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La banca però, finché esiste il diritto di abitazione, non da l’ok per il mutuo .

Ed è questa la stranezza.
Mai mi è capitato che alla banca non andasse bene che la vendita di un diritto reale avvenisse contestualmente all'atto di mutuo.

Sarebbe come se si richiedesse di vendere prima l'usufrutto al nudo proprietario e poi l'intera proprietà in un atto successivo...

Le modalità in cui si sia composto il preliminare (promessa di vendita dell'intera proprietà, promessa di vendita della nuda proprietà + promessa di vendita di cosa altrui limitatamente ad un diritto reale), poco avrebbero a che fare con la situazione in cui si troverebbe la banca dopo la sottoscrizione del rogito comunque dell'intera proprietà in favore di un unico acquirente... perchè rifare il preliminare? Alla banca ciò che interessa è che cosa accade il giorno del rogito...
 
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francesca63

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Mai mi è capitato che alla banca non andasse bene che la vendita di un diritto reale avvenisse contestualmente all'atto di muto.
Generalmente va bene.
Ma in questo caso si è obbligato a vendere solo il nudo proprietario, a cui era indirizzata la proposta per la vendita dell’intero.
Quindi la banca , fino ad avvenuta rinuncia al diritto di abitazione, non ha di fronte un immobile che passerà di mano, ma un immobile che qualcuno si è obbligato a vendere, senza avere la certezza che potrà farlo.
Infatti, secondo me, sarebbe preferibile, per evitare questa situazione, rifare una proposta indirizzata a entrambi, che deve essere firmata da entrambi.
Sono certa che così la banca non avrebbe obiezioni, perché si rientra nella normalità.
 

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Generalmente va bene.
Ma in questo caso si è obbligato a vendere solo il nudo proprietario, a cui era indirizzata la proposta per la vendita dell’intero.
Quindi la banca , fino ad avvenuta rinuncia al diritto di abitazione, non ha di fronte un immobile che passerà di mano, ma un immobile che qualcuno si è obbligato a vendere, senza avere la certezza che potrà farlo.
Infatti, secondo me, sarebbe preferibile, per evitare questa situazione, rifare una proposta indirizzata a entrambi, che deve essere firmata da entrambi.
Sono certa che così la banca non avrebbe obiezioni, perché si rientra nella normalità.

Ripeto. La banca non ragiona così. Te lo dico perchè ho avuto un ufficio di mediazione creditizia per 5 anni è ho gestito per un franchising 15 uffici che facevano solo mutui. Del compromesso la banca legge solo il prezzo indicato... e qualche volta la provenienza... quando mai la banca si pone dei problemi sulle probabilità di chiusura di un preliminare, ad esempio condizionato? Se fosse così tenderebbero a rispettare i tempi previsti per le loro delibere... cosa che non fanno quasi mai... ;)

Quella che conta è la situazione al rogito... in cui entrambi gli intestatari dovranno firmare...

Se chi gestisce la pratica non fosse in grado di comprendere questa semplice situazione, forse sarebbe il caso di farlo contattare dal notaio, affinchè gli spieghi la semplicità della situazione...
 

il_dalfo

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La banca però, finché esiste il diritto di abitazione, non da l’ok per il mutuo .

Ed è questa la stranezza.
Mai mi è capitato che alla banca non andasse bene che la vendita di un diritto reale avvenisse contestualmente all'atto di mutuo.

Sarebbe come se si richiedesse di vendere prima l'usufrutto al nudo proprietario e poi l'intera proprietà in un atto successivo...
Non c'è nessuna stranezza: la banca si tutela con l'ipoteca potendo vendere l'immobile se il mutuo non fosse saldato. La richiesta di togliere il diritto d'abitazione è dettata dal fatto di poter percepire (più e prima) somme da un'eventuale asta perchè il diritto d'abitazione, essendo impignorabile, determinerebbe un'affluenza nulla all'esperimento di vendita fatto salvo per cifre ridicolmente basse.

Se ve l’avesse venduta con il diritto della cognata esistente non ci potreste andare ad abitare.
Non per forza: dipende dalle dimensioni dell'immobile e dalla quota che l'avente diritto d'abitazione utilizzerebbe dello stesso.
 

francesca63

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Non per forza: dipende dalle dimensioni dell'immobile e dalla quota che l'avente diritto d'abitazione utilizzerebbe dello stesso.
Questo lo so, anche se la precisazione ci sta.
Però te lo vedi uno che compra una casa grande gravata da diritto di abitazione, per vivere insieme ad un’estranea , solo per risparmiare....;)
Se poi la famiglia dell’estranea si allarga poco a poco...:risata:
 

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Non c'è nessuna stranezza: la banca si tutela con l'ipoteca potendo vendere l'immobile se il mutuo non fosse saldato. La richiesta di togliere il diritto d'abitazione è dettata dal fatto di poter percepire (più e prima) somme da un'eventuale asta perchè il diritto d'abitazione, essendo impignorabile, determinerebbe un'affluenza nulla all'esperimento di vendita fatto salvo per cifre ridicolmente basse.

Tutto chiaro... ma la stranezza non è questa...
La stranezza è che la banca richieda di sottoscrivere un atto di cessione del diritto di abitazione prima del rogito e non si accontenti, come accade nella normalità, di regolarizzare la posizione in un unico atto di cessione.
E' un'assurdità.
 

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