Da tempo si sa che le banche hanno deciso di mettere le loro mani sul mercato immobiliare, e due istituti hanno già iniziato la loro attività in tal senso, Intesa San Paolo e UniCredit. Tale interesse è la dimostrazione che il settore ha da offrire ancora delle opportunità nonostante la crisi. Ma come dobbiamo vivere questo evento epocale? E' un occasione di miglioramento per tutto l'ambiente della mediazione oppure sul lungo corso si dimostrerà distruttivo per la categoria degli agenti immobiliari?
Visto di primo acchitto parrebbe l'occasione buona per elevare la professionalità della categoria. La concorrenza impone di adeguarsi ai cambiamenti per non perire. La banca, nonostante il suo reale volto, lo spietato divoratore di beni e danari, mantiene sempre quel viso rassicurante che induce comunque le persone a rispettarla e fidarsi, anche se molto meno rispetto ad altri tempi. Ciò porterebbe le agenzie immobiliari ad uscire dai canoni tradizionali di approcciarsi con il cliente trovando nuove soluzioni al fine di dare un servizio migliorato per conquistarne la fiducia.
Ma se la si vuole vedere magari sotto l'aspetto etico non si può sottovalutare il pericolo di una conccorrenza sleale verso le agenzie, anche grazie al proprio potere, e vessatorio per chi si avvale del servizio di mediazione di un' istituto di credito. In che modo potrebbe accadere ciò?
Cominciamo col dire che una banca possiede risorse quasi illimitate, e quando non è così ci pensa la BCE a correre in aiuto garantendo nuove liquidità. Aggiungiamo che la banca gode di privilegi e poteri che ad altri non è consentito possedere. Una situazione impossibile da fronteggiare per i grandi gruppi di mediazione, figuriamoci per gli operatori tradizionali. Ci sono tutti gli estremi per definirla concorrenza sleale.
Le altre vittime sono i clienti stessi. Immaginate il Brambilla di turno che decide di fare l'acquisto di un'immobile tramite l'istituto di credito. Conclude l'affare, magari senza affrontare le spese della parcella notarili, perchè la banca offre il servizio con un notaio "interno". Con la sua famiglia va a vivere nel nido che desiderava da una vita. Il tempo scorre felice fino a quando inizia ad avere delle difficoltà a stare dietro al mutuo. Razionalmente parlando, e sapendo come si comportano generalmente con chi non ce la fa più, pensate veramente che dia tempo al povero Brambilla di recuperare? Io penso di no, anzi, sono quasi convinto che i tempi di riacciuffamento della casa saranno molto più veloci, la farà andare all'asta, magari la riprende lei per pochi euro e la rimette sul mercato. In questo modo avrà "acquisito un immobile da vendere, senza nemmeno l'incarico perchè la tratterà come un suo oggetto. Risultato? Doppio guadagno, dalla vendit a prezzo di mercato, e da parte del mutuo percepito in precedenza.
Vi sembra uno scenario troppo catastrofico?
Secondo voi le banche nella mediazione sono una opportunità per tutti oppure no? E voi cosa fareste per non soccombere ad una eventuale concorrenza sleale?
Grazie per l'attenzione.
Masimo Ulmini
Visto di primo acchitto parrebbe l'occasione buona per elevare la professionalità della categoria. La concorrenza impone di adeguarsi ai cambiamenti per non perire. La banca, nonostante il suo reale volto, lo spietato divoratore di beni e danari, mantiene sempre quel viso rassicurante che induce comunque le persone a rispettarla e fidarsi, anche se molto meno rispetto ad altri tempi. Ciò porterebbe le agenzie immobiliari ad uscire dai canoni tradizionali di approcciarsi con il cliente trovando nuove soluzioni al fine di dare un servizio migliorato per conquistarne la fiducia.
Ma se la si vuole vedere magari sotto l'aspetto etico non si può sottovalutare il pericolo di una conccorrenza sleale verso le agenzie, anche grazie al proprio potere, e vessatorio per chi si avvale del servizio di mediazione di un' istituto di credito. In che modo potrebbe accadere ciò?
Cominciamo col dire che una banca possiede risorse quasi illimitate, e quando non è così ci pensa la BCE a correre in aiuto garantendo nuove liquidità. Aggiungiamo che la banca gode di privilegi e poteri che ad altri non è consentito possedere. Una situazione impossibile da fronteggiare per i grandi gruppi di mediazione, figuriamoci per gli operatori tradizionali. Ci sono tutti gli estremi per definirla concorrenza sleale.
Le altre vittime sono i clienti stessi. Immaginate il Brambilla di turno che decide di fare l'acquisto di un'immobile tramite l'istituto di credito. Conclude l'affare, magari senza affrontare le spese della parcella notarili, perchè la banca offre il servizio con un notaio "interno". Con la sua famiglia va a vivere nel nido che desiderava da una vita. Il tempo scorre felice fino a quando inizia ad avere delle difficoltà a stare dietro al mutuo. Razionalmente parlando, e sapendo come si comportano generalmente con chi non ce la fa più, pensate veramente che dia tempo al povero Brambilla di recuperare? Io penso di no, anzi, sono quasi convinto che i tempi di riacciuffamento della casa saranno molto più veloci, la farà andare all'asta, magari la riprende lei per pochi euro e la rimette sul mercato. In questo modo avrà "acquisito un immobile da vendere, senza nemmeno l'incarico perchè la tratterà come un suo oggetto. Risultato? Doppio guadagno, dalla vendit a prezzo di mercato, e da parte del mutuo percepito in precedenza.
Vi sembra uno scenario troppo catastrofico?
Secondo voi le banche nella mediazione sono una opportunità per tutti oppure no? E voi cosa fareste per non soccombere ad una eventuale concorrenza sleale?
Grazie per l'attenzione.
Masimo Ulmini