Io e mio fratello siamo comproprietari, al 50% ciascuno di una palazzina disposta su più piani ubicata in un vecchio borgo ligure. Volendo procedere alla divisione della proprietà in modo che ciascuno diventi unico proprietario del 50% del totale, tramite il nostro geometra e a richiesta del notaio abbiamo proceduto alle divisione catastale della suddetta proprietà. E' così emerso che una porzione di due stanze posizionate una sull'altra (la mia sotto e quella di mio fratello sopra) ricade in parte di un fabbricato di proprietà comunale accatastato al catasto urbano con foglio 33 e particella 917. Il geometra, avuto mandato dal geometra del comune, ha perciò presentato in catasto una pratica per la suddivisione della suddetta particella in tre subalterni (1 del Comune, 2 mio e 3 di mio fratello). Fatto tutto ciò, all'atto di effettuare l'atto notarile di permuta e/o divisione della nostra proprietà il notaio sostiene che occorre da parte nostra la redazione di un ulteriore atto notarile con il comune per "l'acquisto", da parte nostra, dei subalterni 2 e 3. Voglio precisare che in alcune visure e planimetrie catastali da me possedute e risalenti al 2000 e nell'atto di acquisto dell'appartamento di mio fratello, posto sopra il mio e acquistato da nostro padre nel 1963, non era mai stata evidenziata la circostanza che le nostre proprietà ricadessero sulla particelle 917. Noi e il geometra sosteniamo che, al limite, si sia in presenza di un errato accatastamento operato in anni anche remoti e perpetuato sino ad ora, che ora abbiamo provveduto a sanare, mentre il notaio ritiene che noi dovremmo avere la titolarità (proprietà) dei subalterni 2 e 3 che dovremmo acquisire dal comune attraverso un atto di acquisto. Attendo pareri ed opinioni.