Ho partecipato la scorsa settimana ad un'asta giudiziaria senza incanto per la vendita di un appartamento con un piccolo resede, cantina e garage. Tuttavia mi sono trovato davanti ad una situazione grottesca: prima di procedere all'apertura delle buste (eravamo in 4), l'avvocato delegato dal giudice alla vendita ci ha comunicato che la vendita non comprendeva più la particella relativa al resede in quanto il comune aveva nel frattempo emanato un'ordinanza di demolizione relativa alla abusiva copertura del resede stesso, e che non avendo gli esecutati adempiuto all'ordinanza la proprietà della particella relativa al resede era stata acquisita tra le proprietà comunali (come previsto dalla legge). Alle mie rimostranze (e anche degli altri partecipanti) circa l'evidente scorrettezza della procedura adottata dal momento che sia l'avviso di vendita che l'ordinanza riportavano nella descrizione anche la particella relativa al resede, l'avvocato mi ha risposto che era venuta a conoscenza dell'acquisizione del resede da parte de comune solo l'11 ottobre u.s.. E che a quel punto aveva presentato un'istanza al giudice chiedendo come procedere e contestualmente aveva chiesto al perito di produrre una perizia integrativa. L'avvocato ci ha precisato che la risposta (scritta) del Giudice in sintesi era stata, testuali parole, “proviamo ad andare avanti lo stesso con la vendita”. E' ovvio che l'immobile senza il resede (che è di fatto intercluso) ha molta meno appetibilità soprattutto dal momento che sul resede affacciano le aperture esterne del fronte tergale dell'appartamento. La perizia integrativa ha valutato il valore degli immobili posti in vendita senza la particella relativa al resede 120.000 euro contro il precedente valore di 150.000 euro attribuito ai beni dalla perizia agli atti. L'avvocato ci ha precisato che il giudice aveva comunque ritenuto di non modificare l'attuale prezzo a base d'asta di 60.000 euro. E' seguita una discussione di 2 ore a seguito della quale alla fine è stata verbalizzata la revoca dell'offerta da parte mia e di un altro partecipante, la non validità di un'offerta per un'errore formale e l'aggiudicazione all'unico offerente che ha ritenuto di non revocare l'offerta. Ora come è noto le offerte relative alle aste senza incanto sono per definizione irrevocabili e già questo denota l'anomalia della procedura. Ho inoltre fatto rilevare che per partecipare a quell'asta ho dovuto prendere un giorno di ferie, spendere circa 100 euro di treno (sono momentaneamente residente a circa 300 km dal luogo dell'asta) oltre alle spese sostenute per farmi presentare il giorno prima da un amico la domanda; tutto questo per sentirmi dire che il tribunale (non il mercato rionale della frutta !!) vendeva solo una parte dei beni indicati nell'avviso di vendita. Ho osservato che avevo forti dubbi circa la legittimità di una procedura del genere, che molto più correttamente la vendita avrebbe dovuto essere sospesa e che mi riservavo di presentare eventuale richiesta di risarcimento danni. E ovviamente che non avrei mai partecipato a quell'asta se fossi stato messo al corrente della nuova situazione anche solo in sede di presentazione della domanda. E che ci sarebbe stato tutto il tempo per sospendere la vendita.
Scusate la lunga descrizione ma sarebbe difficile capire senza una precisa descrizione dei fatti. La domanda è: può il tribunale e di conseguenza il delegato adottare una procedura del genere ? Ci sono gli estremi per contestare formalmente la procedura ? A qualcuno è mai capitta un'esperienza del genere ? E infine cosa fareste al mio posto ? Grazie. Renato
Scusate la lunga descrizione ma sarebbe difficile capire senza una precisa descrizione dei fatti. La domanda è: può il tribunale e di conseguenza il delegato adottare una procedura del genere ? Ci sono gli estremi per contestare formalmente la procedura ? A qualcuno è mai capitta un'esperienza del genere ? E infine cosa fareste al mio posto ? Grazie. Renato