La globalizzazione e l’integrazione economica, tra tutte le parti del mondo, sussiste anche nel mercato immobiliare; un agente immobiliare che desidera abitare i piani alti della sua professione e specializzarsi nella compravendita di immobili di pregio e di valore economico elevato deve, ormai, saper parlare più lingue; vendere, con successo, un immobile nel centro di Roma o nell’area dei Navigli a Milano ad un miliardario russo oppure una villa di Portofino o ubicata a Capri ad un riccone americano, un’abitazione signorile sulla Costa Smeralda ad un sultano arabo oppure uno chalet di Cortina D’Ampezzo ad un facoltoso uomo d’affari tedesco o anglosassone ovvero brasiliano, significa solo una cosa: sapere padroneggiare le lingue più parlate al mondo oltre che la materia immobiliare.
Ritengo che questo orientamento all’internazionalizzazione del mercato immobiliare continuerà ancora a lungo e si rafforzerà, notevolmente, nel fututo prossimo e questa tendenza porterà all’esigenza di arricchire, il già ampio bagaglio culturale del mediatore immobiliare, con una sempre più necessaria e approfondita formazione linguistica.
Credete che, fra breve, tutti i mediatori di una certa importanza e che operano in realtà urbane importanti o in località turistiche di reputazione internazionale, dovranno necessariamente conoscere, in modo approfondito, almeno una lingua straniera?
Ritenete che la professione, da sempre appannaggio di ragioneri, geometri, dottori in giurisprudenza, diventerà terra di conquista di freschi e agguerriti laureati in lingue straniere?
Si arriverà a modificare i requisiti previsti dalla legge n.39 del 1989 e a prevedere, nell’esame di abilitazione, anche una prova di conoscenza di una lingua straniera?
Ritengo che questo orientamento all’internazionalizzazione del mercato immobiliare continuerà ancora a lungo e si rafforzerà, notevolmente, nel fututo prossimo e questa tendenza porterà all’esigenza di arricchire, il già ampio bagaglio culturale del mediatore immobiliare, con una sempre più necessaria e approfondita formazione linguistica.
Credete che, fra breve, tutti i mediatori di una certa importanza e che operano in realtà urbane importanti o in località turistiche di reputazione internazionale, dovranno necessariamente conoscere, in modo approfondito, almeno una lingua straniera?
Ritenete che la professione, da sempre appannaggio di ragioneri, geometri, dottori in giurisprudenza, diventerà terra di conquista di freschi e agguerriti laureati in lingue straniere?
Si arriverà a modificare i requisiti previsti dalla legge n.39 del 1989 e a prevedere, nell’esame di abilitazione, anche una prova di conoscenza di una lingua straniera?