Si sa. Specie in periodi di crisi come questo, ogni appuntamento fissato è "oro" per l'agenzia immobiliare. Del resto pochi appuntamenti preludono a poche vendite. Ma è poi così vero
Meglio pochi ma buoni o sparare nel buio? E i clienti cosa ne pensano quando gli facciamo perdere un'ora di tempo per aver troppo "ottimizzato" le informazioni sull'immobile?
Personalmente difendo la logica apparentemente controproducente del pochi ma buoni. Degli immobili che ho a listino illustro tutte le caratteristiche enfatizzando i lati positivi e cercando di indorare quelli negativi ma senza ometterli mai.
Iniziare un rapporto di vendita produttivo con un cliente deluso mi sembra sciocco e contrario a qualsiasi tecnica di vendita che io abbia studiato.
A quanto pare - però - quasi nessun agente immobiliare la pensa come almeno nella mia città, fissando appuntamenti grazie all'omissione di "minus" come non avere balconi, senza ascensore, rampe di scale per arrivare al portone, case più piccole di 30 metri quadri rispetto a quanto dichiarato, case distrutte internamente descritte come in "ottimo stato", ecc.
Naturalmente appena i clienti si accorgono del "lato B" oltre a imbestialirsi, vanificano il tempo e lo scopo dell'appuntamento oltre a creare un pericoloso "effetto boomerang" quando per esempio vengono richiamati dalla stessa agenzia immobiliare "bugiarda" e naturalmente non credono a una parola di quelle che sentono dalla cornetta. E non riesco a immaginare cosa possano raccontare di quell'ora sprecata per una casa diversa da quella descritta a amici, familiari e colleghi.
In questa logica rientra anche il concetto del foglio visita per esempio. Esteticamente è orribile far firmare un documento legale per scoprire una cosa onirica come la propria casa. E' come se per comprare una macchina un concessionario richiedesse i nostri documenti prima di entrare nel salone. Le vendite di auto crollerebbero del 50%.
E' anche vero - viceversa - che il consumatore è per definizione "stupido" e "pecora" oltre che normalmente in malafede. Si sente "furbo" a essere malfidente e questo gli restituisce un senso di autoprotezione anche se finisce spesso per prendere sonore fregature. Per farsene un'idea basta leggersi qualche case history della storia del marketing.
Ne parliamo?
g
Meglio pochi ma buoni o sparare nel buio? E i clienti cosa ne pensano quando gli facciamo perdere un'ora di tempo per aver troppo "ottimizzato" le informazioni sull'immobile?
Personalmente difendo la logica apparentemente controproducente del pochi ma buoni. Degli immobili che ho a listino illustro tutte le caratteristiche enfatizzando i lati positivi e cercando di indorare quelli negativi ma senza ometterli mai.
Iniziare un rapporto di vendita produttivo con un cliente deluso mi sembra sciocco e contrario a qualsiasi tecnica di vendita che io abbia studiato.
A quanto pare - però - quasi nessun agente immobiliare la pensa come almeno nella mia città, fissando appuntamenti grazie all'omissione di "minus" come non avere balconi, senza ascensore, rampe di scale per arrivare al portone, case più piccole di 30 metri quadri rispetto a quanto dichiarato, case distrutte internamente descritte come in "ottimo stato", ecc.
Naturalmente appena i clienti si accorgono del "lato B" oltre a imbestialirsi, vanificano il tempo e lo scopo dell'appuntamento oltre a creare un pericoloso "effetto boomerang" quando per esempio vengono richiamati dalla stessa agenzia immobiliare "bugiarda" e naturalmente non credono a una parola di quelle che sentono dalla cornetta. E non riesco a immaginare cosa possano raccontare di quell'ora sprecata per una casa diversa da quella descritta a amici, familiari e colleghi.
In questa logica rientra anche il concetto del foglio visita per esempio. Esteticamente è orribile far firmare un documento legale per scoprire una cosa onirica come la propria casa. E' come se per comprare una macchina un concessionario richiedesse i nostri documenti prima di entrare nel salone. Le vendite di auto crollerebbero del 50%.
E' anche vero - viceversa - che il consumatore è per definizione "stupido" e "pecora" oltre che normalmente in malafede. Si sente "furbo" a essere malfidente e questo gli restituisce un senso di autoprotezione anche se finisce spesso per prendere sonore fregature. Per farsene un'idea basta leggersi qualche case history della storia del marketing.
Ne parliamo?
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