Noi “meridionali” sappiamo, e tantissimi italiani sanno, che l’ Unità d’Italia, che tanti leghisti oggi disprezzano o ostentatamente ignorano, è stata voluta proprio dai “padani doc”, che, allora, erano molto più “genuinamente padani” di adesso.
Nella spedizione dei Mille di Garibaldi c’erano, per esempio, ben 174 bergamaschi, la città “padana” più rappresentata tra i garibaldini “redentori”.
Non è un caso che, all’ingresso di Bergamo, li ho letti di persona, ci siano dei cartelli stradali che, oltre al nome italiano, riportano Bèrghem, in dialetto, ma anche menzionino come si tratti della «Città dei Mille».
Ricordate Bossi che minacciava i “famigerati” 300.000 bergamaschi, i quali, armati fino ai denti, attendevano, nelle valli orobiche, un suo ordine per calare a valle?
Un paradosso grottesco per i leghisti, una contraddizione clamorosa per Bossi.
Ma guarda un po’: la Bergamo, considerata una della capitali “morali” del partito leghista, è l’identica città che, da 150 anni, tiene in alto, orgogliosa, un primato risorgimentale che ci inorgoglisce tutti, italiani settentrionali, del centro e meridionali.
Ma soprattutto italiani in quanto uniti.
Tra i garibaldini c’erano avvocati lombardi, ingegneri piemontesi, medici liguri, farmacisti toscani….persino due sacerdoti.
Erano rappresentati tutte le classi sociali dell’epoca, esclusa quella dei contadini ( allora il gruppo sociale italiano di grande maggioranza ) e questo già la dice lunga sulla matrice borghese, elitaria ( e massonica) del Risorgimento.
.
Noi meridionali, non certo i leghisti, avremmo molto da ridire sul modo con cui si è proceduto alla conquista o per meglio dire al saccheggio umano, sociale e finanziario del Regno delle due Sicilie, che era, udite udite, una grande potenza economica: infatti, nella conferenza internazionale di Parigi del 1856, fu assegnato al Regno delle Due Sicilie il premio di terzo paese del mondo, dopo Inghilterra e Francia, per lo sviluppo industriale, con un 1.600.000 di persone impiegate nelle fabbriche, nelle manifatture, negli opifici e nei cantieri.
Nel resto d’ Italia gli addetti all’industria erano solo 1.100.000.
L’Università di Napoli, divenne, nella prima metà dell’ottocento, dopo la Sorbona di Parigi, il più grande polo culturale dell’Europa.
La mafia, che soprattutto oggi tormenta il sud e ne prostra l’economia, non esisteva neppure come parola. Anche essa venne dopo l’Unità. Come un prodotto dell' Unità.
Poi sono arrivati i “padani” che nessuno aveva chiamato, il Sud se ne stava, infatti, tranquillo per i fatti suoi, e non c’era neanche l’emigrazione (che è nata, anch'essa, solo dopo l’unità)…E allora…
Il Regno delle due Sicilie è stato conquistato ricorrendo, persino, alle fucilazioni in massa e al rogo di interi paesi.
Si bruciarono almeno 12 chiese.
Nel 1861, appena dopo l’unificazione del Nord con il Sud, il Patrimonio aureo dell’Italia Unita era di 668 milioni di lire oro. Ebbene, di questi ben 443 proveniva dal Regno delle Due Sicilie e solo 8 alla Lombardia (il resto dagli altri stati annessi). Questa enorme massa di denaro, proveniente dal sud, permise di rinsanguare le anemiche casse del Regno di Savoia e a dare vigore alla sua gracile economia.
Poi, oggi, a lamentarsi – roba da pazzi! - sono proprio loro: i nipoti dei nipoti dei “conquistatori”!
I leghisti!
Perlomeno alcuni di loro, per essere precisi.
E non noi meridionali. I “conquistati” i “colonizzati”. E ne avremmo ben donde.
Avete, per caso, notizia di politici meridionali che diserteranno le celebrazione dell’ Unità d’ Italia?
Allora, cosa fatta, capo ha.
Tanta acqua è passato sotto i ponti…
E l’acqua vecchia non macina più.
Meglio metterci una pietra sopra su quei vecchi “errori” compiuti dai nostri, non proprio impeccabili, Padri della Patria. E guardare con fiducia e speranza al futuro.
Tenendoci stretta l'eredità del tesoro morale ed ideale dell' UNITA' D' ITALIA
Guai a mettere in dubbio l’Unità nazionale e a vilipendere bandiera tricolore; significherebbe rimettere in forse la stessa indipendenza e libertà democratica della nostra splendida patria.
Così imboccheremmo tutti la strada maestra per tornare “calpesti e derisi”.
Quindi tutti in strada a gridare VIVA L’ITALIA UNITA!
Tutti a cantare "Fratelli d'Italia"!
Tutti a sbandierare il Tricolore, per una volta non a causa di un gol della Nazionale di calcio ai Mondiali.
Tutti insieme nel percepire quel sentimento particolare che ci accomuna, ci emoziona e ci scalda il petto!
Ma sapendo e ricordando, però, come sono andate effettivamente le cose.
La Storia bisogna saperla tutta. Compresi gli scheletri negli armadi.
Per evitare di ripetere, nel futuro, gli errori del passato.
...E anche, se permettete, per evitare di passare per un meridionale fesso davanti a certe sparate dei verdi…che, per una volta, non sono i soliti agenti immobiliari.
Nella spedizione dei Mille di Garibaldi c’erano, per esempio, ben 174 bergamaschi, la città “padana” più rappresentata tra i garibaldini “redentori”.
Non è un caso che, all’ingresso di Bergamo, li ho letti di persona, ci siano dei cartelli stradali che, oltre al nome italiano, riportano Bèrghem, in dialetto, ma anche menzionino come si tratti della «Città dei Mille».
Ricordate Bossi che minacciava i “famigerati” 300.000 bergamaschi, i quali, armati fino ai denti, attendevano, nelle valli orobiche, un suo ordine per calare a valle?
Un paradosso grottesco per i leghisti, una contraddizione clamorosa per Bossi.
Ma guarda un po’: la Bergamo, considerata una della capitali “morali” del partito leghista, è l’identica città che, da 150 anni, tiene in alto, orgogliosa, un primato risorgimentale che ci inorgoglisce tutti, italiani settentrionali, del centro e meridionali.
Ma soprattutto italiani in quanto uniti.
Tra i garibaldini c’erano avvocati lombardi, ingegneri piemontesi, medici liguri, farmacisti toscani….persino due sacerdoti.
Erano rappresentati tutte le classi sociali dell’epoca, esclusa quella dei contadini ( allora il gruppo sociale italiano di grande maggioranza ) e questo già la dice lunga sulla matrice borghese, elitaria ( e massonica) del Risorgimento.
.
Noi meridionali, non certo i leghisti, avremmo molto da ridire sul modo con cui si è proceduto alla conquista o per meglio dire al saccheggio umano, sociale e finanziario del Regno delle due Sicilie, che era, udite udite, una grande potenza economica: infatti, nella conferenza internazionale di Parigi del 1856, fu assegnato al Regno delle Due Sicilie il premio di terzo paese del mondo, dopo Inghilterra e Francia, per lo sviluppo industriale, con un 1.600.000 di persone impiegate nelle fabbriche, nelle manifatture, negli opifici e nei cantieri.
Nel resto d’ Italia gli addetti all’industria erano solo 1.100.000.
L’Università di Napoli, divenne, nella prima metà dell’ottocento, dopo la Sorbona di Parigi, il più grande polo culturale dell’Europa.
La mafia, che soprattutto oggi tormenta il sud e ne prostra l’economia, non esisteva neppure come parola. Anche essa venne dopo l’Unità. Come un prodotto dell' Unità.
Poi sono arrivati i “padani” che nessuno aveva chiamato, il Sud se ne stava, infatti, tranquillo per i fatti suoi, e non c’era neanche l’emigrazione (che è nata, anch'essa, solo dopo l’unità)…E allora…
Il Regno delle due Sicilie è stato conquistato ricorrendo, persino, alle fucilazioni in massa e al rogo di interi paesi.
Si bruciarono almeno 12 chiese.
Nel 1861, appena dopo l’unificazione del Nord con il Sud, il Patrimonio aureo dell’Italia Unita era di 668 milioni di lire oro. Ebbene, di questi ben 443 proveniva dal Regno delle Due Sicilie e solo 8 alla Lombardia (il resto dagli altri stati annessi). Questa enorme massa di denaro, proveniente dal sud, permise di rinsanguare le anemiche casse del Regno di Savoia e a dare vigore alla sua gracile economia.
Poi, oggi, a lamentarsi – roba da pazzi! - sono proprio loro: i nipoti dei nipoti dei “conquistatori”!
I leghisti!
Perlomeno alcuni di loro, per essere precisi.
E non noi meridionali. I “conquistati” i “colonizzati”. E ne avremmo ben donde.
Avete, per caso, notizia di politici meridionali che diserteranno le celebrazione dell’ Unità d’ Italia?
Allora, cosa fatta, capo ha.
Tanta acqua è passato sotto i ponti…
E l’acqua vecchia non macina più.
Meglio metterci una pietra sopra su quei vecchi “errori” compiuti dai nostri, non proprio impeccabili, Padri della Patria. E guardare con fiducia e speranza al futuro.
Tenendoci stretta l'eredità del tesoro morale ed ideale dell' UNITA' D' ITALIA
Guai a mettere in dubbio l’Unità nazionale e a vilipendere bandiera tricolore; significherebbe rimettere in forse la stessa indipendenza e libertà democratica della nostra splendida patria.
Così imboccheremmo tutti la strada maestra per tornare “calpesti e derisi”.
Quindi tutti in strada a gridare VIVA L’ITALIA UNITA!
Tutti a cantare "Fratelli d'Italia"!
Tutti a sbandierare il Tricolore, per una volta non a causa di un gol della Nazionale di calcio ai Mondiali.
Tutti insieme nel percepire quel sentimento particolare che ci accomuna, ci emoziona e ci scalda il petto!
Ma sapendo e ricordando, però, come sono andate effettivamente le cose.
La Storia bisogna saperla tutta. Compresi gli scheletri negli armadi.
Per evitare di ripetere, nel futuro, gli errori del passato.
...E anche, se permettete, per evitare di passare per un meridionale fesso davanti a certe sparate dei verdi…che, per una volta, non sono i soliti agenti immobiliari.