Immobiliare italiano: ripresa, ma prezzi ancora giù
Alessandra Caparello
ROMA (WSI) – Riprende fiato il mercato immobiliare italiano secondo i dati raccolti nel primo Osservatorio Immobiliare 2016 di Nomisma, società indipendente che realizza attività di ricerca e consulenza economica per imprese, associazioni e pubbliche amministrazioni, a livello nazionale e internazionale, che ha monitorato il mercato di 13 città intermedie, ossia Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno, Taranto, Trieste e Verona.
Il risultato che è emerso è di un mercato immobiliare in lenta ripresa, un trend emerso alla fine del 2015 e confermato nei primi mesi del 2016.
“La fase negativa dell’attuale ciclo immobiliare si è esaurita e ha preso avvio il recupero anche se, come racconta la storia immobiliare italiana, i tempi della svolta tendono continuamente a dilatarsi”.
Andando dei dettagli, nei mercati intermedi, soggetti all’indagine di Nomisma 2016 per il settore immobiliare, aumentano gli scambi ma si assiste ad un ulteriore calo dei prezzi, seppure in progressiva riduzione rispetto al passato e alla stabilizzazione dei tempi necessari per la vendita.
In riferimento ai prezzi in particolare, l’ultima variazione annuale (2016/2015) è risultata compresa tra il -3,5% dei capannoni e il -1,5% delle abitazioni nuove. Le abitazioni usate, gli uffici e i negozi hanno fatto registrare flessioni del 2%, 2,1% e 2,3%.
Crescono le compravendite di abitazioni, di cui il 70% è assistita da uncontratto di mutuo, registrando un +3,6% nel 2015 e un +6,5% nel 2016 arrivando a 444.636 compravendite realizzate secondo i dati raccolti dall’Agenzia delle entrate. Nel non residenziale sono 44.319 i contratti di compravendite stipulati, un numero trainato soprattutto dalla vendita di negozi, e in parte anche dei capannoni di industria.
A sostenere la lenta ripresa del settore immobiliare anche la componente delle locazioni che offre rendimenti piuttosto bassi e compressi in termini di variabilità tra i diversi mercati, nell’arco di un paio di punti percentuali in tutti i principali segmenti. La domanda di immobili in locazione arriva soprattutto dalle nuove generazioni che, oltre a ricercare nuove soluzioni abitative per staccarsi dalla famiglia d’origine, cerca una casa in affitto soprattutto negli ultimi temi per motivi di studio o di lavoro lungo la direttrice Mezzogiorno/Centro Nord (di 41.000 unità, il 70% è rappresentato da giovani).
È pari al 50% la componente di domanda che si rivolge all’opzione dell’affitto e tra le tipologie di contratti stipulati in maniera più frequente si segnalano quelli a canone concordato che rappresentano oggi il 44,1% del totale.
Negli ultimi dieci anni i prezzi di mercato e i canoni degli immobili locati hanno fatto segnare andamenti simili: in entrambi i casi la crescita si è interrotta attorno al 2007 e da lì è iniziata una fase di declino non ancora conclusa. I canoni di locazione si sono adeguati al ribasso per debolezza economica dei soggetti che si rivolgono all’affitto. La variazione annuale dei canoni per gli immobili dei mercati intermedi si è attestata nell`ordine del -1,4% per le abitazioni usate, -1,7% per gli uffici e -1,9% per i negozi.
Nel suo rapporto infine Nomisma vede il rischio di una lentezza della crescita.
“L’ulteriore indebolimento del quadro macro-economico, l’ampliamento dell’eccesso di offerta derivante da un’accelerazione nel processo di cessione delle garanzie immobiliari alla base dei non performing loans e un’attenuazione di interesse degli investitori corporate stranieri per il nostro Paese, sono i fronti da cui potrebbe scaturire un rallentamento – anche significativo – del processo di graduale risalita”.
articolo tratto da: Immobiliare italiano: ripresa, ma prezzi ancora giù | Wall Street Italia
Considerazione a margine: Personalmente più che di lentezza della crescita parlerei di un prolungarsi ancora molto forte della crisi, proprio in virtù della situazione occupazionale e salariale, della maggiore attenzione comunque a periodi troppo lunghi di indebitamento da parte delle famiglie e di problematiche demografiche oggettive (emigrazione progressiva di forza lavoro qualificata / immigrazione a basso reddito che impatta non a caso sulle locazioni).
Alessandra Caparello
ROMA (WSI) – Riprende fiato il mercato immobiliare italiano secondo i dati raccolti nel primo Osservatorio Immobiliare 2016 di Nomisma, società indipendente che realizza attività di ricerca e consulenza economica per imprese, associazioni e pubbliche amministrazioni, a livello nazionale e internazionale, che ha monitorato il mercato di 13 città intermedie, ossia Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno, Taranto, Trieste e Verona.
Il risultato che è emerso è di un mercato immobiliare in lenta ripresa, un trend emerso alla fine del 2015 e confermato nei primi mesi del 2016.
“La fase negativa dell’attuale ciclo immobiliare si è esaurita e ha preso avvio il recupero anche se, come racconta la storia immobiliare italiana, i tempi della svolta tendono continuamente a dilatarsi”.
Andando dei dettagli, nei mercati intermedi, soggetti all’indagine di Nomisma 2016 per il settore immobiliare, aumentano gli scambi ma si assiste ad un ulteriore calo dei prezzi, seppure in progressiva riduzione rispetto al passato e alla stabilizzazione dei tempi necessari per la vendita.
In riferimento ai prezzi in particolare, l’ultima variazione annuale (2016/2015) è risultata compresa tra il -3,5% dei capannoni e il -1,5% delle abitazioni nuove. Le abitazioni usate, gli uffici e i negozi hanno fatto registrare flessioni del 2%, 2,1% e 2,3%.
Crescono le compravendite di abitazioni, di cui il 70% è assistita da uncontratto di mutuo, registrando un +3,6% nel 2015 e un +6,5% nel 2016 arrivando a 444.636 compravendite realizzate secondo i dati raccolti dall’Agenzia delle entrate. Nel non residenziale sono 44.319 i contratti di compravendite stipulati, un numero trainato soprattutto dalla vendita di negozi, e in parte anche dei capannoni di industria.
A sostenere la lenta ripresa del settore immobiliare anche la componente delle locazioni che offre rendimenti piuttosto bassi e compressi in termini di variabilità tra i diversi mercati, nell’arco di un paio di punti percentuali in tutti i principali segmenti. La domanda di immobili in locazione arriva soprattutto dalle nuove generazioni che, oltre a ricercare nuove soluzioni abitative per staccarsi dalla famiglia d’origine, cerca una casa in affitto soprattutto negli ultimi temi per motivi di studio o di lavoro lungo la direttrice Mezzogiorno/Centro Nord (di 41.000 unità, il 70% è rappresentato da giovani).
È pari al 50% la componente di domanda che si rivolge all’opzione dell’affitto e tra le tipologie di contratti stipulati in maniera più frequente si segnalano quelli a canone concordato che rappresentano oggi il 44,1% del totale.
Negli ultimi dieci anni i prezzi di mercato e i canoni degli immobili locati hanno fatto segnare andamenti simili: in entrambi i casi la crescita si è interrotta attorno al 2007 e da lì è iniziata una fase di declino non ancora conclusa. I canoni di locazione si sono adeguati al ribasso per debolezza economica dei soggetti che si rivolgono all’affitto. La variazione annuale dei canoni per gli immobili dei mercati intermedi si è attestata nell`ordine del -1,4% per le abitazioni usate, -1,7% per gli uffici e -1,9% per i negozi.
Nel suo rapporto infine Nomisma vede il rischio di una lentezza della crescita.
“L’ulteriore indebolimento del quadro macro-economico, l’ampliamento dell’eccesso di offerta derivante da un’accelerazione nel processo di cessione delle garanzie immobiliari alla base dei non performing loans e un’attenuazione di interesse degli investitori corporate stranieri per il nostro Paese, sono i fronti da cui potrebbe scaturire un rallentamento – anche significativo – del processo di graduale risalita”.
articolo tratto da: Immobiliare italiano: ripresa, ma prezzi ancora giù | Wall Street Italia
Considerazione a margine: Personalmente più che di lentezza della crescita parlerei di un prolungarsi ancora molto forte della crisi, proprio in virtù della situazione occupazionale e salariale, della maggiore attenzione comunque a periodi troppo lunghi di indebitamento da parte delle famiglie e di problematiche demografiche oggettive (emigrazione progressiva di forza lavoro qualificata / immigrazione a basso reddito che impatta non a caso sulle locazioni).
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