Mi viene in mente un piccolo centro (in passato grande paese e punto strategico di passaggio) ove le abitazioni esistenti superano di gran lunga il 50% del fabbisogno reale causa l'emorragia dei giovani che sono andati via in cerca di lavoro e di quelli che giovani non lo sono più e che sono "volati"in altri siti.
Mah...sarà, ma io credo che questa idea che ci siano località in assoluto molto appetibili e altre per nulla la vedo come un altro esempio di quanta poca conoscenza dei fenomeni sociologici ci sia...qualche tempo fa parlavo con un professore universitario illuminante che mi diceva che oggi è in atto un duplice fenomeno in Italia: o di gente che emigra all'estero (salvo poi a volte tornare) o di gente che ritorna dalle grandi città verso i centri medio piccoli. Più la crisi morde più accadrà questa cosa, che già accade ad esempio in Grecia, dove il faro era Atene, che invece adesso non offre nulla e la gente punta sul turismo e sull'agricoltura in zone prima ritenute "minori". Molte grandi città italiane non offrono "realmente" una prospettiva come poteva essere anni fa. Il mito del nord dove c'è sicuramente lavoro per esempio è sparito per chi conosce veramente la realtà della situazione, dove ci sono esuberi, gente anche di profili medio alti che non trova lavoro....Ho visto molti ragazzi andarsene da Milano dopo averne preso atto, in verità spesso convinti di poter ricoprire ruoli chissà quanto più prestigiosi di quelli che avrebbero potuto avere nelle zone di orgine (dove il lavoro benchè "semplice" ci sarebbe, ma non fa figo dire che ci abiti...).
Questi stereotipi hanno illuso molta gente. Quindi non so...il problema non è l'appetibilità delle zone, ma spesso l'aver costruito tanto, troppo, in zone dove questo è servito semmai da copertura....ma da questo punto di vista la proporzione è identica, in ogni lembo italico....