Buongiorno a tutti,
vorrei presentarvi la mia situazione, che mi sta crucciando da quasi un mese.
Sono proprietario al piano terreno di un negozio di 20 mq e per poter procedere all'allaccio dell'energia elettrica la società distributrice mi ha detto che devo eseguire un cavidotto di 1,50 m da una cassetta nel vano scala al mio ufficio, poichè in passato qualcuno ha tagliato i cavi della mia utenza dalla cassetta della cantina. So che per l'Art. 1102 del c.c. io posso usufruire delle parti comuni senza alterarne la destinazione e senza pregiudicare i diritti di terzi, ma comunque ho chiamato l'amministratore avvisandolo che avrei dovuto fare quel lavoro. Ho parlato fisicamente con l'impiegata (perchè l'amministratore è spesso uccel di bosco), ma credevo fosse già sufficiente. Aggiungo inoltre che accanto a me ho un altro negozio, attualmente vuoto, che ha già il suo allaccio all'energia elettrica.
Il giorno dopo faccio venire un'impresa per eseguire una canalina esterna (preferendola alla traccia muraria per evitare possibili danni alla muratura, si parla di uno stabile degli anni '50 che è già interessato da profonde crepe nel vano scala) e appare un "consigliere" che mi ha già avversato in più modi in passato durante la ristrutturazione del negozio (ad esempio, accusandomi di usare l'energia elettrica delle scale per un trapano, quando c'è una delibera assembleare che mi autorizza a farlo, ma ci sono anche altri episodi che non hanno a che vedere con questa vicenda). Questo consigliere dice che "i lavori non vanno bene" e io gli rispondo che sono regolari in quanto anche disposti dalla società elettrica per permettermi di avere l'energia elettrica. A lui non va giù e chiama persino i carabinieri, che intervengono dicendo in breve di vedersela con l'amministratore. Questi mi chiama (lui personalmente!) e dice che sarebbe venuto a vedere. Controlla e dice che non va bene la canalina esterna ed io mi sono offerto a questo punto di farla sotto traccia. Il "consigliere" interviene dicendo "dato il suo atteggiamento, non la autorizzo a farla nemmeno sotto traccia" e l'amministratore gli dà corda, autorizzandomi infine ad allacciare il contatore nel vano cantine facendo un foro nella soletta nella mia cantina per giungere al mio negozio soprastante. Condizione impossibile peraltro poichè dovrei invadere la cantina di un'altra condomina.
Io ho comunque fatto eseguire l'allacciamento dell'energia elettrica perchè ho bisogno di lavorare, ho chiesto anche un parere ad un avvocato della camera di commercio di Torino che mi ha detto che sono in regola ed ho il diritto di eseguire questa canalina. Tecnicamente, un perito industriale della società elettrica mi ha scritto che il lavoro è anche conforme alle norme CEI e anche la lettera della società elettrica che dice che ha svolto il lavoro.
Oggi poi mi arriva questa raccomandata:
"La scrivente società, in qualità di amministratore pro-tempore del Condominio in oggetto, invia la presente in quanto, a seguito lamentele ricevute presso il ns. ufficio, non ha effettuato le modifiche concordate verbalmente durante il sopralluogo in loco del 12/02 c.a. dove hanno presenziato l'amministratore, il consigliere Sig. ***** e Lei.
In particolar modo ha provveduto, nonostante non abbia avuto nè l'approvazione dell'assemblea nè il consenso da parte dello studio scrivente, all'installazione di una canalina esterna lungo le scale condominiali senza invece provvedere alla realizzazione dell'impianto come concordato.
Si richiede pertanto, nell'interesse del Condominio, di voler ripristinare quanto da lei eseguito con la rimozione della canalina esterna.
In caso contrario ci vedremo costretti ad adire le vie legali."
A parte il fatto che quando ho incontrato l'amministratore, mi hanno imposto di mettere il contatore in cantina e di far passare il tubo nella cantina della vicina...ma poi come dovrei rispondere ad una roba del genere?
Secondo voi, il condominio o chi per lui, ha degli estremi per impormi di togliere questi benedetti 150 cm di canalina?
Vi ringrazio per la lettura e le eventuali risposte!
vorrei presentarvi la mia situazione, che mi sta crucciando da quasi un mese.
Sono proprietario al piano terreno di un negozio di 20 mq e per poter procedere all'allaccio dell'energia elettrica la società distributrice mi ha detto che devo eseguire un cavidotto di 1,50 m da una cassetta nel vano scala al mio ufficio, poichè in passato qualcuno ha tagliato i cavi della mia utenza dalla cassetta della cantina. So che per l'Art. 1102 del c.c. io posso usufruire delle parti comuni senza alterarne la destinazione e senza pregiudicare i diritti di terzi, ma comunque ho chiamato l'amministratore avvisandolo che avrei dovuto fare quel lavoro. Ho parlato fisicamente con l'impiegata (perchè l'amministratore è spesso uccel di bosco), ma credevo fosse già sufficiente. Aggiungo inoltre che accanto a me ho un altro negozio, attualmente vuoto, che ha già il suo allaccio all'energia elettrica.
Il giorno dopo faccio venire un'impresa per eseguire una canalina esterna (preferendola alla traccia muraria per evitare possibili danni alla muratura, si parla di uno stabile degli anni '50 che è già interessato da profonde crepe nel vano scala) e appare un "consigliere" che mi ha già avversato in più modi in passato durante la ristrutturazione del negozio (ad esempio, accusandomi di usare l'energia elettrica delle scale per un trapano, quando c'è una delibera assembleare che mi autorizza a farlo, ma ci sono anche altri episodi che non hanno a che vedere con questa vicenda). Questo consigliere dice che "i lavori non vanno bene" e io gli rispondo che sono regolari in quanto anche disposti dalla società elettrica per permettermi di avere l'energia elettrica. A lui non va giù e chiama persino i carabinieri, che intervengono dicendo in breve di vedersela con l'amministratore. Questi mi chiama (lui personalmente!) e dice che sarebbe venuto a vedere. Controlla e dice che non va bene la canalina esterna ed io mi sono offerto a questo punto di farla sotto traccia. Il "consigliere" interviene dicendo "dato il suo atteggiamento, non la autorizzo a farla nemmeno sotto traccia" e l'amministratore gli dà corda, autorizzandomi infine ad allacciare il contatore nel vano cantine facendo un foro nella soletta nella mia cantina per giungere al mio negozio soprastante. Condizione impossibile peraltro poichè dovrei invadere la cantina di un'altra condomina.
Io ho comunque fatto eseguire l'allacciamento dell'energia elettrica perchè ho bisogno di lavorare, ho chiesto anche un parere ad un avvocato della camera di commercio di Torino che mi ha detto che sono in regola ed ho il diritto di eseguire questa canalina. Tecnicamente, un perito industriale della società elettrica mi ha scritto che il lavoro è anche conforme alle norme CEI e anche la lettera della società elettrica che dice che ha svolto il lavoro.
Oggi poi mi arriva questa raccomandata:
"La scrivente società, in qualità di amministratore pro-tempore del Condominio in oggetto, invia la presente in quanto, a seguito lamentele ricevute presso il ns. ufficio, non ha effettuato le modifiche concordate verbalmente durante il sopralluogo in loco del 12/02 c.a. dove hanno presenziato l'amministratore, il consigliere Sig. ***** e Lei.
In particolar modo ha provveduto, nonostante non abbia avuto nè l'approvazione dell'assemblea nè il consenso da parte dello studio scrivente, all'installazione di una canalina esterna lungo le scale condominiali senza invece provvedere alla realizzazione dell'impianto come concordato.
Si richiede pertanto, nell'interesse del Condominio, di voler ripristinare quanto da lei eseguito con la rimozione della canalina esterna.
In caso contrario ci vedremo costretti ad adire le vie legali."
A parte il fatto che quando ho incontrato l'amministratore, mi hanno imposto di mettere il contatore in cantina e di far passare il tubo nella cantina della vicina...ma poi come dovrei rispondere ad una roba del genere?
Secondo voi, il condominio o chi per lui, ha degli estremi per impormi di togliere questi benedetti 150 cm di canalina?
Vi ringrazio per la lettura e le eventuali risposte!