Credo anche io che i franchising, anzi il franchising come filosofia aziendale, abbia rovinata la reputazione dei agenti immobiliari, l’abbiano involgarita, perlomeno non l'abbaiano nobilitata e migliorata agli occhi dell’utenza.
Lo sfruttamento sistematico di frotte di giovincelli inconsapevoli, “irresponsabili” e incravattati, il loro uso fino ad esaurimento “scorte” di legami familiari di amicizie e conoscenze, l’aggressività petulante ed irritante nei confronti di chi ha intenzione di vendere casa, l’irruenza delle loro campagne pubblicitarie a tamburo battente, il concetto del guadagno come feticcio e misura di ogni successo, la tensione, che si può tramutare presto in angoscia, verso obbiettivi di vendita e di budget sempre più gravosi, l’occupazione manu militare di ogni angolo della città dei loro punti vendita, la divisione del mercato cittadino in zone d’influenze, come se si trattasse quasi di una spartizione, mi si scusi del paragone, tra clan della malavita; ecco, io credo che tutto questo abbia contribuito ad imbarbarire i rapporti umani e commerciali all’interno del mondo immobiliare e ad erodere la fiducia tra gli agenti e la clientela.
Sono un passatista, un conservatore che ha nostalgia del “buon sensale di piazza”?
Un cantore del buon tempo antico che non tornerà più?
No; sono solo una persona convinta che “il rapporto umano” è fondamentale anzi indispensabile per il successo in campo commerciale e professionale. Valgono le competenze, la tenacia, la volontà di fare e riuscire ma vale molto di più lo slancio altruistico vero il cliente, il “gesto” generoso verso chi vende e compra una casa che è assalito da mille dubbi e perplessità e che l’agente deve chiarire secondo buona fede magari anche mettendo in conto di perdere l’”affare”.
Mediare tra compratore e venditore, smussare gli angoli, piallare gli spigoli, trovare un accordo non significa far istaurare un rapporto di amicizia, di confidenza di stima tra compratore e venditore.
E di questa “relazione tra umani” non è il mediatore l’artefice?
Come non essere orgogliosi di tutto questo?
Non è questo il vero progresso, il “domani” della professione immobiliare?
Insomma la “strategia commerciale ed aziendale sempre vincente” è quella di considerare il cliente una persona a tutti gli effetti, non un pollo da spennare.
Ma la “mission” del franchising immobiliare valuta tutto questo, prende in considerazione il “fattore umano”?
Ne dubito fortemente.
Intanto dico che se dovessi vendere casa non mi affiderei mai ad un franchising
Lo sfruttamento sistematico di frotte di giovincelli inconsapevoli, “irresponsabili” e incravattati, il loro uso fino ad esaurimento “scorte” di legami familiari di amicizie e conoscenze, l’aggressività petulante ed irritante nei confronti di chi ha intenzione di vendere casa, l’irruenza delle loro campagne pubblicitarie a tamburo battente, il concetto del guadagno come feticcio e misura di ogni successo, la tensione, che si può tramutare presto in angoscia, verso obbiettivi di vendita e di budget sempre più gravosi, l’occupazione manu militare di ogni angolo della città dei loro punti vendita, la divisione del mercato cittadino in zone d’influenze, come se si trattasse quasi di una spartizione, mi si scusi del paragone, tra clan della malavita; ecco, io credo che tutto questo abbia contribuito ad imbarbarire i rapporti umani e commerciali all’interno del mondo immobiliare e ad erodere la fiducia tra gli agenti e la clientela.
Sono un passatista, un conservatore che ha nostalgia del “buon sensale di piazza”?
Un cantore del buon tempo antico che non tornerà più?
No; sono solo una persona convinta che “il rapporto umano” è fondamentale anzi indispensabile per il successo in campo commerciale e professionale. Valgono le competenze, la tenacia, la volontà di fare e riuscire ma vale molto di più lo slancio altruistico vero il cliente, il “gesto” generoso verso chi vende e compra una casa che è assalito da mille dubbi e perplessità e che l’agente deve chiarire secondo buona fede magari anche mettendo in conto di perdere l’”affare”.
Mediare tra compratore e venditore, smussare gli angoli, piallare gli spigoli, trovare un accordo non significa far istaurare un rapporto di amicizia, di confidenza di stima tra compratore e venditore.
E di questa “relazione tra umani” non è il mediatore l’artefice?
Come non essere orgogliosi di tutto questo?
Non è questo il vero progresso, il “domani” della professione immobiliare?
Insomma la “strategia commerciale ed aziendale sempre vincente” è quella di considerare il cliente una persona a tutti gli effetti, non un pollo da spennare.
Ma la “mission” del franchising immobiliare valuta tutto questo, prende in considerazione il “fattore umano”?
Ne dubito fortemente.
Intanto dico che se dovessi vendere casa non mi affiderei mai ad un franchising