Problema:Non c’è più il ruolo.
Opportunità: sollevare davanti all’autorità politica ( Ministero dell’industria) la questione e rivendicare l‘ ”abbassamento” della qualifica affinché anche gli obblighi siano diminuiti di conseguenza; gli agenti immobiliari sono “solo” commercianti di case?
Benissimo, e quando mai gli altri commercianti sono fiscalmente in solido con i clienti?
Pretendere come buona e giusta la sacrosanta “par condicio” con gli altri commercianti e ausiliari del commercio. Questa è equità. Che non ci siano figli e figliastri
Problema: l’ incompatibilità della professione.
Io la difenderei a spada tratta. A scanso di equivochi e di fraintendimenti linguistici, lessicali e di punteggiatura.
Ci vuole poca a intenderla favorevolmente in entrata, gli altri ordini hanno il potere contrattuale di inserirsi nella dialettica e di piegarla a loro favore. E allora la diga cederebbe e… buonanotte ai suonatori!!!
Meglio non svegliare il can che dorme.
Adesso gli agenti immobiliari sono senza ruolo e pieni di obblighi e di doveri.
Brutta situazione. Vogliamo peggiorarla?
Si fa così: fare scoppiare il problema dell’incompatibilità e scoprire alla fine della chiacchierata di ritrovarsi senza ruolo, pieni di doveri, senza incompatibilità e con geometri, architetti e avvocati che dettato legge dentro il proprio ufficio.
Non si è forse gioito pochi giorni del mantenimento del ruolo perché i politici aveva assicurato ai quattro venti che esso sarebbe stato difeso a spada tratta? Tutti contenti e felici, si e andati a letto tutti soddisfatti e leggeri.
Salvo poi svegliarsi la mattina madidi di sudore senza la propria identità professionale, persa, chissà, nel buco nero di qualche incubo.
Ecco, questa è la nostra classe politica. Questo il loro costume. Questi i suoi comportamenti. Vogliamo fornire loro la possibilità di rifare lo scherzetto?
Ma certo, se fosse possibile ritornare di ritornare alla situazione come era scritta nella formulazione iniziale della legge 39 del ’89 prima della riforma del 2001 dove l’incompatibilità in uscita era a maglie più larghe, mentre quella in entrata nel ruolo (ex ruolo) era ugualmente strettissima forse sarebbe meglio. Magari ci sono A. I. di mattina che desiderano fare gli assistenti sociali il pomeriggio…
Ma io personalmente starei in guardia. In vento non è favorevole.
Io mi batterei solo per sgravare la professione dai troppi obblighi che l’appesantiscono.
Meglio avere un solo obbiettivo e perseguirlo fino alla fine. Con tenacia.
Opportunità: sollevare davanti all’autorità politica ( Ministero dell’industria) la questione e rivendicare l‘ ”abbassamento” della qualifica affinché anche gli obblighi siano diminuiti di conseguenza; gli agenti immobiliari sono “solo” commercianti di case?
Benissimo, e quando mai gli altri commercianti sono fiscalmente in solido con i clienti?
Pretendere come buona e giusta la sacrosanta “par condicio” con gli altri commercianti e ausiliari del commercio. Questa è equità. Che non ci siano figli e figliastri
Problema: l’ incompatibilità della professione.
Io la difenderei a spada tratta. A scanso di equivochi e di fraintendimenti linguistici, lessicali e di punteggiatura.
Ci vuole poca a intenderla favorevolmente in entrata, gli altri ordini hanno il potere contrattuale di inserirsi nella dialettica e di piegarla a loro favore. E allora la diga cederebbe e… buonanotte ai suonatori!!!
Meglio non svegliare il can che dorme.
Adesso gli agenti immobiliari sono senza ruolo e pieni di obblighi e di doveri.
Brutta situazione. Vogliamo peggiorarla?
Si fa così: fare scoppiare il problema dell’incompatibilità e scoprire alla fine della chiacchierata di ritrovarsi senza ruolo, pieni di doveri, senza incompatibilità e con geometri, architetti e avvocati che dettato legge dentro il proprio ufficio.
Non si è forse gioito pochi giorni del mantenimento del ruolo perché i politici aveva assicurato ai quattro venti che esso sarebbe stato difeso a spada tratta? Tutti contenti e felici, si e andati a letto tutti soddisfatti e leggeri.
Salvo poi svegliarsi la mattina madidi di sudore senza la propria identità professionale, persa, chissà, nel buco nero di qualche incubo.
Ecco, questa è la nostra classe politica. Questo il loro costume. Questi i suoi comportamenti. Vogliamo fornire loro la possibilità di rifare lo scherzetto?
Ma certo, se fosse possibile ritornare di ritornare alla situazione come era scritta nella formulazione iniziale della legge 39 del ’89 prima della riforma del 2001 dove l’incompatibilità in uscita era a maglie più larghe, mentre quella in entrata nel ruolo (ex ruolo) era ugualmente strettissima forse sarebbe meglio. Magari ci sono A. I. di mattina che desiderano fare gli assistenti sociali il pomeriggio…
Ma io personalmente starei in guardia. In vento non è favorevole.
Io mi batterei solo per sgravare la professione dai troppi obblighi che l’appesantiscono.
Meglio avere un solo obbiettivo e perseguirlo fino alla fine. Con tenacia.