Grazie per le risposte.
Aggiungo due cose: - il discorso della facciata è legato al fatto che dove c'è l'entrata ora (e dove uno dei due continuerà ad entrare) è un ingresso facilmente agibile, a ridosso del parcheggio e del garage mentre quello nuovo sarà dalla parte opposta e quindi meno comodo. - per la divisione chiaramente cercherò un accordo prima con l'altra proprietaria per poter frazionare consensualmente l'appartamento ma i mie dubbi derivano nel caso in cuilei si rifiuti a separare, posso in tal caso chiedere la separazione in tribunale? Con che tempistiche? E io nel mentre posso usare tutti i locali del piano in conprtopietà come fa lei?
Grazie mille.
Temevo che il dubbio fosse quello espresso al fondo del tuo intervento. In parte ti ho già risposto comunque preciso meglio.
Secondo me non hai particolari diritti, se non quelli che concorderai e specificherai sul rogito. Ma a questo punto non mi fiderei nemmeno di un accordo esplicito sul rogito, che per essere fatto valere potrebbe comportarti una causa civile ...
Non da ultimo il frazionamento di un alloggio in due unità immobiliari comporta una DIA al comune ed un permesso a costruire: quindi spese per il professionista, oneri, adempimenti tecnici sulle soluzioni edilizie adottabili ecc; e non ultimo attesa di autorizzazione o suplemento di documenti richiesti, da parte dell'amministrazione.
Quindi consiglio:
1) Chiedere all'attuale proprietario, se c'è accordo economico e pratico, meglio se consolidato con contratto preliminare comprensivo di condizioni, tempi e rispettiivi adempimenti, di inviare DIA al comune con un progetto di frazionamento elaborato da un professionista (le cui spese potrebbero essere a tuo carico)
2) A fronte dell'autorizzazione urbanistica comunale, concordare col professionista incaricato le modalità di frazionamento dell'unità immobiliare ai fini di identificazione catastale (anche questa spesa dovrà essere pesata nella proposta economica che farai alla venditrice).
3) Stipulare il rogito che identificherà i due lotti e le rispettive parti in causa, e dettaglierà gli interventi che si renderanno necessari per l'effettivo frazionamento, con l'attribuzione dei rispettivi oneri, servitù e diritti.
4) Contestualmente, se l'immobile è in condominio, bisognerà prevedere anche la suddivisione dei millesimi, che potrete far elaborare e comunicare all'amministratore di condominio. Tutto sempre a condizione che i lavori ed interventi necessari siano fattibili, cioè non riguardino proprietà individuali o condominiali, e non siano espressamente vietati dal RdC.
Circa le due domande finali provo ad esporre quanto mi risulta.
a) Comunione: nessuno obbliga alla comunione, ma lo scioglimento va chiesto al tribunale, che proporrà il riacquisto della quota da parte di uno dei due, o metterà all'asta l'immobile. Può dilazionare la vendita finaale fino a 5 anni. Tempi quindi lunghi, onerosi e con esiti magari non desiderati.
b) Coabitazione: non credo sia un diritto, e non può essere imposta se non è autorizzata da chi ha attualmente residenza nell'immobile
c) Ma ricorda che nel tuo caso tu non sei un coerede, la comunione la stai "acquisendo". Quindi, logica vorrebbe che o concordate a priori l'esito finale, con la ripartizione degli oneri in funzione dell'accordo economico raggiunto, o l'affare non ha senso che tu lo porti a termine.
p.s.: ... a meno che tu voglia proprio "giocare" sullo scioglimento forzoso della comunione, sapendo e sfruttando la debolezza economico-finanziaria della tua interlocutrice (Rileggi il punto a) .
Questo comportamento non lo giudicherei però un esempio di correttezza, ma il tribunale umano valuta solo i reati, non i peccati.....
Domanda: c'è per caso un vincolo di parentela con la venditrice?