L’Europa passa ai raggi X le professioni regolamentate
Di Benedetta Pacelli
L’Europa passa a raggi X le professioni regolamentate. E chiede a ogni stato membro di effettuare una mappatura e una valutazione delle barriere di accesso a ogni singolo ordine e collegio professionale. Si tratta, come scrive il Dipartimento delle politiche europee italiano ai rispettivi consigli nazionali, di un esercizio di trasparenza attraverso il quale ogni Stato dovrà esaminare tutta la relativa regolamentazione sulle professioni «per verificare che sia non discriminatoria, proporzionale e basata su un motivo imperativo di interesse generale». L’obiettivo è semplice: ridurre la regolamentazione dei servizi professionali che non rispetta tali criteri, considerata una delle cause di maggiore ostacolo alla mobilità dei professionisti e, di conseguenza, alla crescita economica e allo sviluppo dell’occupazione. Dopo il primo step che si è concluso lo scorso febbraio e che ha portato ad un aggiornamento (solo interno però) del data base relativo alle professioni regolamentate, integrato con nuove informazioni inviate dalle singole categorie (tipo di formazione, apprendimento formale, attività riservate), è in corso la seconda fase che secondo il calendario fissato dalla Ue dovrà concludersi entro giugno 2014. Per quella data la Commissione ha individuato una serie di iniziative «per effettuare un approfondito screening per tutte le professioni con scadenza differenziate». Si inizia da quelle professioni quali «i servizi alle imprese, costruzioni, industria, settore immobiliare, trasporto, commercio al dettaglio e all’ingrosso», per le quali, dice il dipartimento delle politiche comunitarie, «l’ammodernamento delle regolamentazioni è considerato prioritario per la crescita economica e l’occupazione».
Di Benedetta Pacelli
L’Europa passa a raggi X le professioni regolamentate. E chiede a ogni stato membro di effettuare una mappatura e una valutazione delle barriere di accesso a ogni singolo ordine e collegio professionale. Si tratta, come scrive il Dipartimento delle politiche europee italiano ai rispettivi consigli nazionali, di un esercizio di trasparenza attraverso il quale ogni Stato dovrà esaminare tutta la relativa regolamentazione sulle professioni «per verificare che sia non discriminatoria, proporzionale e basata su un motivo imperativo di interesse generale». L’obiettivo è semplice: ridurre la regolamentazione dei servizi professionali che non rispetta tali criteri, considerata una delle cause di maggiore ostacolo alla mobilità dei professionisti e, di conseguenza, alla crescita economica e allo sviluppo dell’occupazione. Dopo il primo step che si è concluso lo scorso febbraio e che ha portato ad un aggiornamento (solo interno però) del data base relativo alle professioni regolamentate, integrato con nuove informazioni inviate dalle singole categorie (tipo di formazione, apprendimento formale, attività riservate), è in corso la seconda fase che secondo il calendario fissato dalla Ue dovrà concludersi entro giugno 2014. Per quella data la Commissione ha individuato una serie di iniziative «per effettuare un approfondito screening per tutte le professioni con scadenza differenziate». Si inizia da quelle professioni quali «i servizi alle imprese, costruzioni, industria, settore immobiliare, trasporto, commercio al dettaglio e all’ingrosso», per le quali, dice il dipartimento delle politiche comunitarie, «l’ammodernamento delle regolamentazioni è considerato prioritario per la crescita economica e l’occupazione».