Proposta sì, proposta no.
Credo che la questione definisca due modi diversi di lavorare.
Questo non significa che uno sia necessariamente corretto e l'altro scorretto.
Spesso quello che diventa il nostro "metodo operativo" deriva dall'esperienza e non può non essere influenzato dalla nostra personalità.
Conosco agenti immobiliari molto bravi che ogni mese ritirano 10 proposte scritte e ne chiudono 2, così come ne conosco altri che per chiuderne 2 ne devono ritirare 3.
Io appartengo alla seconda categoria, ma non è un vanto (magari chi ne ritira 10 a volte ne chiude 4!
) è una mera constatazione.
E vi spiego perché ragiono così:
mediamente per ritirare una proposta d'acquisto impiego tra 1,5 e 2,5 ore.
Se però mi comporto a dovere ed approfondisco con il cliente tutti gli aspetti legati ad un'offerta eventualmente assurda, ho come la sensazione che questo comunichi al mio interlocutore: "non è detto, ma si potrebbe chiudere anche a queste condizioni".
Poi, spesso, salire diventa veramente difficile se il punto di partenza è troppo basso.
Con una proposta scritta congrua e lasciando invece la proposta assurda nel regno del "verbale", degna giusto forse di una telefonata di aggiornamento al venditore (e non di una trattativa), l'acquirente potrebbe comprendere meglio i margini di un ribasso accettabile.
La questione della "rinuncia alla mediazione" è comunque piuttosto ambigua e direi scivolosa anche per il cliente. Come distinguere tra una trattativa di acquisto ed un mero confronto con l'agente immobiliare?
Se un cliente mi chiedesse un parere sugli eventuali margini, questo significherebbe essere già in trattativa?
In verità penso che sia facile utilizzare la ritrosia dell'agente come pretesto per poterlo "scavalcare". E quando "scavalchi" l'agente nella trattativa, anche se la "legge" imporrebbe il pagamento della mediazione, diventa "moralmente" riprovevole pretendere la provvigione alla base di un lavoro che in realtà non sarebbe neppure stato fatto (poco importa che questa esclusione sia stata voluta dal cliente e non dall'agente).
Non trovo invece che, in caso di bypass da parte dell'acquirente, il venditore debba essere ritenuto responsabile nei confronti dell'agente immobiliare. Il proprietario, probabilmente, cercherà in primo luogo di concludere la sua vendita. Non importa se assecondando l'acquirente nel suo tentativo di squalificare il comportamento dell'agente (che poi, magari, una volta concluso il preliminare, pagherà senza problemi).
E come dargli torto? Non pretendo certo che il venditore debba perdere una trattativa in grado magari di cambiargli la vita per difendere me!