andcosta75

Nuovo Iscritto
Grazie Roberto ma io resto della mia opinione, era giusto che il venditore e soprattutto l'AI al momento della visita dell'immobile avesse avvisato delle reali situazioni della casa. Ora allo stato dei fatti dovrebbe "accettare" di far valutare la casa da un organo esterno, riequilibrando in questo modo la disputa.
 

roberto.spalti

Membro Senior
Agente Immobiliare
Non è esatto.
Tu hai impostato la trattativa per xxx.000 € convinto che la casa, come vista e piaciuta, fosse tutta destinata ad abitazione;
all'atto questo ti verrà consegnato (cioè ciò che ti era stato promesso in vendita ad un prezzo per te congruo) perché ora vuoi cambiare?
 

gaspol1960

Membro Attivo
Privato Cittadino
Mi associo alle considerazioni e ai suggerimenti di Roberto. A mio giudizio, una contestazione (e una conseguente richiesta di riduzone del prezzo, o di risoluzione del contratto) ha buone chance di essere accolta solo nel caso in cui la pratica edilizia legata all'adesione al piano casa non venga portata a compimento dai venditori. Che ci sia stata mala fede (o comunque poca chiarezza) da parte del venditore è probabile, ma se in forza della nuova normativa la porzione di immobile "incriminata" viene regolarizzata, c'è poco da fare. D'altro canto, l'immobile è sempre quello che è stato visitato, valutato e accettato.
Tutto cambia se il cambio di destinazione d'uso non viene accordato dal Comune, e non viene rilasciato il nuovo certificato di agibilità. Comunque, forse è il caso di sottoscivere una nuova scrittura privata integrativa, così da precisare obblighi e termini di adempimento del venditore, e esplicitare le condizioni per la stipula dell'atto pubblico.
 

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