Non è così semplice come sembra.
Il venditore dichiara di essere e di essere sempre stato in regime di separazione dei beni. Si scopre dopo che era in comunione. La vendita è annullabile entro l'anno e idem per l'iscrizione ipotecaria, in quanto l'una e l'altra intercorse senza la partecipazione del coniuge comproprietario.
Il coniuge agisce in giudizio e chiede la risoluzione del contratto. Vince. L'acquirente e la banca fanno causa al notaio e al venditore. Il giudice stabilisce che il non aver sottolineato che si trattava di attestazioni non supportate da documentazione verificata e il non aver scritto nell'atto quali sarebbero state le conseguenze di ciò, costituisce responsabilità professionale, fonte di obbligo risarcitorio per il notaio.
il notaio ha per la verità chiamato in causa il mediatore, il quale si è costituito ed ha sostenuto che il contenuto della sua prestazione si è esaurito con l'aver messo in contatto le parti. Il giudice gli dà ragione perché la documentazione reperita dal mediatore è stata fornita a titolo di cortesia.
Per il mediatore è cortesia. Per le parti è buona usanza. Se a me dicessero che questo non lo porto, direi che incarico qualcuno e metto in conto a chi di dovere. Non è che si vende una casa al giorno. Voi sì, magari, ma il venditore no.
Se il mediatore vuole far rientrare nel "pacchetto" anche la collaborazione nel reperimento della documentazione, bene. Ma non è obbligato. Altrimenti può benissimo ribaltare la questione alle parti e se la vedessero loro andare a sbattere in giro.
Morale: se chiedono l'estratto per riassunto dell'atto di matrimonio, un motivo spesso c'è. Vero che qualcuno a volte eccede con le richieste, ma immaginate voi davanti al rischio di rispondere per qualche decina di migliaia di euro perché un povero venditore non poteva chiedere all'ufficio dello stato civile un documento rilasciato anche gratuitamente.