Personalmente non ci trovo nulla che meriti biasimo.
Non mi è mai capitato di farlo. Non so se mai lo farei. Ma non lo trovo eticamente scorretto.
Sarebbe utile approfondire.
Quale sarebbe il ruolo dell'agente in questa pantomima?
Si porrebbe come iniziale consulente dei soli fratelli o utilizzerebbe il suo ruolo di professionista sopra le parti per "convincere" le cugine dell' opportunità di vendere l'immobile ad un prezzo tale da rendere remunerativo un triplo passaggio notarile?
Interverrebbe solo nella fase della rivendita, tenendosi fuori dall'iniziale determinazione della stima e susseguente spartizione di quote?
In linea di massima, nel caso in cui approntasse una valutazione fittizia, al fine di convincere le cugine, da lui rappresentate, a vendere sottocosto l'immobile a tale testa di legno che dovesse agire surrettiziamente per i fratelli, non avrei dubbi nel definire "non etico" il comportamento dell'agente.