mi sono spiegato male. o meglio, non ho specificato alcuni aspetti. già adesso (e ormai da circa 2 anni) io ho un'operatività al 90% autonoma e autogestita... nessun vincolo di orario e di presenza, nessun obbligo di "reportistica" ("quante telefonate hai fatto"? "quanti appuntamenti"?) nessun rapporto di subordinazione (come in effetti prevedono TUTTI i contratti di collaborazione, anche se rispettati da un esigua minoranza)... nessun "capo". sono, di fatto, un collaboratore esterno, anche se ho una mia scrivania in ufficio, la possibilità di utilizzare il tel e la fotocopiatrice ecc.). rispetto alla media direte: "una situazione quasi idilliaca"... e "perché mai te ne vorresti andare"? e qui vengo al restante 10% di NON-autonomia: non sono libero di gestire le trattative in fase di proposta di acquisto e accettazione della medesima... fatta eccezione per qualche affitto... arrivati nel "bello" il titolare dell'agenzia prende in mano la pratica e io divento nella migliore delle ipotesi un comprimario, che deve accettare quasi supinamente il modo in cui gli altri vogliono indirizzare la trattativa, le loro strategie, ecc. sì, ho guardato dentro di me... lo sto facendo ormai da settimane. e mi dico: ma perché devo stornare il 70% del mio fatturato a un' agenzia. io non sono molto convinto a lanciarmi come ai indipendente, vorrei quantomeno praticare una sorta di co-branding (tipo remax, o cmq mantenedo un sito mio nonostante faccio parte di un grosso franchising. e nel mio sito il richiamo a quest'ultimo compare in 2 sole pagine: quella relativa alla mia biografia e quella relativa ai serizi offerti). i titolari della mi agenzia stanno pensando di cambiare insegna perchè il ns franchising (una grande realtà nazionale) è in una fasa di radicale ristrutturazione. ebbene, si sono scandalizzati perché una grande società internazionale - la più antica - gli ha chiesto l'8% di royalty sul fatturato. ora dico, io non mi dovrei scandalizzare perché per avere in cambio qualche servizio devo cedere il 70% del mio fatturato? mi sembra un atteggiamento ipocrita. veniamo ai servizi che ricevo in cambio di questa lauta prebenda: 1) la consulenza di un geometra, che lavora per 150 agenzie, è sempre sovraccarico di lavoro e ci mette mediamente 2 mesi per darmi una risposta su qualunqe cosa gli chiedo; 2) la scrivania di cui sopra e un MICRO-ufficio in una prestigiosa zona di roma. l'unica cosa che mi torna utile è la vetrina su strada per dare visibilità ai miei incarichi, perché l'ufficio è così piccolo che quando siamo in 4 a lavorarci non riesci manco a parlare al telefono dal casino assurdo che si crea. morale: mi sono dovuto affittare una stanza in altro ufficio per poter lavorare in santa pace. 3) consulenza legale. ma ormai dopo qualche anno di attività ho anche io i miei amici avvocati, che un consiglio non me lo negano mai. peraltro sto avviando un ente di mediazione civile, in società con una amica avvocato, la quale, se le chiedo un consiglio su una pratica certo non me lo nega; 4) pubblicità: l'ag per cui lavoro è abbonata a una rivista cartacea e a un portale immobiliare, che costano rispettivamente 800-1000 euro l'uno. una spesa non così proibitiva, e comunque detraibile.
morale. mi domando se non sarebbe meglio scegliermi 2-3 agenzie con cui collaborare... in 2-3 zone che mi interessano e a quel punto essere io a decidere liberamente se, con chi, e come collaborare. acquisire l'incarico e solo successivamente andare da una delle ag e dire: vuoi collaborare? pianifichiamo delle uscite pubblicitarie per l'immobile, ti riconosco un 30, un 40%... e il resto me lo tengo io.
diversamente, l'unica soluzione di collaborazione fissa e continuativa che mi sentirei oggi di accettare è un accordo che preveda almeno 800 euro di rimborso spese fisso e il 50% di provvigioni. su un fatturato provvigionale di 60.000 euro l'anno sarebbero poi 40.000 euro netti a me e 20.000 all'agenzia. vi sembra pretestuoso? io credo che i professionisti del nostro settore dovrebbero cominciare a darsi una svegliata e pretendere una remunerazione che sia all'altezza del proprio profilo, della mole di lavoro e fatica investiti. credo che i franchising, in particolare, abbiano favorito una politica di sfruttamento generalizzato nel settore.