Con l’avvicinarsi della prima scadenza storica dell’IMU tra le tante discussioni aperte qua e là, quella riguardante la cessata facoltà di assimilare le seconde case ad abitazione principale se date in uso gratuito ai figli, è assai diffusa e preoccupa non poco, visto che il gettito conseguente non sarà di certo di poca entità. Tra i tanti casi di abitazioni date in uso ai figli, ce ne sono molti dove i genitori si sono riservati l’usufrutto donando ai figli la nuda proprietà. E in questi ultimi casi i figli oltre ad essersi staccati dal nucleo famigliare di origine hanno stabilito la propria residenza e dimora in tali abitazioni, hanno contratto matrimonio, hanno avuto dei figli, magari hanno anche perso il lavoro, ma devono corrispondere la quota IMU come seconda casa ai propri genitori (quali unici obbligati per legge al pagamento dell’imposta) poiché non è giusto che i genitori sopportino tale spesa.
Se da un lato è condivisibile lo spirito della norma, teso a eliminare i tanti casi di elusione/evasione perpetrati attraverso furberie di vario genere, in primis cambi di residenza e finte separazioni, la stessa norma è deficitaria nel voler salvaguardare quella discreta fascia di popolazione estranea a strategie elusive poste in atto a danno del fisco. Sarebbe stato sufficiente integrare il corposo testo di legge IMU e successive circolari esplicative, con un provvedimento ad hoc. Ad esempio, una serie di adempimenti a carico dei soggetti interessati a dimostrare l’utilizzo onesto e reale dell’immobile ricevuto dai propri genitori, attestando con inconfutabile certezza di costituire un nucleo famigliare separato, di avere residenza stabilita da oltre un certo numero di anni, e magari di condizionare il riconoscimento dell’aliquota agevolata al possesso di uno o più requisiti quali ad esempio l’essere coniugati, l’avere figli, avere un reddito al di sotto di una certa soglia, ecc. ecc., avrebbero risolto il problema ecc. ecc.. Aggiungo che si sarebbe anche potuta ipotizzare una terza aliquota a metà strada tra l’ordinaria e la ridotta e magari anche una quarta aliquota, più elevata dell’ordinaria destinata a quei soggetti come i locatori che effettivamente traggono redditi dagli immobili posseduti.
Invece nulla di tutto ciò….aleggia l’illusione o la speranza – fate voi - che nel corso dell’anno 2012, ciascun Comune, mosso da pietà, potrà decidere se alleviare la pressione fiscale. Ma ad aleggiare v’è anche il timore che i Comuni, possano addirittura calcare la mano...la legge lo permette.
Stante tale situazione, l’indecisione se rispettare o meno la scadenza del 18 giugno per versare al fisco il “dovuto” è propria tanta.
Saluti