Salve, sono nuovo del forum avrei una questione da porre al parere di un esperto.
Sono in possesso di una quota(minoritaria) di un immobile,villa di due piani del quale non usufruisco, la casa è in vendita da una decina d'anni.
Il problema è che l'altra persona usufruisce in quanto risiede nell'immobile e non ha necessità di vendere, quindi è 10 anni che accampa cifre assurde, su immobile valutato 300.000 o meno ha chiesto prima 500.000 poi 400.000 ecc...
Visto il rapporto di parentela io mi sono sempre limitato a rimostranze verbali , ma putroppo per me continuare con questa situazione è diventata veramente insostenibile, sia economicamente sia per altri motivi personali avrei necessità di investire nel mio lavoro quindi sono nella necessità di vendere spero entro sei mesi un anno.
Soluzioni:
Premetto che la divisione giudiziale è fattibile, ma essendo la casa in aperta campagna, temo che l'intero immobile perderà fortemente di valore chi volete che compri una casa in campagna avendo un vicino sullo stesso piano e anche sopra neanche fosse in condominio?
Il mio parente non vuole usare i suoi risparmi per comperare la mia quota neanche se io ribassassi il prezzo (perchè dovrebbe farlo se già usa l'immobile praticamente in via esclusiva?)
Sono arrivato ad un bivio, mi occorre un consiglio, o risolvo mettendomi in mano alle banche chiedendo un prestito sulla mia parte di quota e lascio le cose così come stanno.
Oppure non è possibile che io metta autonomamente in vendita l'immobile ad un prezzo ragionevole e poi su una offerta ufficiale di acquisto ingiunga di pagare la mia quota o ricorra a una sorta di vendita coattiva?
Mi rendo conto che da privato cittadino non è facile gestire una cosa del genere ...o forse esistono altre soluzioni?
Sono in possesso di una quota(minoritaria) di un immobile,villa di due piani del quale non usufruisco, la casa è in vendita da una decina d'anni.
Il problema è che l'altra persona usufruisce in quanto risiede nell'immobile e non ha necessità di vendere, quindi è 10 anni che accampa cifre assurde, su immobile valutato 300.000 o meno ha chiesto prima 500.000 poi 400.000 ecc...
Visto il rapporto di parentela io mi sono sempre limitato a rimostranze verbali , ma putroppo per me continuare con questa situazione è diventata veramente insostenibile, sia economicamente sia per altri motivi personali avrei necessità di investire nel mio lavoro quindi sono nella necessità di vendere spero entro sei mesi un anno.
Soluzioni:
Premetto che la divisione giudiziale è fattibile, ma essendo la casa in aperta campagna, temo che l'intero immobile perderà fortemente di valore chi volete che compri una casa in campagna avendo un vicino sullo stesso piano e anche sopra neanche fosse in condominio?
Il mio parente non vuole usare i suoi risparmi per comperare la mia quota neanche se io ribassassi il prezzo (perchè dovrebbe farlo se già usa l'immobile praticamente in via esclusiva?)
Sono arrivato ad un bivio, mi occorre un consiglio, o risolvo mettendomi in mano alle banche chiedendo un prestito sulla mia parte di quota e lascio le cose così come stanno.
Oppure non è possibile che io metta autonomamente in vendita l'immobile ad un prezzo ragionevole e poi su una offerta ufficiale di acquisto ingiunga di pagare la mia quota o ricorra a una sorta di vendita coattiva?
Mi rendo conto che da privato cittadino non è facile gestire una cosa del genere ...o forse esistono altre soluzioni?