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Ad Antonio Troise: assolutamente no. Si tratta di situazioni radicalmente diverse. Quindi - e ferma restando l'opportunità di rispondere per le rime ai signori in questione e al loro avvocato - non vedo pericoli per l'acquirente.
Spero di esser stato chiaro.
Ad Antonio Troise: anche se non ne sono fiero, lo sono. In generale, prima di inserire un post, valuto la situazione - per come viene esposta - sotto l'aspetto normativo e sotto quello giurisprudenziale. Anche perché credo che un consiglio sbagliato sia peggio di un pugno dato a tradimento.
Tornando al tuo dubbio: nel caso esposto da Ematom, in comune - di fatto - c'era soltanto la linea elettrica, mentre non c'è una situazione di comproprietà immobiliare, o di "condominio minimo" (ossia formato da due persone soltanto). Manca, quindi, il presupposto della natura "condominiale" delle spese previsto dall'art. 63 disp. att. c.c. per la solidarietà passiva tra venditore e acquirente. E, più in generale, direi che non si tratta di un'obbligazione propter rem, della quale possa essere chiamato a rispondere - salva rivalsa - l'acquirente. Si tratta, invece, di un rapporto contrattuale nato tra i venditori e i loro vicini, e - comunque - già esaurito alla data dell'acquisto.
Quindi: all'avvocato che ha avuto il coraggio di scrivere una tale baggianata, val la pena di rispondere a muso duro, eventualmente trasmettendo copia della risposta ai venditori.
Spero di esser stato chiaro.
comunque il sedicente avvocato non ha formalizzato per iscritto la richiesta, bensì ha telefonato a Ematom. Il comportamento, di per sè, è già abbastanza inconsueto .....
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