colleghi buon giorno, chiedo lumi a voi su come comportarmi per la situazione che sto per spiegarvi.
dopo aver acquisito un incarico in esclusiva x la vendita di questo immobile, ove i proprietari dichiaravano che riguardo alle normative edilizie e urbanistiche era tutto conforme, e aver controllato che a livello ipo-catadtale era tutto in ordine con la classica visura, trovo l'acquirente che formula la proposta d'acquisto che viene accettata.
sia in proposta che nel successivo preliminare la parte venditrice dichiara di nuovo che è tutto conforme a livello urbanistico e edilizio.
in merito a questa dichiarazione fatta sul preliminare, il geomentra che segue parte acquirente fa firmare ad entrambe le parti una scrittura privata, facendo riferimento all'articolo del preliminare, dove parte acquirente riconferma che è tutto in ordine a livello urbanistico e che nel caso non lo fosse si impenga a sistemare quello che c'è da sistemare. lo stesso geometra chiede a me e a parte acquirente di verificare che a livello di concessessioni e progetti sia tutto in ordine, quindi non potendo io direttamente andare in comune senza una delega del proprietario, parte venditrice delega un geometra a verificare la situazione.
QUI ARRIVA IL BELLO(o meglio il brutto!!!):
dalle carte trovate in comune, risulta solo una concessione edilizia di quest'immobile del 1965 ma ad uso LABORATORIO, successivamente non c'è mai stato niente che abbia trasformato questo immobile in ABITAZIONE.
il mio venditore, che ha acquistato nel 1982 con regolare atto dove si parla di "uso abitazione" e con schede catastali timbrate dal catasto, scende dalle nuvole e, secondo me in buona fede, dice di non saperne nulla, abitando cosi in un laboratorio ormai da 30 anni senza saperlo. dopo svariate verifiche, anche tramite legali, si evince che la situazione non è sanabile x un problema di distanze, e quindi l'immobile non è rogitabile.
ora, parte venditrice, o meglio il suo legale, da la colpa a me di tutto questo perchè secondo loro io avrei dovuto controllare. tutto questo perchè la parte acquirente si vuole ritirare, chiedendo oltre alla restituzione della caparra, anche danni e l'importo delle mie commissioni.
secondo voi sono in diritto di trattenermi le mie commissioni? ho sbagliato da qualche parte?
dopo aver acquisito un incarico in esclusiva x la vendita di questo immobile, ove i proprietari dichiaravano che riguardo alle normative edilizie e urbanistiche era tutto conforme, e aver controllato che a livello ipo-catadtale era tutto in ordine con la classica visura, trovo l'acquirente che formula la proposta d'acquisto che viene accettata.
sia in proposta che nel successivo preliminare la parte venditrice dichiara di nuovo che è tutto conforme a livello urbanistico e edilizio.
in merito a questa dichiarazione fatta sul preliminare, il geomentra che segue parte acquirente fa firmare ad entrambe le parti una scrittura privata, facendo riferimento all'articolo del preliminare, dove parte acquirente riconferma che è tutto in ordine a livello urbanistico e che nel caso non lo fosse si impenga a sistemare quello che c'è da sistemare. lo stesso geometra chiede a me e a parte acquirente di verificare che a livello di concessessioni e progetti sia tutto in ordine, quindi non potendo io direttamente andare in comune senza una delega del proprietario, parte venditrice delega un geometra a verificare la situazione.
QUI ARRIVA IL BELLO(o meglio il brutto!!!):
dalle carte trovate in comune, risulta solo una concessione edilizia di quest'immobile del 1965 ma ad uso LABORATORIO, successivamente non c'è mai stato niente che abbia trasformato questo immobile in ABITAZIONE.
il mio venditore, che ha acquistato nel 1982 con regolare atto dove si parla di "uso abitazione" e con schede catastali timbrate dal catasto, scende dalle nuvole e, secondo me in buona fede, dice di non saperne nulla, abitando cosi in un laboratorio ormai da 30 anni senza saperlo. dopo svariate verifiche, anche tramite legali, si evince che la situazione non è sanabile x un problema di distanze, e quindi l'immobile non è rogitabile.
ora, parte venditrice, o meglio il suo legale, da la colpa a me di tutto questo perchè secondo loro io avrei dovuto controllare. tutto questo perchè la parte acquirente si vuole ritirare, chiedendo oltre alla restituzione della caparra, anche danni e l'importo delle mie commissioni.
secondo voi sono in diritto di trattenermi le mie commissioni? ho sbagliato da qualche parte?