zarate_ROMA
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Nel Febbraio 2009, io e la mia fidanzata nella ricerca di un appartamento da acquistare ci siamo recati presso un’ agenzia, dopo aver notato e letto una locandina annuncio di vendita di un appartamento, affisso nella bacheca antistante l’entrata della prima specificata agenzia, riportato nell’offerta ad un prezzo di vendita di € 290.000,00 .
All’interno dell’agenzia venivamo accolti da un addetto il quale, su nostra domanda, ci illustrava le caratteristiche dell’appartamento ( di mq 70) chiedendoci, inoltre, se eravamo intenzionati a visionare l’appartamento in vendita. Alla nostra risposta affermativa lo stesso provvedeva a contattare telefonicamente il venditore, fissando un appuntamento per l’indomani mattina.
Il giorno seguente, come da accordi presi, io e la mia fidanzata ci siamo recati sul luogo dell’appuntamento abbiamo preso visione dell’immobile.
Il giorno 16.2.2009 contattavo telefonicamente l’addetto dell’agenzia il quale mi fissava un appuntamento per mercoledì successivo per l’eventuale formulazione della proposta di acquisto. In data 18 Febbraio 2009, presso l’agenzia immobiliare sempre alla presenza della mia fidanzata, ho sottoscritto la proposta di acquisto dell’unità immobiliare. Nella sopraspecificata proposta di acquisto è stabilito:
a) di aver offerto un prezzo di € 275.000,00 consegnando all’agente Immobiliare la somma di € 5.000,00 a mezzo assegno bancario al venditore a titolo di deposito infrutifero;
b) di aver,inoltre, rilasciato un assegno bancario non trasferibile intestato all’agenzia. dell’importo di € 376,48 a titolo deposito per spese di registrazione del preliminare;
c) che la data per la sottoscrizione del contratto preliminare è fissata in data 13.3.2009 e che il rogito notarile deve avvenire entro la data del 30.09.2009;
d) che parte della somma stabilita per il pagamento del prezzo deve essere finanziata a mutuo;
e) che la parte venditrice dichiara che l’immobile è conforme alle norme urbanistiche;
In data 9 Marzo 2009 ricevevo l’accettazione della proposta di acquisto da parte del venditore avvenuta in data 06.03.2009 consegnatami dall’agente immobiliare. Richiesta la documentazione necessaria alla stipula del preliminare e consegnatami successivamente soltanto l’atto di provenienza dell’immobile, si evince che lo stesso è stato oggetto nel 1986 di domanda di concessione in sanatoria per alcune difformità urbanistica. Da tale atto notarile risulta che in data 19.12.1991 il venditore ha acquistato l’immobile da precedenti proprietari e che per lo stesso è stata presentata al Comune di Roma domanda di concessione in sanatoria per alcune difformità edilizie. Tale situazione urbanistica mi era stata omessa all’atto della proposta di acquisto dichiarando il venditore la conformità dell’immobile alle leggi sull’urbanistica e, comunque, da una ulteriore visione dell’appartamento ho potuto constatare che la situazione attuale dell’immobile è totalmente difforme dalla planimetria allegata al rogito di provenienza. Inoltre,
l’agenzia immobiliare mi ha sottoposto uno schema di contratto preliminare che non prevedeva, tra l’altro, la presentazione da parte del venditore della documentazione necessaria e, pertanto, ne ho sottoposto uno che la richiedeva, tra le altre, in modo specifico, il rilascio della concessione in sanatoria. Da informazioni prese dall’ufficio Condono Edilizio, ho potuto constatare :
a) la domanda di condono dell’immobile in oggetto risulta presentata e assunta al Protocollo nel 1987 dalla ex proprietaria dell’immobile;
b) che l’ abuso è risalente al 1977 per mq. 66,55 abitabili (su 70 totali),
c) l’assenza della seguente documentazione mai presentata:
- visura storica;
- V.C.A. catastale con planimetria confermata dal tecnico;
- foto abuso;
- elenco dei lavori effettuati nel 1977 con descrizione delle opere;
- inoltre, l’UCE ha richiesto nel 1998 la documentazione ma la notifica non è stata effettuata in quanto la ex proprietaria non era rintracciabile
Infine, su mia richiesta, il notaio di mia fiducia esprimeva, con una relazione scritta, parere contrario alla vendibilità dell’immobile;
Il giorno dopo, alla presenza del mio legale nella sede dell’agenzia, chiedevo il rinvio facendo presente della impossibilità di sottoscrivere un rogito di compravendita dell’immobile, data la presenza di un condono edilizio non ancora definito, L’agente,comunque, dichiarò in quella occasione di aver fatto valutare dal notaio di fiducia dell’agenzia il quale ha espresso, parere favorevole sulla regolarità urbanistica dell’immobile dichiarandolo alienabile. .Dopo due giorni l’agente mi comunicava telefonicamente che l’immobile era regolare e che per la definizione della pratica di condono occorreva qualche mese e che, quindi, si poteva tranquillamente sottoscrivere il preliminare.
In tutto questo va inserito il fatto che l’agenzia, tramite i suoi legali, insite nel richiedere la provvigione ( il 3% del prezzo di vendita) minacciando azioni legali coatte nei mie confronti per il pagamento della stessa, asserendo che comunque, l’agenzia aveva svolto il suo ruolo di intermediazione facendomi incontrare con il venditore.
Ho iniziato un contenzioso per la restituzione della somma versata all’atto della sottoscrizione della proposta.
La mia domanda è molto semplice. L’immobile in questione, sprovvisto di concessione in sanatoria e certificato di agibilità può, per una ragione qualsiasi essere considerato alienabile? E la stessa agenzia può pretendere la commissione, avendo ritardato la consegna dei documenti e taciuto sulla reale situazione, se l’immobile non è in regola?
All’interno dell’agenzia venivamo accolti da un addetto il quale, su nostra domanda, ci illustrava le caratteristiche dell’appartamento ( di mq 70) chiedendoci, inoltre, se eravamo intenzionati a visionare l’appartamento in vendita. Alla nostra risposta affermativa lo stesso provvedeva a contattare telefonicamente il venditore, fissando un appuntamento per l’indomani mattina.
Il giorno seguente, come da accordi presi, io e la mia fidanzata ci siamo recati sul luogo dell’appuntamento abbiamo preso visione dell’immobile.
Il giorno 16.2.2009 contattavo telefonicamente l’addetto dell’agenzia il quale mi fissava un appuntamento per mercoledì successivo per l’eventuale formulazione della proposta di acquisto. In data 18 Febbraio 2009, presso l’agenzia immobiliare sempre alla presenza della mia fidanzata, ho sottoscritto la proposta di acquisto dell’unità immobiliare. Nella sopraspecificata proposta di acquisto è stabilito:
a) di aver offerto un prezzo di € 275.000,00 consegnando all’agente Immobiliare la somma di € 5.000,00 a mezzo assegno bancario al venditore a titolo di deposito infrutifero;
b) di aver,inoltre, rilasciato un assegno bancario non trasferibile intestato all’agenzia. dell’importo di € 376,48 a titolo deposito per spese di registrazione del preliminare;
c) che la data per la sottoscrizione del contratto preliminare è fissata in data 13.3.2009 e che il rogito notarile deve avvenire entro la data del 30.09.2009;
d) che parte della somma stabilita per il pagamento del prezzo deve essere finanziata a mutuo;
e) che la parte venditrice dichiara che l’immobile è conforme alle norme urbanistiche;
In data 9 Marzo 2009 ricevevo l’accettazione della proposta di acquisto da parte del venditore avvenuta in data 06.03.2009 consegnatami dall’agente immobiliare. Richiesta la documentazione necessaria alla stipula del preliminare e consegnatami successivamente soltanto l’atto di provenienza dell’immobile, si evince che lo stesso è stato oggetto nel 1986 di domanda di concessione in sanatoria per alcune difformità urbanistica. Da tale atto notarile risulta che in data 19.12.1991 il venditore ha acquistato l’immobile da precedenti proprietari e che per lo stesso è stata presentata al Comune di Roma domanda di concessione in sanatoria per alcune difformità edilizie. Tale situazione urbanistica mi era stata omessa all’atto della proposta di acquisto dichiarando il venditore la conformità dell’immobile alle leggi sull’urbanistica e, comunque, da una ulteriore visione dell’appartamento ho potuto constatare che la situazione attuale dell’immobile è totalmente difforme dalla planimetria allegata al rogito di provenienza. Inoltre,
l’agenzia immobiliare mi ha sottoposto uno schema di contratto preliminare che non prevedeva, tra l’altro, la presentazione da parte del venditore della documentazione necessaria e, pertanto, ne ho sottoposto uno che la richiedeva, tra le altre, in modo specifico, il rilascio della concessione in sanatoria. Da informazioni prese dall’ufficio Condono Edilizio, ho potuto constatare :
a) la domanda di condono dell’immobile in oggetto risulta presentata e assunta al Protocollo nel 1987 dalla ex proprietaria dell’immobile;
b) che l’ abuso è risalente al 1977 per mq. 66,55 abitabili (su 70 totali),
c) l’assenza della seguente documentazione mai presentata:
- visura storica;
- V.C.A. catastale con planimetria confermata dal tecnico;
- foto abuso;
- elenco dei lavori effettuati nel 1977 con descrizione delle opere;
- inoltre, l’UCE ha richiesto nel 1998 la documentazione ma la notifica non è stata effettuata in quanto la ex proprietaria non era rintracciabile
Infine, su mia richiesta, il notaio di mia fiducia esprimeva, con una relazione scritta, parere contrario alla vendibilità dell’immobile;
Il giorno dopo, alla presenza del mio legale nella sede dell’agenzia, chiedevo il rinvio facendo presente della impossibilità di sottoscrivere un rogito di compravendita dell’immobile, data la presenza di un condono edilizio non ancora definito, L’agente,comunque, dichiarò in quella occasione di aver fatto valutare dal notaio di fiducia dell’agenzia il quale ha espresso, parere favorevole sulla regolarità urbanistica dell’immobile dichiarandolo alienabile. .Dopo due giorni l’agente mi comunicava telefonicamente che l’immobile era regolare e che per la definizione della pratica di condono occorreva qualche mese e che, quindi, si poteva tranquillamente sottoscrivere il preliminare.
In tutto questo va inserito il fatto che l’agenzia, tramite i suoi legali, insite nel richiedere la provvigione ( il 3% del prezzo di vendita) minacciando azioni legali coatte nei mie confronti per il pagamento della stessa, asserendo che comunque, l’agenzia aveva svolto il suo ruolo di intermediazione facendomi incontrare con il venditore.
Ho iniziato un contenzioso per la restituzione della somma versata all’atto della sottoscrizione della proposta.
La mia domanda è molto semplice. L’immobile in questione, sprovvisto di concessione in sanatoria e certificato di agibilità può, per una ragione qualsiasi essere considerato alienabile? E la stessa agenzia può pretendere la commissione, avendo ritardato la consegna dei documenti e taciuto sulla reale situazione, se l’immobile non è in regola?