Mi associo alle considerazioni e ai suggerimenti di Roberto. A mio giudizio, una contestazione (e una conseguente richiesta di riduzone del prezzo, o di risoluzione del contratto) ha buone chance di essere accolta solo nel caso in cui la pratica edilizia legata all'adesione al piano casa non venga portata a compimento dai venditori. Che ci sia stata mala fede (o comunque poca chiarezza) da parte del venditore è probabile, ma se in forza della nuova normativa la porzione di immobile "incriminata" viene regolarizzata, c'è poco da fare. D'altro canto, l'immobile è sempre quello che è stato visitato, valutato e accettato.
Tutto cambia se il cambio di destinazione d'uso non viene accordato dal Comune, e non viene rilasciato il nuovo certificato di agibilità. Comunque, forse è il caso di sottoscivere una nuova scrittura privata integrativa, così da precisare obblighi e termini di adempimento del venditore, e esplicitare le condizioni per la stipula dell'atto pubblico.