Buongiorno a tutti,
Circa 2 settimane fa ho fatto una proposta per una casa nell'alto Lazio e - ovviamente - da quel momento sono venute fuori un sacco di dubbi sullo stato urbanistico della casa (al catasto tutto dichiarato a parte una pergola che preferisco togliere in ogni caso).
La casa e' una vecchia stalla del 1930 che e' stata ristrutturata dal '88 al '90. I proprietari mantengono che e' "tutto apposto" al livello urbanistico ma fino a oggi mi hanno dato solo due documenti a riguardo: la concessione edilizia firmata dal sindaco nel '87 e i "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni alle zone sismiche" del 21 giugno 1990 che cita l'autorizzazione per l'inizio dei lavori in data 26/7/88 e che autorizza la variazione di "un fabbricato a uso abitazione a struttura non intelaiata". Questi due documenti vengono da un accesso agli atti in comune.
Non c'e' nessun'altro documento lato urbanistico. Nessun certificato di agibilita', nessun stato legittimo dell'immobile, nessun certificato degli impianti, neanche un planimetria allegata ai sopraindicati documenti. Ovviamente i proprietari non mi hanno informato della mancanza di questi documenti prima di fare la proposta, viene fuori solo ora.
Ho dei dubbi sull'agibilita' della casa, soprattutto il piano terra, a uso cucina e salotto, in cui i soffitti sono di 2,55m. La casa fa parte di un comune montano ma sta a circa 650 m slm e non 1.000 m.
Altra pecca: prima di accettare la proposta, i proprietari hanno detto ben due volte che la casa era collegata alla fogna comunale. Ovviamente non lo e'. Ha una specie di fossa biologica/degrassatore che abbiamo fatto ispezionare da un tecnico, sembra tutto funzionante.
Nonostante queste problematiche sono ancora interessata nella casa. Dunque: siccome la ristrutturazione e' stata ultimata nel '90 e il fabbricato e' del 1930, c'e' qualche deroga per quanto riguarda l'agibilita'? Magari pure con il nuovo decreto salva case?
Grazie mille.
Circa 2 settimane fa ho fatto una proposta per una casa nell'alto Lazio e - ovviamente - da quel momento sono venute fuori un sacco di dubbi sullo stato urbanistico della casa (al catasto tutto dichiarato a parte una pergola che preferisco togliere in ogni caso).
La casa e' una vecchia stalla del 1930 che e' stata ristrutturata dal '88 al '90. I proprietari mantengono che e' "tutto apposto" al livello urbanistico ma fino a oggi mi hanno dato solo due documenti a riguardo: la concessione edilizia firmata dal sindaco nel '87 e i "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni alle zone sismiche" del 21 giugno 1990 che cita l'autorizzazione per l'inizio dei lavori in data 26/7/88 e che autorizza la variazione di "un fabbricato a uso abitazione a struttura non intelaiata". Questi due documenti vengono da un accesso agli atti in comune.
Non c'e' nessun'altro documento lato urbanistico. Nessun certificato di agibilita', nessun stato legittimo dell'immobile, nessun certificato degli impianti, neanche un planimetria allegata ai sopraindicati documenti. Ovviamente i proprietari non mi hanno informato della mancanza di questi documenti prima di fare la proposta, viene fuori solo ora.
Ho dei dubbi sull'agibilita' della casa, soprattutto il piano terra, a uso cucina e salotto, in cui i soffitti sono di 2,55m. La casa fa parte di un comune montano ma sta a circa 650 m slm e non 1.000 m.
Altra pecca: prima di accettare la proposta, i proprietari hanno detto ben due volte che la casa era collegata alla fogna comunale. Ovviamente non lo e'. Ha una specie di fossa biologica/degrassatore che abbiamo fatto ispezionare da un tecnico, sembra tutto funzionante.
Nonostante queste problematiche sono ancora interessata nella casa. Dunque: siccome la ristrutturazione e' stata ultimata nel '90 e il fabbricato e' del 1930, c'e' qualche deroga per quanto riguarda l'agibilita'? Magari pure con il nuovo decreto salva case?
Grazie mille.