartiere Flaminio.
Detto fatto; nel 1955, appena un anno dopo, esso era già stato progettato, costruito e consegnato alla cittadinanza di Roma, che da allora lo poté ammirare e considerare come uno dei capolavori dell’architettura razionalista italiana.
Un anno di tempo era più che sufficiente, una volta, per ideare e realizzare un edificio pubblico, celebrato come un’opera d’arte assoluta in tutte le riviste tecniche ed architettoniche del mondo e che, valse al progettista, prestigiosi riconoscimenti internazionali e, alla città di Roma, la spinta decisiva per far ottenere alla Capitale d’ Italia l’assegnazione della Olimpiadi del 1960.
E questo esempio non è una eccezione ma la regola: i cantieri presieduti da Pierluigi Nervi ideavano, costruivano e consegnavano nei tempi previsti. E soprattutto senza sforare il budget.
Genio, fantasia, audacia, ma anche concretezza, staticità ed economicità; eccoli i tratti distintivi di Nervi che usava, nelle sue opere materiali come il calcestruzzo e utilizzava, in una cifra chiaramente stilistica, i moduli ripetuti all’infinito dei prefabbricati.
Grande architettura pubblica in poco tempo e con pochi soldi.
Ma ora, nell’epoca, non degli architetti, ma degli archistar, si può dire la stessa cosa?
Quanto tempo ci vorrà per costruire, ad esempio, la “Nuvola” di Fuksas all’ Eur o per finire, sempre a Roma, la linea 3 della metropolitana di cui si favoleggia dal 1990?
E soprattutto con quante risorse finanziare?
Cosa funzionava nel 1955, nel settore delle costruzioni, che ora si è completamente bloccato?
Detto fatto; nel 1955, appena un anno dopo, esso era già stato progettato, costruito e consegnato alla cittadinanza di Roma, che da allora lo poté ammirare e considerare come uno dei capolavori dell’architettura razionalista italiana.
Un anno di tempo era più che sufficiente, una volta, per ideare e realizzare un edificio pubblico, celebrato come un’opera d’arte assoluta in tutte le riviste tecniche ed architettoniche del mondo e che, valse al progettista, prestigiosi riconoscimenti internazionali e, alla città di Roma, la spinta decisiva per far ottenere alla Capitale d’ Italia l’assegnazione della Olimpiadi del 1960.
E questo esempio non è una eccezione ma la regola: i cantieri presieduti da Pierluigi Nervi ideavano, costruivano e consegnavano nei tempi previsti. E soprattutto senza sforare il budget.
Genio, fantasia, audacia, ma anche concretezza, staticità ed economicità; eccoli i tratti distintivi di Nervi che usava, nelle sue opere materiali come il calcestruzzo e utilizzava, in una cifra chiaramente stilistica, i moduli ripetuti all’infinito dei prefabbricati.
Grande architettura pubblica in poco tempo e con pochi soldi.
Ma ora, nell’epoca, non degli architetti, ma degli archistar, si può dire la stessa cosa?
Quanto tempo ci vorrà per costruire, ad esempio, la “Nuvola” di Fuksas all’ Eur o per finire, sempre a Roma, la linea 3 della metropolitana di cui si favoleggia dal 1990?
E soprattutto con quante risorse finanziare?
Cosa funzionava nel 1955, nel settore delle costruzioni, che ora si è completamente bloccato?