E’ sicuramente più semplice fare l’ agente immobiliare in provincia, nelle piccole realtà dove tutti si conoscono. E dove sono forti le tradizioni e i legami familiari.
Tutto è più tranquillo e ordinato, i ritmi di lavoro sono più rilassati e distesi, le distanze da colmare quotidianamente sono piccole, molto minore è il pericolo di perdere tempo e che gli appuntamenti saltino per colpa del traffico e per mancanza di parcheggi.
Si può seguire più facilmente la famiglia e coltivare qualche hobby.
Ma….
Ma la città è più viva, più stimolante, è un tonico corroborante, il lavoro del mediatore può imbattersi in occasioni interessanti o uniche, egli può addirittura avere la possibilità di intermediare ville e palazzi con secoli di storia e di valore artistico…poi le percentuali delle provvigioni sono piacevolmente più alte in proporzione alle quotazioni notevolmente più elevate degli immobili…
In città un’ appartamento che costi 300 o 400 mila euro è la norma mentre nei paesi e nelle cittadine è l‘eccezione…si hanno più occasioni e maggior varietà di “merce”, ci si può specializzare nel settore preferito…esiste maggior mobilità sociale e maggior ricambio di proprietari…
Poi, se si commette qualche errore, è difficile che lo sappia tutta la città a differenza del paese dove tutti mormorano e la reputazione professionale può distruggersi in un attimo…
Ma…
Ma nei paesi e nelle piccole cittadine i costi di gestione dell’attività sono minori…si può affittare un ufficio a prezzi abbordabili, se si lavora bene e con professionalità, ci si fa un nome e il passaparola funziona e “lavora” per l’agente immobiliare come una pubblicità di ritorno che gli permette di poter fare meno ricerca per acquisizione, poiché i venditori di immobili che lo apprezzano, di persona o per fama, “ruzzolano” volontariamente dentro l’ufficio… la dimensione di vita è a misura d’uomo è ciò può essere d’aiuto all’umore del mediatore e, quindi, alla suo rendimento lavorativo.
Tutti sono legati al luogo d’origine, alla sua memoria e ai suoi legami familiari e sentimentali, chi nasce in provincia tende a lavorare in provincia, chi cresce in città è lì che si vuole affermarsi professionalmente…sono le famose radici...
Ma, dal punto di vista di chi opera nel mercato dell’intermediazione immobiliare, conviene di più all’agente immobiliare di città trasferirsi in provincia o, almeno, in periferia, o a quello di paese trasferirsi in città al fine di trovare maggior opportunità di guadagno?
Non rischia, il mediatore di città, di soffrire la sonnolenza della provincia a cui non è abituato?
Non rischia il mediatore di paese di subire il deserto umano della città, la sua solitudine?
C’è qualche agente immobiliare che vuole raccontarci la bella storia del suo successo professionale costruito lontano dalla terra d'origine?
Tutto è più tranquillo e ordinato, i ritmi di lavoro sono più rilassati e distesi, le distanze da colmare quotidianamente sono piccole, molto minore è il pericolo di perdere tempo e che gli appuntamenti saltino per colpa del traffico e per mancanza di parcheggi.
Si può seguire più facilmente la famiglia e coltivare qualche hobby.
Ma….
Ma la città è più viva, più stimolante, è un tonico corroborante, il lavoro del mediatore può imbattersi in occasioni interessanti o uniche, egli può addirittura avere la possibilità di intermediare ville e palazzi con secoli di storia e di valore artistico…poi le percentuali delle provvigioni sono piacevolmente più alte in proporzione alle quotazioni notevolmente più elevate degli immobili…
In città un’ appartamento che costi 300 o 400 mila euro è la norma mentre nei paesi e nelle cittadine è l‘eccezione…si hanno più occasioni e maggior varietà di “merce”, ci si può specializzare nel settore preferito…esiste maggior mobilità sociale e maggior ricambio di proprietari…
Poi, se si commette qualche errore, è difficile che lo sappia tutta la città a differenza del paese dove tutti mormorano e la reputazione professionale può distruggersi in un attimo…
Ma…
Ma nei paesi e nelle piccole cittadine i costi di gestione dell’attività sono minori…si può affittare un ufficio a prezzi abbordabili, se si lavora bene e con professionalità, ci si fa un nome e il passaparola funziona e “lavora” per l’agente immobiliare come una pubblicità di ritorno che gli permette di poter fare meno ricerca per acquisizione, poiché i venditori di immobili che lo apprezzano, di persona o per fama, “ruzzolano” volontariamente dentro l’ufficio… la dimensione di vita è a misura d’uomo è ciò può essere d’aiuto all’umore del mediatore e, quindi, alla suo rendimento lavorativo.
Tutti sono legati al luogo d’origine, alla sua memoria e ai suoi legami familiari e sentimentali, chi nasce in provincia tende a lavorare in provincia, chi cresce in città è lì che si vuole affermarsi professionalmente…sono le famose radici...
Ma, dal punto di vista di chi opera nel mercato dell’intermediazione immobiliare, conviene di più all’agente immobiliare di città trasferirsi in provincia o, almeno, in periferia, o a quello di paese trasferirsi in città al fine di trovare maggior opportunità di guadagno?
Non rischia, il mediatore di città, di soffrire la sonnolenza della provincia a cui non è abituato?
Non rischia il mediatore di paese di subire il deserto umano della città, la sua solitudine?
C’è qualche agente immobiliare che vuole raccontarci la bella storia del suo successo professionale costruito lontano dalla terra d'origine?