Mi spiego.
L’agente immobiliare non fa che entrare, tante volte al giorno, all’improvviso, in modo repentino, in luoghi privati sconosciuti, di altri, fino ad allora ignorati che, per dovere, deve osservare, squadrare, esaminare, controllare, valutare attentamente, quasi violentando l’intimità discreta di una famiglia, il tepore di un nucleo di congiunti.
Penetra nelle loro camere da letto, esplora tanti nidi d’amore, con i talami ancora sfatti, annusa gli olezzi di bagni e cessi, aspira, in cucina, il profumino stuzzicante di un soffritto per cotolette, rivolge il saluto a tutti, stringe mani lavate o sudate, parla e discute, senza tante cerimonie, con uomini e donne, padri, madri, figlie, figli, nonne e zie, che un minuto prima nemmeno conosceva; poi annota la macchia gialla nella vasca da bagno, registra la chiazza d’umidità nel soffitto del tinello.
Misura stanze e sgabuzzini, apre e chiude porte, decide se l’immobile è vecchio oppure in buono stato, insomma ficca il naso in un mondo estraneo, scruta, con tutta comodità e da vicino, la vita di relazione di una famiglia ignota.
Non è che l’agente immobiliare, in un certo senso, è, per lavoro, un po’ “guardone”?
L’agente immobiliare non fa che entrare, tante volte al giorno, all’improvviso, in modo repentino, in luoghi privati sconosciuti, di altri, fino ad allora ignorati che, per dovere, deve osservare, squadrare, esaminare, controllare, valutare attentamente, quasi violentando l’intimità discreta di una famiglia, il tepore di un nucleo di congiunti.
Penetra nelle loro camere da letto, esplora tanti nidi d’amore, con i talami ancora sfatti, annusa gli olezzi di bagni e cessi, aspira, in cucina, il profumino stuzzicante di un soffritto per cotolette, rivolge il saluto a tutti, stringe mani lavate o sudate, parla e discute, senza tante cerimonie, con uomini e donne, padri, madri, figlie, figli, nonne e zie, che un minuto prima nemmeno conosceva; poi annota la macchia gialla nella vasca da bagno, registra la chiazza d’umidità nel soffitto del tinello.
Misura stanze e sgabuzzini, apre e chiude porte, decide se l’immobile è vecchio oppure in buono stato, insomma ficca il naso in un mondo estraneo, scruta, con tutta comodità e da vicino, la vita di relazione di una famiglia ignota.
Non è che l’agente immobiliare, in un certo senso, è, per lavoro, un po’ “guardone”?