Che dite?
E’ arrivato il momento di tagliare il nodo gordiano che blocca il rilancio dell’edilizia?
Il rilancio del Piano Casa può dare il suo contributo a questo proposito.
Una decina di giorni fa, il Consiglio dei Ministri ha approvato un provvedimento legislativo per accelerare e far partire il Piano Casa 1 e il Piano Casa 2 Lo ha annunciato il Ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, al termine della seduta a Palazzo Chigi. "Il Piano Casa – ha spiegato il Ministro delle Infrastrutture Matteoli – meritava un provvedimento legislativo perché le Regioni, in tante parti d'Italia, hanno fatto provvedimenti di legge che non consentono, per il 60% delle case, gli ampliamenti".
Il Piano casa è stato fino ad adesso un clamoroso flop.
Praticamente, tante regioni hanno remato contro di esso per motivi concernenti conflitti di competenze tra organismi amministrativi diversi, procedure farraginose, sovrapposizioni tra legislazioni.
Infatti la materia urbanistica è di competenza delle regioni ( art. 117 Cost. ) ma compito dello Stato e del governo è quello di dare una norma "quadro generale" che possa fornire una cornice unitaria.
Per non parlare dei conflitti istituzionali e politici che spaccano a metà le Regioni, i Comuni e le tante autorità che hanno una competenza STRATIFICATA sull’edilizia e sull’urbanistica.
Un Provvedimento del Governo quante volte viene edulcorato, se non addirittura bloccato, da Regioni e Comuni ostili oppure si perde nei labirinti della burocrazia?
Tante volte.
Questo succedeva già all’epoca di Giolitti. Succede ora e succederà ancora in futuro.
La situazione legislativa ed amministrativa, caotica e sconclusionata, ha fatto sì che solo un numero esiguo di cittadini italiani abbiano iniziato i lavori edilizi.
Dati clamorosi.
In Lombardia, regione non certa avversa all’attuale governo, le domande riferibile al Piano Casa sono state una novantina, a Torino solo 14, in Sardegna 22 (dati di Gualtiero Tamburini, presidente di Assimmobiliare).
Bisogna considerare, però, che il Piano Casa è applicabile solo alle case ed immobili singoli non certamente ai condomini dove abitano circa il 60% degli italiani.
Ma insomma, il numero ridicolo delle domande rimane….
Possibile che in Italia manca quasi totalmente il desiderio di ampliare e migliorare la propria abitazione?
Mi sembra un fatto enigmatico e misterioso.
Oppure, è spiegabile con la recessione economica in atto che ha toccato, nel periodo 2009 -2010, il suo picco?
Forse il Piano Casa è caduto nel periodo sbagliato per mobilitare risorse finanziare private.
Però….
L’inerzia dei poteri pubblici nei confronti del Provvedimento comunque rimane ed è colpevole, secondo me, perché il Piano Casa poteva essere usato come uno strumento di contrasto alla crisi generale, poteva, cioè, essere un mezzo efficace e provvidenziale per produrre PIL aggiuntivo in un momento di emergenza.
Ma…
La conclamata carenza di richieste dei proprietari di casa è dovuto all’ immobilismo dei Sindaci ad adattare, con appositi strumenti attuativi, il provvedimento del Piano Casa alla propria realtà amministrativa, oppure, al contrario, è stata la scarsità di richieste da parte dei cittadini a scoraggiare i Primi Cittadini ad emanare qualsiasi regolamento in materia?
Boh, vallo a capire….
Tuttavia…
“Il mattone è stato considerato sempre un bene rifugio durante le crisi economiche e, adesso, può diventare un bene d’investimento” Dice ancora Gualtiero Tamburini
Quindi….
Il rilancio SERIO, CONCRETO, INCISIVO del Piano Casa può ancora dare il suo contributo alla rilancio del PIL e, di conseguenza, dell’asfittica economia italiana.
Mobilitare 50-60 miliardi di investimenti privati (dati Cresme) è ancora possibile per dare finalmente il là al rilancio edilizio della nostra Nazione.
Ovviamente…
L’edilizia non ha più la capacità di muovere e trascinare dietro di sé l’intera economia italiana, come successe negli anni 1949 -1963 con il Piano Casa Fanfani, che è stato il volano ( insieme all’industria del Nord) del boom economico di cinquat’anni fa.
L’Italia è già troppo “costruita”, è urbanizzata abbastanza ed è antropizzata in maniera elevata.
Il suo paesaggio ( valore tutelato, non dimentichiamolo, dall' art. 9 della nostra Costituzione ) non sopporterebbe disinvoltamente altre colate di cemento, altre porcherie architettoniche, altri stupri edilizi.
Bisogna darsi un limite alla costruzione di nuovi alloggi, molti di quelli già costruiti sono, tra l’altro, invenduti e pesano sul groppone e sui bilanci di imprese e banche (…e di agenti immobiliari…).
Ma, allora…
Che fare?
Semplice.
Il rilancio, SERIO, CONCRETO, INCISIVO, del Piano Casa deve dotare di una nuova mentalità, di un nuovo approccio al territorio, i soggetti interessati.
L’ Italia è già molto edificata.
Benissimo.
Su questo punto siamo tutti d’accordo, politici, amministratori, costruttori, geometra, architetti, pianificatori, urbanisti, ingegneri, agenti immobiliari, studiosi e appassionati di architettura contemporanea ( quorum ego…)
La grande manovra da attuare, impugnando lo strumento legislativo del Piano Casa, non è più quella realizzata, a suo tempo, da Fanfani ( …che ci regalò, tra l’altro, anche l’Autostrada del Sole…) di costruire, ex novo, centinaia di migliaia di nuove case, ma di aumentare del 33% ( mi sembra…) la cubatura delle abitazioni già esistenti, di abbattere vecchi edifici e di costruirne, sugli stessi siti, di nuovi. Insomma occorre far attecchire la logica, ancora ostica per gli attori del settore edilizio, del MERCATO IMMOBILIARE DI SOSTITUZIONE, puntare sul miglioramento della qualità edilizia ESISTENTE, abolendo, finalmente, IL TABU’ delle demolizioni.
E’ necessario abbattere per ricostruire, come fanno tutti gli altri paesi europei e nordamericani, sviluppando un miglioramento della qualità del paesaggio urbano e tutelando, allo stesso tempo, il paesaggio verde della campagna da nuove colate di cemento
Sarà possibile….?
A Roma, l’attuale sindaco Alemanno, ha presentato un piano urbanistico edilizio di demolizione - ricostruzione per radere al suolo la sconcezza architettonica di Torbellamonaca ( sentina e fomentatrice di emarginazione e delinquenza..) e per ricostruire, nello stesso posto, un nuovo quartiere a misura di uomo.
E lo stesso trattamento radicale, forse, sarà riservato al mostruoso serpentone di pessima edilizia “bolscevica” di Corviale, un incubo di cemento lungo ben 1.200 metri.
Naturalmente, gli inquilini che abitano tali strutture saranno ampiamente garantiti nel loro diritto alla casa.
Alle ottime intenzioni del sindaco Alemanno, seguiranno i fatti?
Vedremo.
Diranno….
Era ora che si cominciasse…c’è tanta pessima edilizia da riqualificare …Casilina,Tiburtino, Prenestino, case brutte, umide, scrostate, poco luminose e ammorbate dal traffico che soffoca la città…
Finalmente un pò di coraggio.
In Italia sarebbe la prima volta, per le demolizioni….
Eh?
LA PRIMA VOLTA?
LA PRIMA VOLTA CHE SI DEMOLISCE?
Che corbelleria!
Aspettate un attimo.
Ma domandiamoci un momento…
Cerchiamo di scavare nella nostra memoria storica.
Un piccolo excursus personale, se permettete.
L’unica arte che davvero mi emozioni, oltre alla musica e al cinema ( arte minore però quest’ultima..), è l’architettura. Amare l’architettura significa amare molte arti, perché l’arte del costruire è una sorta di sintesi estetica anche di pittura e scultura. L’architettura, poi, è il punto di incontro delle due culture, quella del bello e quella scientifica. Tra l’estetica e la scienza. Tra la creatività e la matematica.
Sta di fatto che, quando sono in una città, il mio modo specifico di fare il turista è innanzitutto quello di girare per le strade, guardando gli edifici e le scenografie urbane e, quando possibile, infilandomi a spiare nei cortili interni e nascosti. Ebbene, sono convintoche proprio l’architettura contemporanea, che tanto amo, segnali la crisi profonda di identità che tormenta la nostra cultura e la nostra civiltà occidentale.
In tutti i secoli, gli uomini hanno demolito e ricostruito le città a loro gusto, tra il consenso del popolo, secondo lo stile architettonico prevalente in quel momento. Se si decideva di aprire una strada, o di costruire un palazzo o di innalzare un duomo lo si faceva, abbattendo quanto c’era da distruggere, li attorno.
Senza farsi tanti scrupoli.
Pensiamo all’ esempio principale: quello di San Pietro: abbattuto senza problemi la Basilica millenaria precedente, costruita dopo Costantino e riedificata, totalmente e completamente, con la partecipazione di tantissimi ed insigni artisti ed architetti mettendoci, tra l’altro, tutto il tempo necessario (due secoli).
Per restare a Roma, se il papa SISTO V amava i rettilinei e non sopportava il groviglio delle stradine sporche, scure e maleodoranti, chiamava, immediatamente, un architetto famoso e gli ordinava di disegnare e poi costruire, per esempio Via Sistina, abbattendo, senza tanti complimenti, tutti gli edifici che ostacolavano il progetto urbanistico.
E questo perché?
Perché erano convinti, di saper fare meglio dei loro antenati.
Credevano di incarnare il progresso e di interpretare uno stadio successivo dello sviluppo della civiltà umana.
Al contrario di noi, dunque, che siamo consapevoli che qualunque cosa possiamo fare sarà comunque peggio di quello che c’era prima.
Nonostante che si possieda mezzi tecnici, per costruire ed edificare, che gli antichi si sognavano.
Giudichiamo intoccabile ciò che c’è e, con leggi e vincoli, cerchiamo di impedire tutte le manomissioni del tessuto urbanistico storico.
A questo punto l’architettura, più che le altre arti, diventa il simbolo del fatto che siamo una civiltà che non crede più a se stessa, che dubitiamo delle nostre qualità artistiche, che siamo destinati a progettare e costruire solo “colate di cemento”.
Perché non ci svegliamo un po’?
Perchè non ci diamo una mossa, una scossa?
Certamente, non ci passerebbe mai per la testa di abbattere il Colosseo o il Pantheon o San Pietro, ci mancherebbe altro…altro che barbari che saremmo…
Ma…Infine...
Sventrare, distruggere, demolire, ridurre in polvere, come meriterebbe, tanta pessima architettura residenziale degli ultimi 70 anni e ricostruire, ex novo, alloggi e case, esteticamente e funzionalmente superiori, non sarebbe una splendida idea?
Un bel finale, di quella partita ingaggiata con il nostro passato, con la nostra tradizione artistica e culturale?
Non sarebbe un' idea e un'azione che farebbe ripartire l’economia immobiliare, mobiliterebbe ingenti risorse economiche sia pubbliche sia private, attuerebbe pienamente il Piano Casa, ci libererebbe, una volta per tutte, del tabù delle demolizioni, ci renderebbe un po’ più orgogliosi di noi stessi, della nostra architettura contemporanea, della nostra splendida Italia e ci farebbe gridare, finalmente e a squarciagola, “Cubatura libre”?
Un pò di coraggio, che ce vo?
E’ arrivato il momento di tagliare il nodo gordiano che blocca il rilancio dell’edilizia?
Il rilancio del Piano Casa può dare il suo contributo a questo proposito.
Una decina di giorni fa, il Consiglio dei Ministri ha approvato un provvedimento legislativo per accelerare e far partire il Piano Casa 1 e il Piano Casa 2 Lo ha annunciato il Ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, al termine della seduta a Palazzo Chigi. "Il Piano Casa – ha spiegato il Ministro delle Infrastrutture Matteoli – meritava un provvedimento legislativo perché le Regioni, in tante parti d'Italia, hanno fatto provvedimenti di legge che non consentono, per il 60% delle case, gli ampliamenti".
Il Piano casa è stato fino ad adesso un clamoroso flop.
Praticamente, tante regioni hanno remato contro di esso per motivi concernenti conflitti di competenze tra organismi amministrativi diversi, procedure farraginose, sovrapposizioni tra legislazioni.
Infatti la materia urbanistica è di competenza delle regioni ( art. 117 Cost. ) ma compito dello Stato e del governo è quello di dare una norma "quadro generale" che possa fornire una cornice unitaria.
Per non parlare dei conflitti istituzionali e politici che spaccano a metà le Regioni, i Comuni e le tante autorità che hanno una competenza STRATIFICATA sull’edilizia e sull’urbanistica.
Un Provvedimento del Governo quante volte viene edulcorato, se non addirittura bloccato, da Regioni e Comuni ostili oppure si perde nei labirinti della burocrazia?
Tante volte.
Questo succedeva già all’epoca di Giolitti. Succede ora e succederà ancora in futuro.
La situazione legislativa ed amministrativa, caotica e sconclusionata, ha fatto sì che solo un numero esiguo di cittadini italiani abbiano iniziato i lavori edilizi.
Dati clamorosi.
In Lombardia, regione non certa avversa all’attuale governo, le domande riferibile al Piano Casa sono state una novantina, a Torino solo 14, in Sardegna 22 (dati di Gualtiero Tamburini, presidente di Assimmobiliare).
Bisogna considerare, però, che il Piano Casa è applicabile solo alle case ed immobili singoli non certamente ai condomini dove abitano circa il 60% degli italiani.
Ma insomma, il numero ridicolo delle domande rimane….
Possibile che in Italia manca quasi totalmente il desiderio di ampliare e migliorare la propria abitazione?
Mi sembra un fatto enigmatico e misterioso.
Oppure, è spiegabile con la recessione economica in atto che ha toccato, nel periodo 2009 -2010, il suo picco?
Forse il Piano Casa è caduto nel periodo sbagliato per mobilitare risorse finanziare private.
Però….
L’inerzia dei poteri pubblici nei confronti del Provvedimento comunque rimane ed è colpevole, secondo me, perché il Piano Casa poteva essere usato come uno strumento di contrasto alla crisi generale, poteva, cioè, essere un mezzo efficace e provvidenziale per produrre PIL aggiuntivo in un momento di emergenza.
Ma…
La conclamata carenza di richieste dei proprietari di casa è dovuto all’ immobilismo dei Sindaci ad adattare, con appositi strumenti attuativi, il provvedimento del Piano Casa alla propria realtà amministrativa, oppure, al contrario, è stata la scarsità di richieste da parte dei cittadini a scoraggiare i Primi Cittadini ad emanare qualsiasi regolamento in materia?
Boh, vallo a capire….
Tuttavia…
“Il mattone è stato considerato sempre un bene rifugio durante le crisi economiche e, adesso, può diventare un bene d’investimento” Dice ancora Gualtiero Tamburini
Quindi….
Il rilancio SERIO, CONCRETO, INCISIVO del Piano Casa può ancora dare il suo contributo alla rilancio del PIL e, di conseguenza, dell’asfittica economia italiana.
Mobilitare 50-60 miliardi di investimenti privati (dati Cresme) è ancora possibile per dare finalmente il là al rilancio edilizio della nostra Nazione.
Ovviamente…
L’edilizia non ha più la capacità di muovere e trascinare dietro di sé l’intera economia italiana, come successe negli anni 1949 -1963 con il Piano Casa Fanfani, che è stato il volano ( insieme all’industria del Nord) del boom economico di cinquat’anni fa.
L’Italia è già troppo “costruita”, è urbanizzata abbastanza ed è antropizzata in maniera elevata.
Il suo paesaggio ( valore tutelato, non dimentichiamolo, dall' art. 9 della nostra Costituzione ) non sopporterebbe disinvoltamente altre colate di cemento, altre porcherie architettoniche, altri stupri edilizi.
Bisogna darsi un limite alla costruzione di nuovi alloggi, molti di quelli già costruiti sono, tra l’altro, invenduti e pesano sul groppone e sui bilanci di imprese e banche (…e di agenti immobiliari…).
Ma, allora…
Che fare?
Semplice.
Il rilancio, SERIO, CONCRETO, INCISIVO, del Piano Casa deve dotare di una nuova mentalità, di un nuovo approccio al territorio, i soggetti interessati.
L’ Italia è già molto edificata.
Benissimo.
Su questo punto siamo tutti d’accordo, politici, amministratori, costruttori, geometra, architetti, pianificatori, urbanisti, ingegneri, agenti immobiliari, studiosi e appassionati di architettura contemporanea ( quorum ego…)
La grande manovra da attuare, impugnando lo strumento legislativo del Piano Casa, non è più quella realizzata, a suo tempo, da Fanfani ( …che ci regalò, tra l’altro, anche l’Autostrada del Sole…) di costruire, ex novo, centinaia di migliaia di nuove case, ma di aumentare del 33% ( mi sembra…) la cubatura delle abitazioni già esistenti, di abbattere vecchi edifici e di costruirne, sugli stessi siti, di nuovi. Insomma occorre far attecchire la logica, ancora ostica per gli attori del settore edilizio, del MERCATO IMMOBILIARE DI SOSTITUZIONE, puntare sul miglioramento della qualità edilizia ESISTENTE, abolendo, finalmente, IL TABU’ delle demolizioni.
E’ necessario abbattere per ricostruire, come fanno tutti gli altri paesi europei e nordamericani, sviluppando un miglioramento della qualità del paesaggio urbano e tutelando, allo stesso tempo, il paesaggio verde della campagna da nuove colate di cemento
Sarà possibile….?
A Roma, l’attuale sindaco Alemanno, ha presentato un piano urbanistico edilizio di demolizione - ricostruzione per radere al suolo la sconcezza architettonica di Torbellamonaca ( sentina e fomentatrice di emarginazione e delinquenza..) e per ricostruire, nello stesso posto, un nuovo quartiere a misura di uomo.
E lo stesso trattamento radicale, forse, sarà riservato al mostruoso serpentone di pessima edilizia “bolscevica” di Corviale, un incubo di cemento lungo ben 1.200 metri.
Naturalmente, gli inquilini che abitano tali strutture saranno ampiamente garantiti nel loro diritto alla casa.
Alle ottime intenzioni del sindaco Alemanno, seguiranno i fatti?
Vedremo.
Diranno….
Era ora che si cominciasse…c’è tanta pessima edilizia da riqualificare …Casilina,Tiburtino, Prenestino, case brutte, umide, scrostate, poco luminose e ammorbate dal traffico che soffoca la città…
Finalmente un pò di coraggio.
In Italia sarebbe la prima volta, per le demolizioni….
Eh?
LA PRIMA VOLTA?
LA PRIMA VOLTA CHE SI DEMOLISCE?
Che corbelleria!
Aspettate un attimo.
Ma domandiamoci un momento…
Cerchiamo di scavare nella nostra memoria storica.
Un piccolo excursus personale, se permettete.
L’unica arte che davvero mi emozioni, oltre alla musica e al cinema ( arte minore però quest’ultima..), è l’architettura. Amare l’architettura significa amare molte arti, perché l’arte del costruire è una sorta di sintesi estetica anche di pittura e scultura. L’architettura, poi, è il punto di incontro delle due culture, quella del bello e quella scientifica. Tra l’estetica e la scienza. Tra la creatività e la matematica.
Sta di fatto che, quando sono in una città, il mio modo specifico di fare il turista è innanzitutto quello di girare per le strade, guardando gli edifici e le scenografie urbane e, quando possibile, infilandomi a spiare nei cortili interni e nascosti. Ebbene, sono convintoche proprio l’architettura contemporanea, che tanto amo, segnali la crisi profonda di identità che tormenta la nostra cultura e la nostra civiltà occidentale.
In tutti i secoli, gli uomini hanno demolito e ricostruito le città a loro gusto, tra il consenso del popolo, secondo lo stile architettonico prevalente in quel momento. Se si decideva di aprire una strada, o di costruire un palazzo o di innalzare un duomo lo si faceva, abbattendo quanto c’era da distruggere, li attorno.
Senza farsi tanti scrupoli.
Pensiamo all’ esempio principale: quello di San Pietro: abbattuto senza problemi la Basilica millenaria precedente, costruita dopo Costantino e riedificata, totalmente e completamente, con la partecipazione di tantissimi ed insigni artisti ed architetti mettendoci, tra l’altro, tutto il tempo necessario (due secoli).
Per restare a Roma, se il papa SISTO V amava i rettilinei e non sopportava il groviglio delle stradine sporche, scure e maleodoranti, chiamava, immediatamente, un architetto famoso e gli ordinava di disegnare e poi costruire, per esempio Via Sistina, abbattendo, senza tanti complimenti, tutti gli edifici che ostacolavano il progetto urbanistico.
E questo perché?
Perché erano convinti, di saper fare meglio dei loro antenati.
Credevano di incarnare il progresso e di interpretare uno stadio successivo dello sviluppo della civiltà umana.
Al contrario di noi, dunque, che siamo consapevoli che qualunque cosa possiamo fare sarà comunque peggio di quello che c’era prima.
Nonostante che si possieda mezzi tecnici, per costruire ed edificare, che gli antichi si sognavano.
Giudichiamo intoccabile ciò che c’è e, con leggi e vincoli, cerchiamo di impedire tutte le manomissioni del tessuto urbanistico storico.
A questo punto l’architettura, più che le altre arti, diventa il simbolo del fatto che siamo una civiltà che non crede più a se stessa, che dubitiamo delle nostre qualità artistiche, che siamo destinati a progettare e costruire solo “colate di cemento”.
Perché non ci svegliamo un po’?
Perchè non ci diamo una mossa, una scossa?
Certamente, non ci passerebbe mai per la testa di abbattere il Colosseo o il Pantheon o San Pietro, ci mancherebbe altro…altro che barbari che saremmo…
Ma…Infine...
Sventrare, distruggere, demolire, ridurre in polvere, come meriterebbe, tanta pessima architettura residenziale degli ultimi 70 anni e ricostruire, ex novo, alloggi e case, esteticamente e funzionalmente superiori, non sarebbe una splendida idea?
Un bel finale, di quella partita ingaggiata con il nostro passato, con la nostra tradizione artistica e culturale?
Non sarebbe un' idea e un'azione che farebbe ripartire l’economia immobiliare, mobiliterebbe ingenti risorse economiche sia pubbliche sia private, attuerebbe pienamente il Piano Casa, ci libererebbe, una volta per tutte, del tabù delle demolizioni, ci renderebbe un po’ più orgogliosi di noi stessi, della nostra architettura contemporanea, della nostra splendida Italia e ci farebbe gridare, finalmente e a squarciagola, “Cubatura libre”?
Un pò di coraggio, che ce vo?