Una trattativa è un gran teatro fatto di parti recitate, di finte per vedere come reagisce la controparte, di mosse tattiche, di bluff. L'importante è non far capire alla controparte le proprie debolezze, che sono, in sostanza, la cifra che si può spendere, l'interesse particolare per quella proprietà, ma soprattutto il bisogno di vendere e di comprare.
Il venditore chiede una cifra spropositata, con l'intento di trovare il pollo.
L'acquirente dice che più di una certa cifra non ha e quindi non li può spendere nemmeno se volesse, anche se magari ne ha molti di più.
Il venditore dice che non ha urgenza di vendere anche se magari ne ha eccome.
Lo stesso fa l'acquirente.
Uno finge di ritirarsi per vedere quanto l'altro è seriamente intenzionato a procedere.
Alla fine, se si arriva a concludere l'affare, l'unica cosa certa sarà il prezzo finale. Nessuno dei due saprà mai che carte aveva in mano l'altro.
La mossa poco accorta, da parte di entrambi, è tirare in ballo il mercato.
Il venditore dice che il suo prezzo è allineato al mercato? L'acquirente può dirgli "bene, allora vendilo ad altri se riesci", e il venditore è costretto a tirarlo per la giacchetta, scoprendosi.
L'acquirente dice che ci sono sul mercato proprietà a prezzi molto più convenienti? Il venditore può rispondere "bene, allora compra qualcosa d'altro se lo trovi", e l'acquirente deve fare retromarcia e insistere, scoprendo le proprie intenzioni.