Il tipico contratto di affitto a riscatto prevede una caparra iniziale (ad esempio di 10.000 Euro) un canone mensile "diviso" in due; ad esempio di 1.000,00 Euro. Questo sarà imputato (sempre come esempio) 600 Euro a titolo di canone di locazione e 400 Euro a titolo di acconto sull'acquisto. Sul primo la società/privato pagherà Ires/Ire/cedolare secca sul reddito prodotto; sul secondo (i 400 Euro di acconto) un'imposta di registro del 3% se immobile soggetto ad imposte oppure sarà soggeto ad IVA al 4/10/20% (a seconda dei casi se l'immobile promesso in vendita è soggetto ad IVA).
Cosa succede se il promissario acquirente decide di continuare a rimanere in affitto nell'immobile in questione, ma di non comprarlo più?
1. il promissario venditore si tiene la caparra
2. il promissario venditore continua a percepire l'affitto
3. l'ex promissario acquirente richiederà indietro tutte le somme versate mensilmente a titolo di acconto.
4. il promissario venditore perderà le somme eventualmente versate a titolo di imposta (3%) oppure dovrà incominciare il lungo iter per ottenere il rimborso dell'IVA versata
Non è una tragedia, anche perché nell'esempio di cui sopra ci sono degli aspetti fiscalmente positivi relativi al trattamento fiscale della caparra incassata dall' ex promissario venditore (soprattutto se privato). Il problema grosso è spegare tutto quanto alle parti, che molto spesso ti demandano le scelte da intraprendere senza comprenderne a pieno la portata e se va tutto bene si ha una bella soddisfazione preofessionale (molti commercialisti si tirano indietro), ma se qualcosa va storto (non mi è mai capitato, ma già mi immagino la scena) bisogna andare dal ex promissario venditore a ricordargli che deve dare indietro il montante acconti e sperare di ottenere il rimborso dell'IVA versata in tempi ragionevoli nella migliore delle ipotesi.
Kolia Cassin
casedaenti.it
Il versamento del 3% di registro da parte del venditore suona un pò strano... Quali sono le modalità del versamento: mensile, annuale?